Le acque del lago sono ok Ma i pescatori chiedono attenzione
Importante rilascio da parte dell'associazione Pescatori Fersina e Alto Brenta, la scorsa settimana, nelle acque del lago di Caldonazzo: in 10 diversi punti dello specchio lacustre, ed in collaborazione con l'associazione Pescatori rivieraschi, sono state liberate in totale più di 2,5 quintali di alborelle, una specie di pesce molto diffusa in nord Italia che un tempo popolava anche le acque del lago di Caldonazzo.
È dal 2014 che l'associazione prosegue con il progetto di reintroduzione di questa specie liberando uova di alborella: un processo lungo e laborioso che va svolto in un luogo di incubazione artificiale, trasferito poi in un recinto protetto nelle acque del lago.
Quest'anno invece l'associazione ha acquistato direttamente da una piscicoltura veneta una quantità non indifferente di giovani alborelle, pronte ad essere immesse nel lago.
«L'alborella - spiega il presidente dell'associazione Sergio Eccel - è un pesce che è in cima alla catena alimentare, nutrendosi principalmente di plancton. Si cibano di alborelle invece le altre popolazioni lacustri, come anche anatre e oche. Speriamo che di questa gran quantità che abbiamo liberato una parte riesca ad andare in frega iniziando il ripopolamento».
Le alborelle, per la loro dimensione ridotta, sono ovviamente cibo preferito anche della gran quantità di volatili (come i cormorani) che sorvolano il lago e che rischia di compromettere gli sforzi dell'associazione.
Nel corso dell'anno infatti sono oltre una decina le semine di avannotti, uova o esemplari giovani solamente di trota fario o trota lacustre, in gran parte prodotti nell'impianto che sorge lungo il torrente Fersina, in località Caspito, e da dove poi le fattrici vengono spostate nell'incubatoio di Valscura: un impianto, quello lungo la Fersina, seriamente danneggiato durante la tempesta Vaia (oltre 100 mila euro il costo dei lavori di ripristino) e che dovrebbe ritornare funzionale nei prossimi mesi, in quanto considerato fiore all'occhiello in tutto il territorio provinciale, con anche la costruzione di un pozzo di soccorso in caso di problemi al corso d'acqua o all'impianto, onde evitare la perdita di un vero e proprio patrimonio ittico.
L'attività dell'associazione (oltre 400 i soci) è importante anche perché coinvolge ogni anno ragazzi da 5 a 13 anni con «Pescando s'impara», un'interessante attività che illustra ai giovanissimi tutti i segreti della pesca e dell'attività dell'associazione, che ha a cuore le sorti delle acque e delle specie che le popolano. «Sentinelle delle acque» li definì proprio il presidente Eccel qualche anno fa nel corso di un'assemblea.
Ma se da un lato i pescatori mettono tutte le loro energie affinché la popolazione ittica autoctona delle acque di laghi e torrenti sia la migliore possibile rispettando l'ecosistema, dall'altro è proprio per mano dell'uomo che questo sottile e delicato equilibrio rischia di venire compromesso.
Le acque del lago di Caldonazzo, per esempio, come racconta lo stesso presidente Eccel, sono migliorate rispetto per esempio agli anni Novanta: «In quel tempo l'acqua con ossigeno si fermava ad uno spessore di 5 metri in certe occasioni, ora invece, quando proprio la situazione va male, lo strato è di 20 metri».
Certo è che la delicatezza della situazione è rappresentata dal passaggio, assai ravvicinato per tutta la lunghezza del lago, della Statale 47 della Valsugana: basterebbe un incidente a qualche autocisterna che quotidianamente transitano sulla strada, o qualche sversamento per mettere in pericolo non solo l'ecosistema naturale del lago, ma anche l'economia che vi ruota attorno con il turismo. Ma già ora scarichi abusivi di fognature, polveri stradali, sale per il ghiaccio scaricano ancora nel lago ovviamente: alla prima pioggia tutto quello che si trova sulla Supervalsugana finisce in acqua.
Un'altra «spina nel fianco» del lago è rappresentato dal Fos dei Gamberi: come avevamo testimoniato la scorsa primavera con un reportage, non sempre le acque che immettono nel lago sono limpide e pure fra fitofarmaci utilizzati nelle coltivazioni che sorgono proprio a bordo del rio e idrocarburi persi da stazioni di servizio (per i quali saranno necessari anni prima che la situazione ritorni alla normalità, nonostante l'emergenza sia stata tamponata appena successi i fatti). I salsicciotti dei vigili del fuoco sono rimasti mesi attorno al canneto di San Cristoforo, dove sbocca il Fos dei Gamberi, per catturare il più possibile l'onta di gasolio che galleggiava.
Anche per i soci dell'associazione Pescatori Rivieraschi, con sede a Ischia (che vanta diritti di pesca da fine Ottocento), che ha collaborato alla liberazione delle alborelle, le condizioni delle acque del lago di Caldonazzo sono in miglioramento, e l'incremento della varietà di specie che le popolano non può che essere un bene.