«Fornace-Civezzano, la fretta per una fusione senza visioni»
Riceviamo da un lettore una riflessione sui processo di fusione fra Comuni trentini, in particolare sul no al «matirmonio» tra Civezzano e Fornace
Riceviamo da un lettore una riflessione sui processo di fusione fra Comuni trentini che ieri è stato oggetto di 19 referendum in 55 municipi, nella maggior parte dei quali ha prevalso il sì, ma con quattro significative eccezioni, compreso il no al «matirmonio» Civezzano-Fornace. «La mia impressione - ci scrive firmandosi Ferdinando e riferendosi in particolare a quest'ultimo caso - è che si sia arrivati frettolosamente al voto, con scarsa informazione/partecipazione e senza valutare opzioni alternative che potevano realmente rappresentare una novità positiva nella vita quotidiana degli abitanti».
Ecco il resto della lettera.
«Come molte persone che vivono a Civezzano e lavorano nel capoluogo, provengo da fuori, nel mio caso dal Basso Trentino, e ho osservato con uno sguardo neutro questo passaggio istituzionale trovandovi parecchie lacune.
La principale, a mio modo di vedere, è stata la riduzione dell'intera questione a una faccenda meramente contabile.
Si trattava di "inventarsi" le fusioni per garantirsi maggiori trasferimenti dalla Provincia la quale, direi, è la causa principale di questa corsa poco ponderata.
Poteva essere l'occasione per avviare un ragionamento di ampio respiro sulle prospettive sociali, economiche, urbanistiche legate a un progetto di fusione. Invece si è ridotto tutto a una questione di cassa, sostanzialmente senza analizzare gli scenari che potrebbero derivare da un simile processo, se governato diversamente.
La scarsa affluenza alle urne registrata a Civezzano (45%) è la dimostrazione dell'aridità che ha caratterizzato il debolissimo dibattito di queste settimane. È andato a votare quasi esclusivamente chi intendeva sostenere la linea impressa da Provincia e Comune (92% di sì alla fusione). Peraltro ricordo che solo pochi mesi fa a Civezzano la giunta si esprimeva in termini molto cauti sulla fusione, poi in un breve lasso di tempo ne divenne una paladina senza se e senza ma, peraltro senza nessuno che le facesse il controcanto.
Diversamente a Fornace, mi spiegano alcuni residenti, la discussione è stata più accesa e qualcuno ha messo il dito nella piaga rappresentata dalla fretta e dalla limitata condivizione comunitaria di una scelta così importante che rischiava di essere avvolta da una opacità non certo bene augurale per un eventuale nuovo municipio a "due teste".
Forse questo profilo basso, per cui formalmente, nelle istituzioni, erano tutti d'accordo, derivava dalla consapevolezza che una fusione fatta in questo modo avrebbe prodotto solo effetti sensibili dal punto di vista dei flussi finanziari, lasciando poi ai politici dei due Comuni tutto lo spazio di manovra per fare accordi e accordini sulla gestione del denaro e di tutto il resto.
In effetti è un po' complicato immaginare quali conseguenze dirette potrebbero derivare dalla fusione fra due realtà così diverse come un comune del porfido - che per motivi a me oscuri non ha ragionato, invece, con i più vicini Albiano e Lona Lases - e un paese come Civezzano, caratterizzato dall'atomizzazione abitativa in molte frazioni ma che per alcuni versi potrebbe quasi definirsi un sobborgo della vicinissima Trento.
A proposito, a quanto pare, nei mesi e anni scorsi, a nessuno è venuto in mente di prendersi il tempo necessario per valutare seriamente anche l'opzione di diventare una circoscrizione del capoluogo, ottenendone un ovvio salto di qualità in termini di servizi al cittadino (vedi il trasporto pubblico urbano di cui gode, per esempio, la adiacente Villamontagna, comune di Trento).
Parimenti non c'è stata un'analisi su un eventuale progetto di fusione con Pergine, altro territorio vicino, sul quale - come su Trento - gravitano quotidianamente i residenti a Civezzano (a Fornace chi ci va?).
Forse, in definitiva, era più comodo incorporare sbrigativamente un comune più piccolo che aprire davvero un confronto pubblico, all'insegna della massima partecipazione democratica, sull'orizzonte da offrire alla Civezzano dei prossimi decenni: attività economiche, servizi, urbanistica eccetera.
Insomma, viva le fusioni, purché nascano dalla partecipazione e abbiano un senso sociale che vada oltre la sterilità dei numeri. Naturalmente, siamo ancora in tempo per rimediare...».