L'ultimo saluto a don Bepi Grosselli, il prete operaio che univa la gente
Le sue parole, in un’intervista a L’Adige: «Per me è importante “tegnir ensieme la zènt”. Ho fatto cantare tante persone, cantare assieme fa bene. Ho fondato il coro “Bella ciao”, con un repertorio di canti del lavoro. Per andare avanti bene non si deve vivere di rimpianti, ma vivere l’oggi, mettendosi sempre in gioco. Vivere, cercando la bellezza di ogni età»
L'ADDIO Si è spento don Bepi Grosselli, il prete operaio dallo spirito comunitario
CALAVINO. Una folla commossa ha salutato oggi, martedì 20 dicembre, monsignor Giuseppe Grosselli, spentosi domenica 18 dicembre all’età di 95 anni. Per tutti “don Bepi Grosselli”, è stato uno dei pilastri della Chiesa di Trento, specialmente durante i ruggenti anni Sessanta, da sempre vicino agli ultimi e al fianco dei più deboli.
«Addio don Bepi Grosselli, difensore dei diritti degli operai, convinto sostenitore dell’emancipazione delle donne e della cultura dell’accoglienza - aveva scritto sui suoi profili social il sindaco del capoluogo trentino, Franco Ianeselli, non appena ricevuta la notizia - Trento ti deve molto e non ti dimenticherà».
Nel 2016, per i suoi novant'anni, don Bepi ricevette anche l'Aquila di San Venceslao da parte del Comune di Trento "quale segno di gratitudine per la sua capacità di mettere in rapporto sapienza e scienza, cielo e terra, Vangelo e società".
In un’intervista a L’Adige, don Bepi ripercorse la sua vita: «Riconosco di essere una persona fortunata. Ho vissuto e superato tempi difficili. Oltre gli studi di teologia ho studiato musica, perché mi piaceva, così ho potuto insegnarla. Poi ho seguito operai, giovani, preti, aclisti, coristi, presepisti, preti con lo zaino. Ho fatto il giornalista e infine il parroco a Montevaccino. Per me è importante “tegnir ensieme la zènt”. Ho fatto cantare tante persone, cantare assieme fa bene. Ho fondato il coro “Bella ciao”, perché nella nostra città non c'era un coro con un repertorio di canti del lavoro. Per andare avanti bene non si deve vivere di rimpianti, ma vivere l’oggi, mettendosi sempre in gioco. Vivere, cercando la bellezza di ogni età».
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