Quaere di Levico, la Zanghellini riapre ma la Forestale sequestra un'altra area

di Giorgia Cardini

La Zanghellini Conglomerati srl di Quaere ha riavviato gli impianti per la produzione di bitume, posti sotto sequestro preventivo l’8 agosto dello scorso anno, al termine di una serie di indagini svolte dal Corpo Forestale locale su segnalazione dei residenti nella frazione. Per cinque giorni, le due linee di produzione di asfalto funzioneranno a pieno regime, così come l’impianto di vagliatura degli inerti, per capire se i problemi che avevano portato al sequestro sono risolti.

A illustrare i lavori fatti nei tre mesi in cui l’azienda è stata ferma per la pausa invernale, è l’amministratore giudiziario a cui in agosto era stata affidata la gestione dell’impresa, l’ingegner Antonio Armani. Arrivato in cantiere per sovraintendere alle operazioni, Armani spiega di aver trovato piena collaborazione da parte dei soci della Zanghellini: «Sono stati spesi quasi 500mila euro per mettere a norma tutto l’impianto e ora siamo in fase di verifica. Sono state incapsulate le due linee produttive, una in grado di produrre a caldo e a freddo, l’altra solo a caldo, e i macchinari non funzionano più a olio combusibile Btz ma a metano. I piazzali sono stati asfaltati ed è stato predisposto un sistema di bagnatura per contenere le polveri. Infine, sono state costruite alcune barriere fonoassorbenti. Avevamo già fatto alcune prove un paio di settimane fa e, dal punto di vista acustico, siamo ancora ai limiti con l’impianto di vagliatura, ma abbiamo predisposto le strutture per incapsulare anche quello».

Un intervento però che il Comune finora non ha autorizzato. La vicesindaca Laura Fraizingher, che è anche assessore all’Urbanistica, spiega: «In questi mesi il Comune si è mosso dal punto di vista urbanistico, concedendo alcune sanatorie alla Zanghellini per tettoie edificate negli anni, senza permessi. L’unico intervento non concesso è il tamponamento dell’impianto di vagliatura, perché supera il limite dei 9 metri di altezza stabilito per la zona. Aspettiamo l’esito dei collaudi, poi semmai porteremo in consiglio comunale quella deroga».
Sia Fraisingher, sia il sindaco Michele Sartori mettono in evidenza «lo sforzo notevole  fatto dalla proprietà per mettersi a norma». Ma Sartori aggiunge: «Bisogna dare atto ad Armani che ha fatto un grosso lavoro, andando oltre gli stretti obblighi di legge. E devo dare atto alla consulta di quartiere di aver svolto un lavoro indefesso di rappresentanza degli interessi dei cittadini e di continuo contatto, stimolo e informazione». Anche l’ingegner Armani sottolinea la collaborazione ricevuta in tutti questi mesi e a tutti i livelli: «Spero che tutto ciò sia servito anche a far crescere una cultura d’impresa diversa, a maggiore tutela dei lavoratori e dei residenti».

Residenti che però, in tarda mattinata, dopo alcune ore di funzionamento a pieno regime dell’azienda, hanno espresso ancora il proprio malcontento, sottolineando che odori e rumori sono ancora percepibili chiaramente. Tra alcuni giorni, a test completati, si capirà se si tratti solo di impressioni. L’ingegner Armani manderà la propria relazione al giudice per le indagini preliminari, che deciderà se restituire l'azienda ai soci.

A QUAERE UN ALTRO SEQUESTRO

Il sequestro della Zanghellini potrebbe dunque essere revocato entro breve tempo, ma nella zona di Quaere non c'è pace e lo scorso 24 marzo il Nucleo operativo specialistico forestale della Provincia ha posto sotto sequestro giudiziario un’altra area produttiva, situata a circa 300 metri dagli impianti di bitume e conglomerati.

Stavolta non si tratta di uno stabilimento in attività ma del deposito, in cattivo stato, di un’azienda edile ammessa nel 2012 a concordato preventivo, la Sicev srl di Levico di cui è legale rappresentante Stefano Zampol. La società, costituita nel 2001, operava nella costruzione e ristrutturazione di edifici civili, industriali e commerciali. Nel 2011 aveva però stipulato col Gruppo Sinergia srl di Salorno un contratto di affitto di ramo d’azienda cedendo di fatto l’attività principale alla società altoatesina, inclusi beni mobili e immobili. Nel 2013, nuovo contratto di affitto con la Quadro Uno Costruzioni, fallita nel 2015 con riconsegna dei beni alla Sicev nel giugno scorso.

Tra questi, le particelle sottoposte a sequestro: il capannone e i terreni che la liquidatrice giudiziale Luisa Angeli ha tentato di vendere per due volte, nel 2014 e nel 2015. Nell’avviso relativo alla vendita del 30 luglio 2015, l’immobile di Quaere era così descritto: «Il capannone a uso magazzino presenta una copertura in cemento amianto (eternit) con un indice di degrado 48, il cui costo di smaltimento è stato quantificato in 50.000 euro».

Ma intorno alla costruzione negli anni è stato depositato anche molto materiale, al punto da far apparire il terreno come una vera discarica: «Del caso ci stavano già interessando, ora attendiamo l’incartamento sul sequestro e poi emetteremo un’ordinanza di rimozione», commenta l’assessore all’Urbanistica di Levico, Laura Fraizingher.

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