Sballati con tre litri di vodka e nei guai per il filmino hard
Una giornata "marinando" la scuola, carburati (anzi ottenebrati) da tre bottiglie di vodka consumate in poche ore fino all'ultima goccia, il video di un rapporto sessuale ripreso con un telefonino e che sarebbe poi stato mostrato tra amici e compagni di scuola. Sono gli ingredienti di un procedimento penale che si è concluso con l'archiviazione: il video incriminato non è mai stato trovato dagli inquirenti e dunque non c'è prova che sia stato prodotto e diffuso. Rimane però una vicenda che apre uno spaccato, a tratti inquietante, sulla voglia si sballo dei più giovani.
È stata una 17enne a raccontare agli investigatori della polizia postale i fatti accaduti quella mattina, fatti di cui la ragazza ha ricordi molto vaghi. È il 13 febbraio del 2015: quattro ragazzi della Valsugana, tutti tra i 14 e i 17 anni, e un'amica di 17 anni decidono di andare "in marina". I soldi che il gruppetto ha in tasca vengono "investiti" in beveraggi. Si va sul pesante: tre bottiglie di vodka in cinque, quantità da cosacchi. La comitiva poi raggiunge la casa di uno dei ragazzi, abitazione che evidentemente è libera da genitori. Qui, bicchiere dopo bicchiere, i ricordi della ragazzina si fanno sempre più vaghi. Rammenta di essersi sdraiata su un'amaca con un amico, i due poi sono caduti per terra e hanno iniziato a baciarsi. L'ultima cosa che la ragazza ricorda è che due amici si lamentavano perché le bottiglie di vodka erano già finite.
Non sorprende che il risveglio non sia stato dei più gradevoli. Poco dopo le 13 la ragazza rientra a casa. Fa giusto in tempo a salutare la madre, poi corre in bagno dove vomita più volte. Il pomeriggio la 17enne lo trascorre in camera a dormire. Si sveglia alle 19 senza avere l'esatta percezione di cosa è accaduto durante la mattinata "in marina".
È grazie agli amici che la ragazza ricostruisce cosa è accaduto dopo che la vodka è finita. Un'amica le riferisce che in quell'occasione erano state scattate delle foto e anche un video, senza però precisarne il contenuto. In seguito, l'amico con cui la ragazza si era intrattenuta, si presenta chiedendo scusa per le «cavolate» che aveva fatto. È a questo punto che la 17enne scopre di aver avuto un probabile rapporto sessuale con l'amico senza però avere il benché minimo ricordo del fatto. Ulteriori conferme arrivano quando un altro amico della comitiva manda alla ragazza quello che viene interpretato come l'audio del video girato quella mattina: si sentono solo dei gemiti e poco altro. Nei giorni successivi la ragazza riceve altre notizie, sempre indirette, sull'esistenza del presunto video girato durante il rapporto sessuale. Umiliata e intimorita, la 17enne denuncia i fatti alla polizia municipale e poi alla polizia postale specializzata in questo tipo di indagini.
Il procedimento aperto a carico dei quattro minorenni si è concluso con l'assoluzione. Questo perché il video non è mai stato trovato e dunque non c'è prova certa della sua esistenza se non le chiacchiere che circolavano all'interno della compagnia. A giudizio davanti al tribunale ordinario invece è finito un quinto ragazzo, maggiorenne, perché sul suo telefonino sono state trovate 9 foto, non scattate quella mattina, ma comunque secondo l'accusa di contenuto pedopornografico. Accuse che la difesa, sostenuta dall'avvocato Claudio Tasin, respinge con decisione.