Cresce in Italia la povertà alimentare: in difficoltà economica, si risparmia sul cibo

La povertà alimentare torna a crescere in Italia con 500mila persone in più colpite da deprivazione materiale. Nel 2023 sono 4,9 milioni gli italiani - l'8,4% della popolazione over 16 - che non hanno potuto permettersi un pasto completo ogni due giorni. A lanciare l'allarme, alla vigilia della Giornata mondiale dell'Alimentazione promossa dalla Fao, è il quinto rapporto sulla povertà alimentare di ActionAid dal quale emerge anche che 2,9 milioni di italiani (il 5,8%) non si è potuto permettere di mangiare fuori casa con parenti o amici almeno una volta al mese.

E i dati sono sempre più allarmanti anche a livello globale. Nel mondo, secondo l'ultima analisi di Save the Children, più di 17,6 milioni di bambini sono nati in condizione di fame nel 2023, un quinto in più rispetto al 2013, pari a 33 bambini affamati ogni minuto, 1 ogni 2 secondi. Le cifre dell'Onu parlano di 733 milioni di persone che soffrono la fame per guerre, shock climatici e crisi economiche e 2,8 miliardi sono privati di una alimentazione corretta.

Un problema, quello della scarsa qualità della nutrizione, che riguarda sempre più italiani, con solo il 5%, secondo l'indagine 'Arianna' condotta dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss), che segue la dieta mediterranea "a causa di un'occidentalizzazione delle abitudini alimentari". La deprivazione alimentare materiale, precisa ActionAid, significa l'impossibilità di fare un pasto completo con carne, pollo, pesce o equivalente vegetariano almeno una volta ogni due giorni; quella sociale è il non potersi permettere di mangiare fuori casa con amici o parenti almeno una volta al mese. In Italia, tra il 2019 e il 2022, la deprivazione alimentare materiale era scesa dal 9,9% al 7,5%, mentre quella sociale dal 6,9% al 4,8%, un risultato a cui hanno contribuito le misure come il Reddito di cittadinanza.

Tuttavia, nel 2023, la loro diffusione è aumentata di circa 1 punto percentuale, raggiungendo l'8,4% - 4,9 milioni di persone sopra i 16 anni - per la deprivazione materiale e per quella sociale il 5,8% - 2,9 milioni di italiani. Ciascuna voce sale di circa 500mila unità: nel 2022 erano stati infatti 4,37 milioni (il 7,5% della popolazione con almeno 16 anni di età) per la deprivazione materiale, mentre erano 2,4 milioni (4,8%) per quella sociale. Tra il 2019 e il 2023, il numero di chi riceve aiuti alimentari Fead (Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti) tramite enti del terzo settore dislocati in tutta Italia è aumentato del 40%, passando da 2,08 milioni a quasi 2,91 milioni di beneficiari (dati del ministero delle Politiche Sociali e del Lavoro). "Sebbene gli aiuti alimentari siano aumentati - commenta Roberto Sensi, responsabile Programma Povertà alimentare ActionAid Italia - soprattutto a seguito della pandemia, rimangono una risposta necessaria ma insufficiente.

È fondamentale implementare un sistematico monitoraggio a livello locale che non si limiti alla dimensione economica dell'accesso al cibo, ma consideri anche aspetti come la socialità, le relazioni e il benessere fisico ed emotivo delle persone". Per aiutare le famiglie colpite dalla povertà alimentare la Coldiretti ha lanciato, sempre in vista della Giornata dell'Alimentazione, la spesa sospesa nei mercati contadini di Campagna Amica mentre arriva dalla Società Italiana di Pediatria il progetto ViviSmart a scuola che coinvolge oltre 50 Istituti per l'educazione alimentare.

Di necessità della trasformazione dei sistemi agricoli alimentari per combattere la piaga della fame nel mondo ha parlato qualche giorno fa il vicedirettore generale della Fao, Maurizio Martina, secondo il quale "bisogna intensificare gli sforzi soprattutto nei Paesi in via di Sviluppo".

La giornata mondiale dell'alimentazione (che si celebra nel giorno della nascita della Fao il 16 ottobre del 1945) "non è solo un momento celebrativo - ha sottolineato - ma deve essere un momento di grande responsabilità per i governi in primis ma anche per i cittadini". Nel mondo sono circa 2 milioni i bambini, secondo l'Unicef, che soffrono di malnutrizione acuta grave e che rischiano di morire a causa della mancanza di fondi per l'acquisto di alimenti terapeutici.

