I veneti si aggiudicano l'acciaieria Nasce Borgo Valsugana Steel Zanetti (Comitato 26 gennaio): «Desolante»
L'acciaieria di Borgo Valsugana torna a vivere. Le Acciaierie Venete si sono aggiudicate la gara per l'affitto di Leali Steel. Ce ne parla il nostro Francesco Terreri. Ma le reazioni da parte di chi da anni combatte, anche nelle aule di Tribunale per la difesa di ambiente e salute, non mancano. Di seguito la reazione di Laura Zanetti, del Comitato 26 gennaio.
Acciaierie Venete si aggiudica la gara per l'affitto annuale di Leali Steel, cioè dell'Acciaieria di Borgo Valsugana e dei laminatoi di Odolo (Brescia). Non c'è stato bisogno di rilanci: il Tribunale, dopo una lunga e vivace battaglia tra avvocati, ha dichiarato infondate le contestazioni dell'altra concorrente, la Mosteel di Roma, sull'offerta presentata dai veneti e anzi ha escluso proprio l'offerta Mosteel per vizi formali. Acciaierie Venete ha costituito per l'operazione la newco Borgo Valsugana Steel, controllata al 100%, che prende in affitto l'azienda per un anno, con diritto di prelazione nella futura asta per l'acquisto, pagando poco più di 1,2 milioni di euro.
Per la precisione, l'affitto annuale è di 1 milione 100 mila euro per gli stabilimenti di Borgo e Odolo e di 123 mila euro per la controllata bresciana Laf . L'offerta del gruppo siderurgico padovano è stata «l'unica ad essere ritenuta valida», conferma il commissario giudiziale della Leali Steel Pasquale Mazza. La battaglia tra avvocati delle due concorrenti rimaste in gara ha avuto come oggetto le doglianze della Mosteel, che rappresenta la società commerciale Hadid Mediterranean Steel, verso l'offerta di Acciaierie Venete, obiezioni che riguardavano anche la presentazione tramite la newco ma che sono state respinte dal Tribunale. Viceversa, l'offerta di Mosteel è stata esclusa per vizi formali.
Acciaierie Venete è un attore molto importante e strutturato per rilanciare lo stabilimento di Borgo Valsugana con gli investimenti necessari
Quali sono a questo punto le tappe successive? «Entro 15 giorni si stipulano i contratti d'affitto - spiega Mazza - che avranno efficacia dopo alcune condizioni sospensive come il subentro ai leasing e la sigla dell'accordo sindacale con i dipendenti». I leasing sono, in particolare, con Unicredit e Mediocredito Centrale.
A quel punto Borgo Valsugana Steel potrà effettuare il lavoro di manutenzione e gli investimenti per il riavvio, stimati in 1 milione circa, che saranno scomputati in caso di acquisto dell'azienda. Ma il gruppo veneto guidato da Alessandro Banzato aveva già previsto investimenti di rilancio, soprattutto a Borgo, per 5 milioni. Dopo una trentina di giorni per il riavvio, probabilmente a settembre potrà riprendere la produzione. «Vigileremo perché i tempi vengano ridotti al minimo» conclude il commissario Mazza.
Il subentro di Acciaierie Venete, gruppo siderurgico da 1.123 dipendenti e 653 milioni di fatturato, salva quindi i posti di lavoro in pericolo di Leali Steel, i 105 di Borgo, in cassa integrazione straordinaria, e i 121 di Odolo. «La normativa per l'affitto di ramo d'azienda prevede il confronto con i sindacati e i lavoratori per dare il via libera a chi subentra - afferma la segretaria della Fiom Cgil Manuela Terragnolo - Acciaierie Venete è un attore molto importante e strutturato per rilanciare lo stabilimento di Borgo Valsugana con gli investimenti necessari. Verificheremo la volontà di farli, la valutazione la faremo all'incontro. Ben venga intanto per i lavoratori se si riparte, speriamo sia la volta buona». Il segretario della Fim Cisl Luciano Remorini dà una valutazione positiva dell'esito della gara. «Si tratta di un operatore industriale serio. Ora faremo l'incontro con l'azienda per l'assenso sindacale, ma è previsto che i lavoratori siano riassorbiti».
LA REAZIONE DEL COMITATO 26 GENNAIO
Non le manda a dire Laura Zanetti, del Comitato 26 gennaio, che da sempre si batte per la difesa di territorio e salute in Valsugana (da tempo il gruppo di cittadini, con l'avvocato Mario Giuliano, raccoglie procure per l'avvio di una causa penale per diastro ambientale).
Zanetti critica la politica provinciale, quella comunale (i rapporti con il sindaco di Borgo Fabio Dalledonne non è mai stato dei più cordiali) e gli industriali dell'acciaio. Qui sotto, in sintesi, le sue parole.
