«La droga è un sintomo, comunità è povera e chiusa»
La vicesindaco di Pergine in relazione all'operazione della polizia che ha sgominato un vasto traffico di stupefacenti in Valsugana
La notizia della vasta operazione antidroga compiuta dalla squadra mobile di Trento, che ha coinvolto anche numerose persone residenti in Valsugana, è di quelle che lasciano l’amaro in bocca, soprattutto per i sindaci e gli amministratori delle città in cui sono stati arrestati, o posti agli arresti domiciliari con i braccialetti elettronici, nella maggior parte giovani.
E la notizia di questa indagine e della pericolosità dei membri della banda (che era fornita di ben 12 fucili) lascia un grande interrogativo appunto anche ai sindaci delle città coinvolte in quanto, anche se nascosta ai più, una vera e propria criminalità organizzata faceva circolare grosse quantità di stupefacenti anche in Valsugana.
«È innegabile - commenta la vicesindaco di Pergine, Daniela Casagrande - che lo spaccio di droga è un fenomeno sempre più generalizzato e che sta prepotentemente tornando anche nei nostri territorio. Dobbiamo però fare delle serie riflessioni, noi come amministratori, perché non è positivo che in una comunità avvengano fatti di queste proporzioni: sono sintomo di un grave malessere, di disagio sociale, dovuti alla povertà della nostra società ed anche riconducibili al fatto che le nostre comunità sono sempre più chiuse, non ci sono più i rapporti e le comunicazioni fra persone come un tempo che, in un modo o nell’altro, potevano aiutare chi si trovava in difficoltà. Dobbiamo fare il più possibile per aiutare queste persone. A Pergine, mi sento di dire fortunatamente, per quanto riguarda lo spaccio si può parlare di casi specifici e non di un problema diffuso, grazie anche al nostro mondo associazionistico, molto attivo e ricco, che in un certo modo tampona questa crisi comunitaria».
Di disagio parla anche il sindaco di Levico, Michele Sartori : «L’ampliarsi in modo diffuso dello spaccio e dell’assunzione di sostanze stupefacenti è un fenomeno sicuramente da analizzare e, soprattutto, da non sottovalutare. Chi fa usa di droga sicuramente vive una situazione di disagio, ma va anche evidenziato come al giorno d’oggi, a differenza di quanto accadeva in passato, il consumo di sostanze stupefacenti è più appannaggio dei ceti alti della nostra società, di quanti hanno più disponibilità. Vorrei comunque fare i miei complimenti alle forze dell’ordine per quest’operazione e per il costante presidio che svolgono nell’ombra, garantendo sempre la nostra sicurezza».
A dare una lettura ancora più strutturata alla questione è Federico Samaden , attualmente dirigente scolastico dell’Istituto alberghiero di Levico ed in precedenza responsabile della comunità di San Patrignano nella sede di San Vito di Pergine: «Non mi meraviglio che sia stata portata alla luce una banda così articolata e strutturata - spiega Samaden apprendendo la notizia - perché il problema dello spaccio e del consumo di droga non è mai calato, e nemmeno esistono isole felici. La Valsugana, in questo senso, è una delle zone di transito e non è esente. Va detto poi anche che la rete di spaccio si crea dove c’è maggior consumo, e questo evidenzia quindi come anche da noi il numero di persone in cerca di droga sia in aumento. Mi preoccupa poi il fatto che a farne uso siano sempre più i giovani ed i giovanissimi, di qualsiasi ceto sociale. Purtroppo però di questo tema se ne parla sempre meno. Un esempio su tutti i programmi per le prossime elezioni. Si parla di sicurezza, ma nello specifico di droga nessuno parla più, è come se ci fossimo assuefatti al problema. Stesso discorso per le scuole. Per questo non bisogna arrendersi e mantenere sempre alta la guardia».