Primiero: Rsa immune da Covid riapertura ancora lontana
«L’emergenza purtroppo non è finita e non ci è permesso ancora di aprire la struttura alle visite esterne», spiega all’Adige Daniela Scalet, presidente della Casa di Riposo San Giuseppe.
Presiede una struttura Covid-free, ma lei e tutto lo staff sono sempre in allerta per preservare gli ospiti e il personale dal micidiale virus.
E dopo i mesi di lockdown con l’introduzione repentina di una serie di cambiamenti come la compartimentazione dei residenti ai piani, del personale in assistenza e procedure di lavoro nuove, c’è chi pensa sia ora di rivedere le norme.
Il contagio ora fa meno paura, ma la vostra attenzione è sempre altissima.
L’emergenza Covid 19 ci sta tenendo occupati da parecchio tempo.
La nostra mission è il benessere e la qualità della vita dei nostri residenti e del nostro personale: è necessario che venga evitata una contaminazione che comporterebbe una drastica riduzione della qualità della vita e un elevato rischio di mortalità. Tutti ci siamo trovati impreparati e disorientati da questa emergenza. Sia internamente con i residenti che con i rappresentanti dei familiari si è cercato di mantenere uno stretto legame di comunicazione e di condivisione di quanto realizzato, ci rendiamo conto che questa situazione crea malumori e molti di noi accusano uno stato di stanchezza e insofferenza a questo nuovo modo di vivere il quotidiano nelle Rsa ma ci sono tante persone che comprendono l’importanza di queste procedure e apprezzano che i propri cari siano seguiti e amorevolmente assistiti in struttura e ci stiamo impegnando costantemente a trovare soluzioni che migliorino la relazione, nel rispetto della sicurezza.
Come tenete il contatto con i familiari?
Già dal 6 marzo tramite il tablet e dal 15 giugno si è ampliata la possibilità di incontrare i familiari seppur con una distanza e barriere, necessarie per tutelare la salute dei residenti. Questo virus è talmente difficile da gestire che qualsiasi decisione si prenda va attentamente valutata e ponderata, quindi a quanti sollecitano una decisione legata all’apertura delle strutture va detto che noi seguiamo quanto viene deciso a livello nazionale rispetto alle “linee guida” dettate dall’Istituto Superiore di Sanità e a livello provinciale. Abbiamo disciplinato i colloqui in forma sperimentale e stiamo valutando di creare uno spazio fisico dedicato per realizzare gli incontri in sede in modalità “protetta” nel rispetto della riservatezza dei colloqui.
Fate i tamponi sia ai residenti che al personale?
Sì, con la periodicità indicata dalle linee guida provinciali, ogni 7-14 giorni. C’è quindi un costante monitoraggio dello stato di salute di chi vive e di chi lavora, inoltre chi lavora deve vivere con una doppia responsabilità: personale e professionale. Ci tengo a precisare che non abbiamo apprezzato la divulgazione della sospetta positività di un dipendente lo scorso maggio: la notizia è stata diffusa nell’immediato, senza attendere che si procedesse con la verifica della situazione, creando allarme e un vissuto di pena che il dipendente difficilmente dimenticherà. L’impegno e tanto, le energie profuse notevoli, la preoccupazione elevata. La nostra linea è sempre stata quella di concentrare le nostre energie sulle persone di cui ci occupiamo e non sull’immagine, con concretezza e senza clamore, cerchiamo di fare il nostro lavoro nel rispetto dei residenti di cui ci occupiamo, anche perché con questa emergenza Covid la situazione può cambiare letteralmente da un momento all’altro e per quante procedure si seguano e per quanta formazione si faccia, non è una situazione semplice da gestire.
La comunità primierotta vi è stata vicina.
Sì, e colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che ci hanno supportato in questo periodo con sovvenzioni in denaro e consegne di mascherine e visiere; ci siamo sentiti sostenuti.
Inoltre, importante e determinante, soprattutto nella fase iniziale, è stato il ruolo di Upipa nella presa in carico dell’emergenza e nel coordinamento con la Provincia.