Fotografi e freeriders in vetta torna "King of Dolomites"
«Un giorno, una persona mi chiese cosa significasse sciare, risposi che farlo significava "scivolare la neve". Ecco cosa penso dello sci ed il freeride ne è l'essenza». È Carlo Zortea , tra i migliori freeriders locali, istruttore del centro Addestramento alpino della Polizia a Moena, istruttore di telemark e alpinista che vive e si allena sui pendii innevati al cospetto delle Pale di San Martino, a spiegare così l'essenza dello sci nella polvere.
La polvere nevosa, quella che in gergo è la powder , e più se ne alza, più divertimento c'è. Per rendersi conto di come la polvere diventi puro spirito di libertà e dinamicità, basta contemplare le foto mozzafiato del King of Dolomites, di cui Zortea è co-ideatore, il contest fotografico che si è ritagliato una visibilità internazionale e che ritornerà per la terza edizione dal 20 al 22 febbraio prossimi a San Martino di Castrozza.
Il Kod, come familiarmente è abbreviato, ha per protagonista lo sci fuoripista attraverso gli scatti di 15 fotografi professionisti accompagnati ognuno da due rider di spessore. I team hanno due giorni per sciare in neve fresca, trovare lo spot (luogo) ideale, cominciare lo shooting (il servizio fotografico) e trovare l'immagine sovrana da sottoporre alla giuria del King. Lo scorso anno, ha vinto il titolo il team composto da Pietro Celesia dietro l'obiettivo e gli skiers Massimo Chicco e Daniel Perathoner . Lo scatto è stato fatto dalla Cima delle Scarpe verso i pinnacoli del ritorno della Pala di San Martino.
The King is back: perché?
«Una volta che si è re, si vorrebbe continuare ad esserlo, mettiamola così (e ride, ndr). Mi sembrava naturale, siamo stati ancora invitati, e poi lo so che non si può sempre vincere, perciò andiamo per divertirci».
Qual è la ricetta per prepararsi al King of Dolomites?
«Per vincere ci vuole fortuna, ma non solo. Bisogna avere esperienza di alta montagna, essere in grado di salirci e scenderci con un'attrezzatura fotografica pesante e conoscere il contesto dove si va, affidandosi comunque all'esperienza di una guida alpina locale (nel caso del team di Celesia, una delle migliori in assoluto, Renzo Corona , che conosce ogni "canalino" delle Pale, ndr)».
Cosa ti porta a scegliere un contest montano?
«Lo posso dire sia da fotografo, che da atleta, che da sciatore, la montagna credo sia, assieme al mare, l'espressione pura della natura, ed essendo così pura implica dei rischi che sono vissuti in chiave sia di desiderio di sfida che di paura. È un'attrazione con ombre e punti di luce».
Come ti preparerai al Kod?
«C'è uno scatto che l'anno scorso ho immaginato, ma non mi è venuto. Il fotografo cerca di interagire con quello che gli sta attorno, e quando non riesce a portare a casa quello che vuole, gli rimane un po' di rancore e nervoso, tenterò quindi di andare a fare quello che non mi è riuscito l'anno scorso. Ho due ottimi skiers con me. Frequento Massimo da lungo tempo e ho conosciuto Daniel lo scorso anno, stiamo bene assieme: va trovato quel giusto mix di situazione e azione».
Un consiglio alle categorie open Wannabes e Under 16?
«Per trovare lo scatto ideale, credo proprio che il team debba cercare di divertirsi facendo qualcosa che immagina essere interessante. Insomma, giocare ad immaginare e poi però realizzare. Il Kod ha un bel format, richiede poche foto, ma la sicurezza deve essere la prima attenzione.Per la società, la montagna è sempre collegata al rischio. La montagna è un luogo ospitale e anche no, nelle nebbie è facile perdersi, anche i gruppi un po' più punk ci devono pensare bene e non osare andare da soli senza guide locali. Quando io fotografo, non voglio pensare più di tanto alla mia sicurezza, vorrei essere sicuro che ci sia lì qualcuno a pensarci per me. Il bello del Kod è che è dedicato anche a chi freerider non è: tutti infatti possono sognare e fantasticare davanti agli scatti fotografici unici e divertirsi con i numerosi eventi di contorno». Fin dalla prima edizione del Kod, le foto scattate durante la manifestazione sono contese dalle migliori riviste del settore. Spiegano gli organizzatori: «Essere riusciti ad organizzare un evento di tale portata è motivo di grande soddisfazione, ci fa capire che ci si sta muovendo in una direzione di successo. Promuovere San Martino di Castrozza come località di punta per il freeride è non solo una strada estremamente interessante per il rilancio della località, ma una vera e propria evoluzione dell'offerta turistica, che merita di essere appoggiata e condivisa da tutta la comunità».