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Arrivata in Albania la nave italiana con 16 migranti destinati alla detenzione extraterritoriale

In mille sono sbarcati a Lampedusa nelle ultime 48 ore. Non hanno toccato invece il suolo italiano i 16 migranti intercettati in mare, selezionati e messi sulla nave Libra della Marina Militare che stamattina è arrivata in Albania. Saranno i primi a sperimentare le procedure accelerate di frontiera in un Paese terzo, difese anche ieri in Parlamento dalla premier Giorgia Meloni.

Affilano le armi, intanto, le organizzazioni che si battono contro quella che definiscono "una deportazione": l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione ha individuato ben 19 eccezioni sollevabili durante le convalide dei trattenimenti. Ci sarà sicuramente lavoro per legali e magistrati. Domani si parte col progetto, dunque. Tutto è pronto nell'hotspot italiano allestito al porto di Shengjin, località balneare ad una cinquantina di km a nord di Tirana.

Qui i 16 (10 bengalesi e 6 egiziani) verranno sottoposti ad uno screening sanitario ed alle procedure per l'identificazione. I primi elementi sono stati raccolti già sulla Libra, dove viaggia anche personale di Unhcr e Oim. A Shengjin sono presenti medici, forze dell'ordine, interpreti, mediatori culturali.

Concluse le attività, sempre domani, i migranti saranno trasferiti con un pullman a Gjader, l'altro sito a giurisdizione italiana, dove sono stati allestiti un centro di accoglienza per richiedenti asilo da 880 posti, un Cpr (144 posti) che ospiterà le persone destinate all'espulsione ed un penitenziario da 20 posti per chi compie reati. Il gruppo di bengalesi ed egiziani attenderà nel centro per richiedenti asilo l'esito della domanda.

Nel frattempo un giudice a Roma dovrà convalidare il trattenimento nella struttura disposto dalla questura della Capitale in base al decreto Cutro. Negli ultimi mesi sono state però frequenti le mancate convalide. In questo caso i migranti dovranno essere portati in Italia. Altro punto che potrebbe bloccare i rimpatri è la recente sentenza della Corte che fissa più stringenti parametri in base ai quali un Paese può essere definito 'sicuro'. Ciò spiega anche il numero esiguo con cui è partito l'esperimento Albania. Va prima verificato che le decisioni dei giudici non trasformino i trasferimenti in viaggi di andata e ritorno per gli stranieri selezionati. Con conseguente spreco di risorse.

È sempre la Libra a fungere da hub unico per la tratta di poco più di mille km tra il Mediterraneo centrale e l'Albania. Possono essere trasportati soltanto i migranti intercettati in acque internazionali da motovedette delle autorità italiane. Gli eventuali rimpatri avverranno poi direttamente dal Paese del presidente Edi Rama che oggi ha fatto sapere di aver declinato richieste da altri Stati per raggiungere un'intesa simile a quella con l'Italia.

Il governo confida nell'effetto deterrenza dell'iniziativa. Nel frattempo, però, è boom di partenze dalle coste nordafricane, incentivate anche dalle favorevoli condizioni meteo. In 48 ore oltre mille persone sono sbarcate a Lampedusa ed è stato attivato il dispositivo per decongestionare l'hotspot con traghetti ed aerei. Altri migranti sono stati portati in Italia da navi umanitarie: 47 a Porto Empedocle dalla Mare Jonio, che ha subito però il fermo amministrativo per violazione del decreto Piantedosi. Dal mondo cattolico emerge malcontento verso la strategia del governo.

"Il pericolo è che si gestiscano delle persone come se fossero delle merci o degli oggetti non desiderati", commenta padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli. Critico anche monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, e presidente della Fondazione Migrantes: il luogo scelto dall'Italia per "accogliere" i migranti, osserva, rimanda "ai luoghi dove viene meno la tutela della dignità della persona".

Sul piede di guerra poi le ong, attaccate ieri sia da Meloni che dal ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. "Considero vergognoso che Sea Watch definisca le guardie costiere 'i veri trafficanti di uomini', ha tuonato la premier. Le ha fatto eco il titolare del Viminale: c'è il rischio che l'attività delle ong venga "sfruttata opportunisticamente dai trafficanti di esseri umani senza scrupoli", ha osservato. Meloni, è la replica di Sea Watch, "ha taciuto i comportamenti criminali della cosiddetta guardia costiera libica finanziata dall'Italia che tante volte abbiamo documentato con i nostri aerei. Sarà per questo che ci attacca, nessuno deve sapere".

