Bersani insiste. Pdl: «A noi presidente»

Pier Luigi Bersani, al termine della prima giornata di consultazioni con i partiti, non aggiunge alcun numero al pallottoliere: Angelino Alfano chiede un posto al tavolo per avere voce in capitolo, sul Quirinale in primis, Roberto Maroni si accoda in nome della coalizione ed i montiani restano alla finestra, auspicando una maggiore condivisione. Ma il premier incaricato non desiste e le trattative, a quanto si apprende, sono ancora aperte per convincere il Cav a far partire il governo con l'offerta di guidare la «convenzione» delle riforme e con la garanzia di una scelta condivisa del Capo dello Stato

Pier Luigi Bersani, al termine della prima giornata di consultazioni con i partiti, non aggiunge alcun numero al pallottoliere: Angelino Alfano chiede un posto al tavolo per avere voce in capitolo, sul Quirinale in primis, Roberto Maroni si accoda in nome della coalizione ed i montiani restano alla finestra, auspicando una maggiore condivisione. Ma il premier incaricato non desiste e le trattative, a quanto si apprende, sono ancora aperte per convincere il Cav a far partire il governo con l'offerta di guidare la «convenzione» delle riforme e con la garanzia di una scelta condivisa del Capo dello Stato.
Fonti vicine al segretario del Pd descrivono un leader fiducioso ma anche realistico, pronto a fare i conti con la realtà delle consultazioni prima di andare al braccio di ferro con il Capo dello Stato. E anche Bersani, nelle dichiarazioni a fine giornata, chiarisce che in ogni caso cercherà di «risolvere la questione intorno a Pasqua, un'ora in più, un'ora in meno».
Negli incontri con Pdl e Lega, assente il Cavaliere, il premier incaricato ha ribadito il «doppio registro» di riforme costituzionali da realizzare con la collaborazione di tutti e di un governo monocolore Pd che si carica dell'impegno di governo.
«Noi ti riconosciamo - avrebbe detto Alfano - il ruolo di premier incaricato, sta a te fare il governo ma noi vogliamo una collaborazione completa, che ha come cuore la condivisione sul nome del nuovo presidente della Repubblica». E sarebbero proprio le garanzie sul successore di Giorgio Napolitano, spiegano fonti ai vertici del Pd, al centro del lavoro delle diplomazie tra alti esponenti Pd e Pdl e le prossime ore saranno decisive. Unite all'offerta al Cavaliere di guidare lui la «convenzione» per le riforme.

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