Il lupo colpisce ancora: 5 pecore sbranate e uccise in Primiero
I lupi sono tornati nella notte tra venerdì e sabato a far visita alle pecore della famiglia Turra, a meno di un mese dal precedente attacco in cui questa aveva perso una decina di capi
IL RAPPORTO In Trentino un centinaio di orsi, i lupi sono altrettanti o anche di più
TONADICO. Che la storia del lupo cattivo non si trovi solo nelle favole lo sanno bene ormai da tempo gli allevatori primierotti. Gli attacchi alle greggi si susseguono e solo nelle ultime settimane più di qualcuno in Primiero ha avuto a che fare con il grande predatore con effetti, manco a dirlo, disastrosi.
I lupi sono tornati nella notte tra venerdì e sabato a far visita alle pecore della famiglia Turra, a meno di un mese dal precedente attacco in cui la famiglia di Tonadico aveva perso una decina di capi. Questa volta sono cinque le povere bestie azzannate a morte, stese nei dintorni della casa dove vivono Michela, il marito Alessandro e le giovani figlie che per gli animali hanno una grande passione e collaborano concretamente nell'attività di famiglia.
Alcune vittime si trovano all'interno del recinto, altre in un fosso, dopo aver provato a scappare dai predatori, altre ancora a bordo strada, nella "campagna alta" tra Siror e Tonadico, via abitata molto battuta dai passeggiatori, ieri macchiata dal sangue degli ovini ben visibile sull'asfalto. Quattro agnelli sono stati azzannati e non sopravvivranno a lungo, le pecore sopravvissute sono spaventate e non si fanno avvicinare.
Le altre sono stese a terra sventrate ma Giorgio Turra, capofamiglia, storico allevatore, non ci pensa a spostarle. Scuote la testa, sconsolato e arrabbiato, irritato con chi dovrebbe adoperarsi per trovare una soluzione al problema e invece non fa nulla. «Io le pecore le lascio lì, così chi passa può vedere con i propri occhi questo disastro». Ed infatti sono molte le persone che, incuriosite, si fermano ad osservare e a chiedere informazioni sull'accaduto.
Arrivano anche altri allevatori della zona a dare il proprio sostegno alla famiglia Turra, esprimendo il timore per l'alpeggio estivo ormai vicino che porta con sé il serio rischio di vedere sbranati anche i vitelli. «Siamo stufi di questa situazione, non possiamo più andare avanti così, va trovata una soluzione perché la pazienza è finita» dice furiosa Michela. Dopo la prima predazione dell'11 aprile le pecore alla sera venivano messe al sicuro dentro ad un fabbricato situato vicino al recinto. Venerdì sera Giorgio ha deciso invece di lasciarle all'aperto, visto che il giorno seguente, di buon mattino, avrebbe dovuto portarle in un'altra zona, più a monte, dove avrebbero trovato nuova erba da mangiare. È bastata una notte di libertà a richiamare i lupi per banchettare. Nella giornata di ieri sui social e sulle chat di WhatsApp è girato un video che ritraeva un lupo di corsa vicino al centro abitato, sulla strada principale che sale verso la val Canali, anche se ormai gli avvistamenti del grande predatore non sono rari. Il problema della convivenza tra allevatori e grandi predatori rimane. Il pericolo per chi fa allevamento è concreto. Gli animali sono tutto per la famiglia Turra, sono un lavoro che abbraccia tre generazioni, da Giorgio fino alle nipoti. Con gli animali c'è anche un forte legame affettivo che ancora una volta, a distanza di poche settimane, è stato ferito.
«Uno dei motivi per cui abbiamo le pecore è anche il fatto che una delle nostre figlie ha una grande passione e si occupa con cura di loro. Questa mattina (ieri, ndr) è andata a scuola con le lacrime agli occhi. Con il lupo in circolazione la passione rischia di passargli e noi, come tanti altri allevatori della valle, vediamo sfumato il nostro lavoro».