Dieci alberghi chiusi negli ultimi 10 anni: “Levico è un paese che deve essere al più presto rilanciato”
Walter Arnoldo, ex presidente dell'associazione albergatori, è preoccupato: “I due anni di Covid sono stati tragici per il nostro settore. Anni a cui ora dobbiamo aggiungere la situazione della guerra e la chiusura all'investimento del Medical center alle terme, sul quale contavamo molto”
ALLARME La stagione estiva alle porte ma non si trovano lavoratori
LEVICO TERME. In Valsugana, il binomio Levico - accoglienza dei turisti è sempre stato imprescindibile: parlare della città termale ha sempre significato turismo, alberghi, campeggi. Ora però, in concomitanza con il periodo della pandemia, concausa ma non causa scatenante, è emerso un quadro come minimo preoccupante: molte strutture che già da anni erano sull'orlo della chiusura, hanno abbassato per sempre le serrande o comunque non hanno più riaperto; diverse altre potrebbero fare la stessa fine a breve, in vendita o lasciate chiuse.
Ma una volta sul mercato, sempre per la contingenza attuale, è difficile trovare in poco tempo degli acquirenti. Inoltre, e sempre da diversi anni, strutture ricettive abbandonate sono diventati ruderi, come l'ex albergo Due Laghi o il Miralago, che vengono poco alla volta celate alla vista dalla vegetazione che ne sta prendendo possesso.
Al di là del cambio di mentalità che è avvenuto e sta ancora avvenendo a livello turistico (non più stanziale, ma con desiderio di verde, spazi aperti, movimento giornaliero), anche il cambio generazionale che non è avvenuto ha contribuito alla disgregazione di un patrimonio nelle storiche famiglie di albergatori, nelle quali i figli non hanno più seguito le orme dei genitori. In tutto questo, il rincaro dell'energia e delle materie prime di questo periodo sicuramente non aiuterà.
«La situazione a Levico è seria - spiega Walter Arnoldo, già presidente dell'associazione albergatori ed ora consigliere - con già una decina di alberghi chiusi in questi anni. I due anni di Covid poi sono stati tragici per il nostro settore. Anni a cui ora dobbiamo aggiungere la situazione della guerra, che inizialmente ha bloccato l'interesse su Levico, e la chiusura all'investimento del Medical center alle terme, sul quale contavamo molto.
La fotografia che Massimo Oss ha fatto con la lettera all’Adige in cui segnalava la gravità della situazione è sicuramente condivisibile».
Si sono cercate comunque delle soluzioni: su incarico dell'amministrazione comunale, prosegue Arnoldo, è stata incaricata un'agenzia per il brand turistico per aiutare la città a cercare la sua identità nel panorama dell'accoglienza.
«Va cercato - secondo Arnoldo - qualcosa che contraddistingua la città. Ci sono alcune eccellenze che ancora investono, ma è difficile vengano seguite. Fare turismo sta diventando sicuramente difficile a Levico, nonostante si abbiano tante cose che potrebbero favorirlo. Serve un rilancio, un tavolo di lavoro con i rappresentanti del territorio che indichi la nuova strada da intraprendere».
La situazione non rosea per quanto riguarda l'accoglienza alberghiera si ripercuote poi a cascata su tutto il tessuto della città: meno posti letto equivalgono a meno persone che, seppur per poco tempo all'anno, "vivono" la città, le sue manifestazioni e soprattutto le sue attività commerciali. Sulle quali per prime quest'assenza si ripercuote, in un circolo davvero sempre più critico.
«Speriamo - conclude Arnoldo - che la stagione 2022 possa segnare un'inversione di tendenza di quanto visto in questi ultimi due anni».