Canal San Bovo, un percorso nella storia dell'emigrazione
Aperta negli spazi del la Casa dell'Ecomuseo l'esposizione "L'emigrante: dal Vanoi tra successi e sconfitte". Dalle navi di fine '800 che portarono migliaia di famiglie trentine verso le Americhe ai viaggi della speranza in Europa. Un focus è dedicato ai legami con alcune città brasiliane, promossi dall'ex sindaco Luigi Zortea: gemellaggi bruscamente interrotti dal tragico incidente del volo Air France 447, dove persero la vita anche Giovanni Battista Lenzi e Rino Zandonai
CANAL SAN BOVO. L'uomo, con lo sguardo fisso e gli occhi spenti, si prepara ad affrontare uno dei viaggi più ardui della propria esistenza. Il volto racconta di giorni di fatica, di notti insonni trascorse a pensare a cosa lasciare e cosa portare con sé. Il cappello è abbassato, quasi a nascondere la vergogna di dover partire, ma sotto quell'ombra si legge la determinazione di chi non ha scelta.
Davanti ai suoi piedi, una valigia aperta rivela frammenti di una vita intera: qualche capo d'abbigliamento modesto, scarpe consumate, foto ingiallite che parlano di affetti preziosi, come se ognuno di quegli oggetti portasse con sé il peso del passato e la speranza, seppur timida, per il futuro. L'uomo non sa cosa troverà dall'altra parte, ma sa che la terra che ha conosciuto e amato non lo può più trattenere.
Circondato dagli altri emigranti, ognuno con il proprio bagaglio di sogni e paure, percepisce il silenzio opprimente, rotto solo dal lugubre ululato della sirena della nave.
Si apre così, col buio e il fischio, la mostra "L'emigrante: dal Vanoi tra successi e sconfitte", allestita presso la Casa dell'Ecomuseo del Vanoi a Canal San Bovo. Entrando, si ha l'impressione di salire su quelle stesse navi che, a partire dal 1870, portarono migliaia di famiglie trentine dalle valli alpine verso orizzonti sconosciuti. I primi passi conducono verso le terre di destinazione, rappresentate da pannelli che indicano i paesi lontani. Tuttavia, prima di poter vedere la luce delle nuove terre, l'occhio inquisitore e diffidente dell'ufficio immigrazione è lì a controllare il passaporto, un "Reise Pass" che i visitatori possono compilare personalmente, con tanto di "Stempel" di Franz Joseph Kaiser.
Questa mostra immersiva, curata nei minimi dettagli, utilizza il contrasto tra il buio dell'ingresso e la luce all'uscita del tunnel per esaltare l'esperienza. Nell'ampia sala, i pannelli contengono infografiche e testimonianze scritte che raccontano il fenomeno dell'emigrazione trentina dal 1870 alla fine degli anni '50. Vengono narrate le destinazioni, i numeri dei migranti e le diverse modalità di viaggio, completate da foto storiche e acquerelli evocativi realizzati tramite l'intelligenza artificiale dal curatore e allestitore Andrea Corona.
I testi, frutto della dedizione e competenza di Alessio Fontana e Albert Rattin, offrono un quadro realistico dell'emigrazione trentina, evidenziando sia i successi di coloro che riuscirono a integrarsi, sia le difficoltà di chi non trovò la vita sperata in terre lontane. Una narrazione asciutta che racconta le destinazioni: Argentina, Austria, Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Brasile, Canada, Cile, Francia, Germania, Italia, Stati Uniti, Svizzera, Uruguay. Un focus significativo è dedicato ai legami tra la comunità del Vanoi e alcune città brasiliane, promossi dall'ex sindaco Luigi Zortea.
Questi gemellaggi, tra i suoi progetti più ambiziosi, furono bruscamente interrotti di rientro dal Brasile a causa dell'inabissamento del volo Air France 447, dove persero la vita anche Giovanni Battista Lenzi e Rino Zandonai.
La mostra rivela anche due successi sportivi di figli di emigranti trentini: quelli di Antonio Ubaldo Rattin, capitano della nazionale di calcio dell'Argentina ai mondiali del 1966 e di José de Anchieta Fontana, campione del mondo con la nazionale di calcio del Brasile ai mondiali del 1970 e compagno del mitico Pelé. Toccante il video del figlio Fabricio, riconoscente per il ricordo ancor oggi del padre, che arricchisce la mostra assieme alle testimonianze audio di Olivette Fontana e Gerusa Loss, discendenti di famiglie del Vanoi emigrate in Sud America.