Le donne che salvano i gattini dalla morte
Il gruppo è composto da nove volontarie, impegnate a cercare in tutto il Trentino una rete di aiuto per i felini
Piuma, indicibilmente piccola, una gattina di 90 grammi salvata dall'abbandono, curata e svezzata dalle amorevoli mani di Arianna. Colonie di felini, se ne contano 15 nel territorio provinciale, sterilizzate e poi mantenute in perfetto stato di salute con gli unici proventi derivanti da un mercatino che consente di procurare pappe, crocchete da distribuire periodicamente nelle zone di insedimento. Adozioni del cuore in ogni angolo della nostra provincia. Tempo utile e tantissimo, dedicato ogni giorno, reperibilità praticamente sempre, per rispondere alla chiamate di Comuni, enti e privati. Volontarie per gatti, connubio di dedizione e amore no profit, così si chiamano le nove signore che per la loro attività fanno capo alla Lega per la difesa del cane di Trento spartite dalla Valsugana al capoluogo.
«Qualcuno ci biasima - osserva una di loro - perché non pensate alle persone invece che agli animali, ci sentiamo dire». Domanda a cui spesso si evita di rispondere. Un pochino imbarazza. Non tanto perché sia opportuna, ma perche è difficile convincere gli ostinati che chi ama gli animali così "smodatamente" nella maggior parte dei casi altrettanto smisuratamente sa fare con le persone. Dietro a chi da cibo ai gatti randagi per il 90 per cento dei casi c'è sempre il bisogno di compagnia e attenzione». Le chiamate per intervenire arrivano dai Comuni, su sollecitazione di privati infastiditi più dai piccoli che girano affamati e persi che dagli adulti più autonomi.
Dopo la «cattura», il passaggio al Servizio veterinario dell' Azienda sanitaria per la sterilizzazione, cinque giorni di convalescenza e la restituzione dei gatti al luogo di appartenenza. «Gli interventi per i randagi sono a carico dell'ente pubblico. Dei consigli comunali più sensibili, per la verità - ci raccontano. Pare infatti che la sterilizzaziine del costo di poche decine di euro sia troppo gravosa per le casse di qualche amministrazione. E allora? - Allora, ci pensiamo noi, a nostre spese. Come a totale carico delle volontarie sono i costi per i carburante. A conti fatti, come succedere a qualcuna di loro, 25 mila chilometri all'anno moltiplicati per il prezzo della benzina fanno una bella cifra. Ma insomma, chi ve lo fa fare? Apprendiamo dalle molte risposte che è una questione di cultura. La cultura del rispetto per la vita. Punto. E non è poi così tanto vero che le numerose campagne di sensibilizzazione servano per mobilitare altre forze. «Finite noi, finito tutto - sentenzia Claudia - non avremo nessuno su cui poter contare».
Magari i numeri possono fare qualche differenza se sono resi noti, tanto per avere la cifra di questo impegno che per qualcuna di loro vale due decenni: nel 2016 sono stati sterilizzati 301 gatti, solo 70 in Valsugana ma ci sono stati anni in cui cui sono stati raccolti 550 esemplari. Poi in qualche caso, quando non esiste soluzione, la casa di famiglia delle Volontarie diventa casa famiglia per i gattini abbandonati dentro i cartoni da rimettere in forze con una poppata ogni tre ore coinvolgendo figli e mariti. Arianna, Claudia, Federica, Jolanda, Luisa, Loretta, Mariateresa, Martina e Milena ci sono ma la loro presenza non autorizza nessuno a pensare che sia lecito abbandonare un gatto e nessun animale. Che sia lecito maltratttarli per farli fuggire altrove. Volontarie per gatti ci insegnano che la compassione e l'empatia per ogni creatura è una delle virtù più nobili da ricevere in dono.