Entro sei mesi nel comune di Vallelaghi in funzione 15 telecamere di sicurezza
Telecamere, telecamere e ancora telecamere. Contro furti, degrado ambientale, atti vandalici è un proliferare del «Grande Fratello» che amplia ancora la visuale. È questione di qualche mese, verosimilmente sei, compatibilmente con i tempi tecnici per la gara di affidamento dell’appalto, l’entrata in funzione sul territorio comunale di Vallelaghi di una rete di videosorveglianza capillare che dovrebbe poter infondere maggiore tranquillità ai cittadini. Veicoli in transito come pure pedoni e aree sensibili finiranno sotto osservazione, di giorno e di notte.
Un deterrente, forse, per i topi d’appartamento come per gli autori di raid vandalici, di certo espressione della più avanzata tecnologia digitale a supporto di eventuali indagini da parte delle forze dell’ordine. Il progetto esecutivo di implementazione nelle vie di Padergnone e di Vezzano e lungo la strada provinciale 18 in direzione Margone e Ranzo, località risucchiate con Terlago e frazioni nell’amministrazione targata Bressan, è stato approvato in aderenza alle linee programmatiche di mandato. In tutt’uno con Terlago, dove una dozzina di telecamere fisse sono già puntate «per fini di sicurezza» su alcuni punti nevralgici dell’abitato, il monitoraggio inserito nel Piano delle opere pubbliche per l’anno corrente ha visto i consiglieri di Vallelaghi remare nella medesima direzione.
Approvato all’unanimità il «Regolamento per l’utilizzo degli impianti di videosorveglianza del comune di Vallelaghi», disciplinante l’installazione di nuovi dispositivi di ripresa e registrazione in tempo reale di immagini ad alta risoluzione. L’operazione su un comune delle dimensioni di 5 mila abitanti comporterà un esborso di 72 mila euro da cui una quindicina di apparecchiature fisse connesse tramite ponti radio a grande capacità.
È pacifico che ci sia chi plaude all’iniziativa: residenti che la ritengono una mossa tempestiva, necessaria a migliorare la vivibilità di luoghi scossi da ondate di furti e raid vandalici, a patto di non invadere la sfera privata. Ma non è questo il caso. Escluse infatti la vigilanza sull’attività lavorativa dei dipendenti nonché la promozione turistica, la videosorveglianza pubblica si configura quale «misura complementare». La conservazione dei dati registrati sarà limitata a sette giorni dalla raccolta fatte salve specifiche richieste investigative rivolte dall’autorità giudiziaria.