«Enea, ora che sei una stella brilla per noi»
Lo straziante saluto di mamma Chiara al suo piccolo, nella chiesa arcipretale di Fiera
È venuto al mondo in un venerdì di primavera dello scorso anno, e in un venerdì di primavera se n'è andato. Così mamma Chiara Taufer e papà Francesco Salvadori hanno ricordato il piccolo Enea ieri, durante l'ultimo saluto al loro «dolce principino dagli occhi blu», chiedendogli di aiutare «noi quaggiù a uscire dal buio dell'inverno». Enea è volato in cielo mentre dormiva nella sua culla all'alba di venerdì scorso, in casa dei nonni materni. E tutta la comunità di Primiero, da Sagron Mis, paese di origine del papà, a Fiera, dove abitano Chiara e Francesco, ad Imèr, dove risiedono i nonni materni, fino a San Martino dove nonno Lorenzo lavora, ha condiviso l'universalità di un dolore che va contro ogni legge di natura, privando i genitori di un effluvio di bontà, bellezza, affetto, amore espresso attraverso i baci, gli abbracci, le strette, le coccole, le carezze e i sorrisi.
«E insegnami a guardare tutto il mondo con gli occhi trasparenti di un bambino», cantavano piccoli coristi, accompagnati da note di chitarre. La chiesa arcipretale di Fiera risplendeva di bianco, a richiamare la purezza e l'innocenza dei piccoli occhi blu che lì erano stati battezzati: il bianco della piccola bara, quello dei fiori e quello dei paramenti liturgici. Una chiesa testimone pure nell'arte del dolore dei genitori per la perdita dei figli. Nel luogo più sacro, nell'abside, tre croci rosse sul capo di tre dei figli della famiglia Romer Brandis, nel grande affresco del '500 dipinto dal cadorino Marco Da Mel, ricordano la precoce dipartita dei pargoli e l'angelo sulla tomba vuota con il Cristo in una mandorla luminosa che ha sconfitto la morte offrono la speranza di una riunificazione, espressa nell'omelia da don Giuseppe Daprà: «La perdita di un figlio fa morire dentro e rende sordi ad ogni parola umana. Tutto si ferma e si oscura. Ma se possibile, ci troviamo qui a condividere il vostro dolore: nelle mie parole c'è tutto il dolore delle mamme e dei papà dei nostri paesi, nel dolore dei nonni c'è tutto il dolore dei nonni e delle nonne presenti».
Mamma Chiara, sostenuta da papà Francesco, ha trovato la forza per salutare il suo Enea. «In un venerdì sera di primavera sei nato e in venerdì santo di primavera te ne sei andato. Ora goditi la tua estate eterna ma ti prego, aiuta noi quaggiù a uscire dal buio dell'inverno. Piccolo Enea, piccola stella luminosa in mezzo a miliardi di stelle, brilla per noi della luce più bella. Divertiti con i tuoi nuovi amichetti lassù. Ciao dolce principino dagli occhi blu». I genitori del piccolo Enea hanno ringraziato «tutti coloro che ci hanno dimostrato il loro cordoglio e con il loro affetto ci hanno fanno sentire meno soli nell'affrontare tutto ciò». Un pensiero è andato anche i loro genitori «che in questo momento sono la nostra roccia».
Ancora il parroco: «È uno strazio non poter più sentire la voce di Enea e non abbracciarlo, ma lui continua ad appartenervi e ad amarvi, un angelo custode in una dimensione nuova: ora aldilà e al di qua diventano un luogo unico, vero, per sempre e il dolore più ingiusto e insensato della morte di un figlio trasforma la nostra vita». Il piccolo Enea è stato poi accompagnato nel cimitero di Imèr, paese della mamma, dove riposerà.