Grillo: ora basta insulti
È tornato a Roma dopo appena una settimana. Sono state le due giornate di «resistenza», di trincea in Parlamento dei suoi, a convincerlo della necessità di rifarsi vedere, di rimettere le cose in carreggiata, dopo quelle «svirgolate» di tono che rischiano di gettare a mare mesi e mesi di lavoro sul campo. Bastone e carota, Beppe Grillo è arrivato ieri per tirare le orecchie ai suoi «guerrieri», richiamarli all'ordine, ricordare loro la rotta
ROMA - È tornato a Roma dopo appena una settimana. Sono state le due giornate di «resistenza», di trincea in Parlamento dei suoi, a convincerlo della necessità di rifarsi vedere, di rimettere le cose in carreggiata, dopo quelle «svirgolate» di tono che rischiano di gettare a mare mesi e mesi di lavoro sul campo.
Bastone e carota, Beppe Grillo è arrivato ieri per tirare le orecchie ai suoi «guerrieri», richiamarli all'ordine, ricordare loro la rotta. Per farlo, li ha chiamati a raduno in una sala dell'albergo che lo ospita quando scende nella Capitale: riunione a porte chiuse. Niente contatti con la stampa. La sala prenotata al Senato per riunirsi con la sua «truppa» in Parlamento è stata all'improvviso disdetta. Una cautela, dicono i suoi, per evitare di farsi vedere troppo dentro nel Palazzo. Un escamotage, dicono i maligni, per evitare di dover incontrare i «malpancisti», quelli che questa storia dell'impeachment non l'hanno mandata giù, quelli che hanno già preso le distanz e, come ha detto anche ieri un senatore, esigono «rispetto» e non diktat.
Grillo invece ci ha tenuto a incontrare le prime linee, cui ha voluto manifestare «solidarietà», dice chi ha partecipato alla riunione. Il Movimento sta macinando successi: «La gente ci ha capito. In Parlamento non voteranno mai per l'impeachment ma milioni di italiani sono con noi», ha rassicurato il leader confortando i suoi anche con i sondaggi. «Stiamo crescendo» e il Movimento «vincerà alle Europee. Faremo campagna insieme nelle piazze». Anche i parlamentari sono ormai diventati esperti, sanno il fatto loro: «Tra qualche mese mi sorpasserete e vi potrete togliere il gusto di dire "Grillo chi?"».
Detto questo, è arrivato però anche l'altolà: basta con i gesti inconsulti e basta con l'Aventino. «Dobbiamo restare lì dentro, dobbiamo essere politicamente asfissianti» li ha incitati il leader. Ma per farlo «dovete essere sereni, decisi, sorridenti». Di più. L'indicazione è quasi gandhiana: «Usate l'arma della dolcezza.
Gli «altri sono ormai morti, fategli una carezza». Perché i toni sprezzanti, gli insulti, le parolacce, quelle sono cose che si può concedere solo lui. «Mi sono fatto 40 anni di palchi e di piazze. E sono 40 anni che li mando a quel paese. Ci vuole una certa autorevolezza per potersi permettere le parolacce».
La frecciata è chiaramente rivolta a Giorgio Sorial (quello di «Napolitano boia») e a Massimo De Rosa (quello di «siete brave solo a fare pompini» rivolto a sette deputate Pd), entrambi indagati dalla magistratura per le frasi profferite, che con i loro scivoloni hanno messo in difficoltà il Movimento. Ma nei loro confronti non c'è astio: Beppe ha tirato loro le orecchie, ma sdrammatizzando. E ha scherzato anche con Loredana Lupo, schiaffeggiata dal questore Dambruoso, ironizzando: «Questo qua di Scelta Civica non ha tutte le colpe. Loredana è cattivissima!». Ma lo scivolone, li ha avvertiti, è sempre dietro l'angolo e potrebbe costare ai parlamentari il prezzo della ricandidatura. «Abbiamo le nostre regole, ricordatevelo» avrebbe detto Grillo agli eletti più scatenati. E queste regole non contemplano la possibilità di ricandidare chi dovesse essere condannato.