Berlusconi al capolinea, «interdetto» per due anni

La Corte di Cassazione ha definitivamente confermato ieri sera la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per due anni nei confronti di Silvio Berlusconi nel processo Mediaset. L'ex premier era già stato condannato con sentenza irrevocabile per frode fiscale alla pena principale di 4 anni di reclusione (tre coperti da indulto). In particolare i Supremi giudici della Terza sezione penale hanno dichiarato «irrilevanti» le questioni di incostituzionalità delle norme tributarie sollevate dalla difesa di Berlusconi

Berlusconi è fuori dal Parlamento italianoLa Corte di Cassazione ha definitivamente confermato ieri sera la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per due anni nei confronti di Silvio Berlusconi nel processo Mediaset. L'ex premier era già stato condannato con sentenza irrevocabile per frode fiscale alla pena principale di 4 anni di reclusione (tre coperti da indulto). In particolare i Supremi giudici della Terza sezione penale hanno dichiarato «irrilevanti» le questioni di incostituzionalità delle norme tributarie sollevate dalla difesa di Silvio Berlusconi e hanno «rigettato» nel resto il ricorso contro la sentenza emessa dalla Corte d'appello di Milano il 19 ottobre 2013. Quel verdetto aveva ridotto a 2 anni l'originaria interdizione dai pubblici uffici pari a 5 anni.
«Prendiamo atto con grande amarezza della decisione della Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione. Come abbiamo detto nel corso dell'udienza di oggi, avremmo ritenuto quantomeno necessario un approfondimento presso la Corte Europea di Strasburgo». Lo dichiara l'avvocato Niccolò Ghedini, difensore di Berlusconi.
Immediata anche la reazione degli azzurri: «#Cmd...come volevasi dimostrare... non esiste corte che escluderà Berlusconi dalla vita politica dell'Italia. Unica corte valida: cittadini» ha scritto Giancarlo Galan in un tweet. «Esprimo la mia piena solidarietà a Berlusconi» dice anche Fabrizio Cicchitto del Nuovo centrodestra, in una nota.
Per Berlusconi è la parola fine: non potrà partecipare a sedute pubbliche, e non sarà candidabile per sei anni: «L'ineleggibilità derivante dalla interdizione dai pubblici uffici non sostituisce l'incandidabilità, ma si aggiunge ad essa» spiega il presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato, Dario Stefàno -. Ciò significa che nei prossimi due anni egli non godrà del diritto di elettorato attivo e passivo». In sostanza, «per quanto è previsto dalle norme di legge vigenti, il quadro attuale prevede un duplice impedimento: la ineleggibilità per interdizione dai pubblici uffici e la incandidabilità per 6 anni a seguito di condanna detentiva superiore ai due anni per reati gravi».
Ed ora? È fissato al prossimo 10 aprile il prossimo appuntamento giudiziario: quel giorno, infatti, davanti al Tribunale di Sorveglianza di Milano, verrà discussa la sua richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali. I legali di Berlusconi, Coppi e Ghedini, illustreranno quale sarà l'attività socialmente utile che il Cavaliere proporrà per scontare la pena residua, e al netto del condono, di un anno. Inoltre l'ex capo del Governo avrebbe scelto Arcore e non Palazzo Grazioli come abitazione dove vivere nel periodo dell'affidamento in prova, sebbene proprio prima della sentenza della Suprema Corte avesse trasferito la residenza a Roma.
A decidere sull'istanza, dopo l'intervento dei difensori e di un pg, saranno il presidente della Sorveglianza Pasquale Nobile De Santis e il giudice relatore Beatrice Crosti, affiancati da due esperti esterni. Il loro provvedimento dovrà essere depositato entro cinque giorni. Se la richiesta dovesse avere il via libera, dai 12 mesi da scontare potrebbero essere tolti 45 giorni, come prevede la legge, se nei primi sei mesi il percorso di messa in prova sarà giudicato positivo. Nel caso in cui, invece, la richiesta dovesse essere bocciata, a Berlusconi toccherebbe la detenzione domiciliare e, vista anche la sua età, non il carcere.

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