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Cresce in Italia la povertà alimentare: in difficoltà economica, si risparmia sul cibo

La povertà alimentare torna a crescere in Italia con 500mila persone in più colpite da deprivazione materiale. Nel 2023 sono 4,9 milioni gli italiani - l'8,4% della popolazione over 16 - che non hanno potuto permettersi un pasto completo ogni due giorni. A lanciare l'allarme, alla vigilia della Giornata mondiale dell'Alimentazione promossa dalla Fao, è il quinto rapporto sulla povertà alimentare di ActionAid dal quale emerge anche che 2,9 milioni di italiani (il 5,8%) non si è potuto permettere di mangiare fuori casa con parenti o amici almeno una volta al mese.

E i dati sono sempre più allarmanti anche a livello globale. Nel mondo, secondo l'ultima analisi di Save the Children, più di 17,6 milioni di bambini sono nati in condizione di fame nel 2023, un quinto in più rispetto al 2013, pari a 33 bambini affamati ogni minuto, 1 ogni 2 secondi. Le cifre dell'Onu parlano di 733 milioni di persone che soffrono la fame per guerre, shock climatici e crisi economiche e 2,8 miliardi sono privati di una alimentazione corretta.

Un problema, quello della scarsa qualità della nutrizione, che riguarda sempre più italiani, con solo il 5%, secondo l'indagine 'Arianna' condotta dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss), che segue la dieta mediterranea "a causa di un'occidentalizzazione delle abitudini alimentari". La deprivazione alimentare materiale, precisa ActionAid, significa l'impossibilità di fare un pasto completo con carne, pollo, pesce o equivalente vegetariano almeno una volta ogni due giorni; quella sociale è il non potersi permettere di mangiare fuori casa con amici o parenti almeno una volta al mese. In Italia, tra il 2019 e il 2022, la deprivazione alimentare materiale era scesa dal 9,9% al 7,5%, mentre quella sociale dal 6,9% al 4,8%, un risultato a cui hanno contribuito le misure come il Reddito di cittadinanza.

Tuttavia, nel 2023, la loro diffusione è aumentata di circa 1 punto percentuale, raggiungendo l'8,4% - 4,9 milioni di persone sopra i 16 anni - per la deprivazione materiale e per quella sociale il 5,8% - 2,9 milioni di italiani. Ciascuna voce sale di circa 500mila unità: nel 2022 erano stati infatti 4,37 milioni (il 7,5% della popolazione con almeno 16 anni di età) per la deprivazione materiale, mentre erano 2,4 milioni (4,8%) per quella sociale. Tra il 2019 e il 2023, il numero di chi riceve aiuti alimentari Fead (Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti) tramite enti del terzo settore dislocati in tutta Italia è aumentato del 40%, passando da 2,08 milioni a quasi 2,91 milioni di beneficiari (dati del ministero delle Politiche Sociali e del Lavoro). "Sebbene gli aiuti alimentari siano aumentati - commenta Roberto Sensi, responsabile Programma Povertà alimentare ActionAid Italia - soprattutto a seguito della pandemia, rimangono una risposta necessaria ma insufficiente.

È fondamentale implementare un sistematico monitoraggio a livello locale che non si limiti alla dimensione economica dell'accesso al cibo, ma consideri anche aspetti come la socialità, le relazioni e il benessere fisico ed emotivo delle persone". Per aiutare le famiglie colpite dalla povertà alimentare la Coldiretti ha lanciato, sempre in vista della Giornata dell'Alimentazione, la spesa sospesa nei mercati contadini di Campagna Amica mentre arriva dalla Società Italiana di Pediatria il progetto ViviSmart a scuola che coinvolge oltre 50 Istituti per l'educazione alimentare.

Di necessità della trasformazione dei sistemi agricoli alimentari per combattere la piaga della fame nel mondo ha parlato qualche giorno fa il vicedirettore generale della Fao, Maurizio Martina, secondo il quale "bisogna intensificare gli sforzi soprattutto nei Paesi in via di Sviluppo".

La giornata mondiale dell'alimentazione (che si celebra nel giorno della nascita della Fao il 16 ottobre del 1945) "non è solo un momento celebrativo - ha sottolineato - ma deve essere un momento di grande responsabilità per i governi in primis ma anche per i cittadini". Nel mondo sono circa 2 milioni i bambini, secondo l'Unicef, che soffrono di malnutrizione acuta grave e che rischiano di morire a causa della mancanza di fondi per l'acquisto di alimenti terapeutici.