Giampaolo Corona e il ritorno a Langtang
In Nepal per tentare il Kimshung e aiutare. Con il peso dei ricordi
In Nepal l’alpinista di Mezzano Giampaolo Corona c’è stato ormai cinque volte per scalare montagne impegnative: gli ottomila, ma anche vie nuove da tentare. Ma la spedizione che più di ogni altra ha toccato il suo cuore è quella che aveva intrapreso nell’aprile del 2015 e che non è riuscito a portare a termine, perché era atterrato sul suolo nepalese due giorni dopo il terribile sisma che ha devastato quella terra e che ha seppellito sotto le macerie anche tre trentini: Oskar Piazza, Renzo Benedetti e Marco Pojer. «Quella volta ero partito con Francois Cazzanelli per andare a tentare la scalata di una montagna inviolata, il Kimshung (6.781 metri, nel massiccio del Langtang) - ricorda Giampaolo Corona - ma siamo arrivati due giorni dopo il terremoto e abbiamo deciso di rimanere per dare una mano, anche se purtroppo abbiamo potuto essere utili quasi soltanto per il recupero di salme tra cui quelle di Oskar Piazza e Gigliola Mancinelli. Io poi sono ripartito l’autunno scorso da solo per il Manaslu (8.163 metri), mentre Francois in primavera è stato nuovamente in Nepal per tentare una montagna nella zona del Makalu. Ci eravamo riproposti però di tornare lì insieme, perché volevamo vedere come sta ricrescendo la valle del Langtang dopo il terremoto: quel posto ci è rimasto nel cuore».
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Giampaolo Corona trentino, Francois Cazzanelli ed Emrik Favre (che si è unito al gruppo) valdostani (tutti e tre Guide Alpine) sono saliti in questi giorni sull’aereo diretti a Kathmandu e, sbrigate le pratiche burocratiche al Ministero del turismo, partiranno verso il Langtang. Dopo un giorno di viaggio in jeep e 4/5 giorni di cammino, arriveranno al luogo dove hanno ipotizzato di allestire il campo base, a circa 4.200 metri d’altitudine. È da qui che partiranno alla volta dell’inviolato Kimshung, oppure sceglieranno di tentare il vicino Lantang Lirung (7.221 metri di quota), a seconda delle condizioni che troveranno. «Tenteremo l’ascesa, con umiltà, consapevoli che è la montagna a comandare, non noi». Per arrivarci e tentare la loro impresa attraverseranno al valle dove poco più di un anno fa hanno aiutato nella ricerca dei corpi sepolti dai crolli del terremoto. «Un villaggio lì è stato completamente raso al suolo, l’altro è rimasto ed è lì che porteremo un bidone di vestiti per chi abita quei luoghi anche se siamo consapevoli che l’aiuto più grande è quello che può portare il turismo, una delle risorse primarie di queste terre - racconta Corona -. Il governo ha ricostruito un sentiero e sono tornati anche i turisti, ma solo una volta là potremmo renderci conto della situazione». Attraversare quella valle, stavolta, non sarà facile. Sulle spalle Giampaolo Corona e i suoi compagni avranno un «peso» in più, quello dei ricordi. «Ci fermeremo nel villaggio dove ha perso la vita Oskar Piazza, ma lo faremo col cuore pesante. Lui sarà con noi in questo viaggio». Non ci saranno ricordi ufficiali, ma azioni concrete in questa spedizione. «Sto supportando un’iniziativa per la costruzione di una delle tantissime scuole distrutte dal terremoto - spiega Corona -. L’iniziativa è partita da Bressanone, da Ilario Sedrani, che sta raccogliendo fondi per il progetto "Non lasciamoli soli" e li porterà personalmente in Nepal per la ricostruzione di questa scuola nel villaggio di Katike (nel remoto comune di Betali). Lui è presente nelle serate in cui presento le spedizioni e parla del suo progetto e insieme cerchiamo di portare un aiuto concreto».