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ACCIAIERIA VALSUGANA ULTIMO ATTO
«I padovani la spuntano ed affittano la Acciaiera Valsugana per appena 1.200.000 euro, tra un sindaco col vezzo di giocare su più tavoli, il vertice politico preoccupato solo per i mancati proventi che gli acciaioli bresciani versavano nelle casse della Provincia (il 22% di Iva sul fatturato), una popolazione dalla bassissima resistenza sociale.
L'incubo di nuove nubi tossiche giorno e notti a contaminare acqua, aria, il buon cibo di Valsugana un tempo la terra trentina più ricca di sovranità alimentari
In sintesi: un quadro desolante. Dopo la fine del primo conflitto mondiale sicuramente la pagina più brutta della storia della mia valle. Eppure dopo 8 mesi di chiusura obbligata per immissioni di "aereosol al mercurio", che segnano la presenza costante del C26G nelle piazze per informare e raccogliere le Procure per la denuncia di disastro ambientale, le frasi ricorrenti raccolte ai gazebo erano : "È il primo anno che non soffro più di problemi respiratori"; "Finalmente è ritornata l'aria sana e leggera nella nostra Valsugana"; "Perché nei preamboli finanziari i danni morali ed economici dovuti ad una malattia tumorale o degenerativa non sono considerati"?»
«LA SCUSA DEL LAVORO E L'INCOERENZA DEL SINDACO»
«Il diritto al lavoro del centinaio di operai non regge più - scrive Zanetti - dal momento che il sindaco Dalledonne ai tempi aveva più di una proposta interessante per riconvertire economicamente l'area (proposte che mi fece vedere in un colloquio dopo la sua vittoria nella sua prima amministrazione). Quel che regge è la potenza della lobby economica dell'acciaio che specula vivendo sulle deroghe, da sempre».
LE DEROGHE ALL'ACCIAIERIA
È clamoroso che l'Appa di Trento, paradossalmente l'Agenzia a protezione dell 'Ambiente, dopo il lungo e costoso processo - derivante dall'inchiesta "Fumo negli Occhi", uno dei filoni dell'inchiesta madre "Tridentum" promossa dalla pm Alessandra Liverani (Procura di Trento) con il Corpo forestale dello Stato - riconceda allo stabilimento, quelle stesse deroghe per cui l'azienda era andata a processo.
Un sindaco col vezzo di giocare su più tavoli, il vertice politico preoccupato solo per i mancati proventi che gli acciaioli bresciani versavano nelle casse della Provincia, una popolazione dalla bassissima resistenza sociale
CRONACA E STORIA
«Occorrono insediamenti di vaste dimensioni" - strepitava- il vicesindaco di Borgo Giorgio Zottele nel '69. Nel '73 gli faceva eco il Medico Provinciale Ivo Riccamboni , dopo le legittime critiche del maestro Vitaliano Modena di Roncegno: "Ho piena fiducia che quello che si sta costruendo sarà uno stabilimento moderno con tutti i dispositivi anti smog previsti dalle leggi del settore che offrono sufficienti garanzie. Del resto il comitato regionale anti-inquinamento, composto di medici e di esperti, ha espresso parere favorevole. Perché quindi dovremmo preoccuparci?"»
LE «GITE» FUORI PORTA
Zanetti dà poi l'affondo finale: «Il tutto tra piacevoli gite fuori provincia di giovani democristiani valsuganotti, capeggiati dal consigliere comunale di Roncegno Ferdinando Slomp, in visita alla Comini di Brescia per constatare la "bontà" di filtri e depuratori (archivio storia acciaierie Giuseppe Sittoni-Laura Zanetti, insieme nella foto). L'entusiasmo contagia pure il palazzo provinciale, che in quattro e quattrotto, espropria i contadini pagando i loro campi 50 lire al metro quadro, donando successivamente l'area agli acciaioli di Brescia».
I RISULTATI
L'esito di questa quarantennale politica industriale - dice Zanetti - sono sotto gli occhi di tutti: «Una valle tra le più malate della Regione, in termini di malattie tumorali, malattie degerative, malformazioni neonatali e aborti.
L'incubo di nuove nubi tossiche giorno e notti a contaminare acqua, aria, il buon cibo di Valsugana un tempo la terra trentina più ricca di sovranità alimentari; l'economia turistica termale di Roncegno, svuotata di una ricca storia secolare. Un malessere sociale sempre piu acuto tra chi lavora dentro quel mostro obsoleto e chi fuori ne subisce le conseguenze. I padovani nel frattempo promettono lavori di " mantenimento all'impianto", prima della prima fumata».
Il Comitato 26 Gennaio invita i cittadini a presentarsi al gazebo, dove vengono raccolte le procure. Noi mantenendoci calmi e attivi, invitiamo la cittadinanza tutta ad agire con noi: Roncegno, Piazza Montebello, lunedi 26 giugno e 3 luglio (dalle 8 alle 12.30).
Foto di Massimo Cecconi