Dellai: serve uno scatto di fronte al nuovo centralismo. Anticipiamo la riforma dello Statuto di autonomia
Okay, dopo il voto in Senato il nuovo accordo finanziario con lo Stato è stato messo al sicuro, ma da qui a dire che ora l'Autonomia può dormire sonni tranquilli ce ne passa. «Anzi, ora che per qualche anno sui soldi non ci possono toccare - è la preoccupazione dei nostri parlamentari - a Roma troveranno altre strade per scardinare la specialità di Trento e Bolzano».
Ne è convinto, per esempio, Franco Panizza . «Non illudiamoci che sia tutto passato. Siamo in un Paese in cui domina l'incertezza, dove la crisi finanziaria è pressoché quotidiana, e noi non possiamo pensare di non subire il riflesso di tutte le difficoltà dello Stato».
Al senatore della Lega nord Sergio Divina che criticava i parlamentari del centrosinistra per non aver difeso completamente l'autonomia finanziaria Panizza replica: «Se lo Stato, per rispettare il nostro status, non ci tocca nulla e poi va in fallimento che ci guadagniamo noi? Niente. Preferisco fare qualche sacrificio ma garantire la sopravvivenza dell'Italia e per questo è giusto che responsabilmente si faccia anche noi la nostra parte».
Per il senatore autonomista le conclusioni politiche da trarre alla fine di questo percorso di recepimento dell'accordo finanziario sono di tre tipi. «Anzitutto che il patto sancito prima delle elezioni tra Patt, Svp e Pd nazionale regge e che senza di esso ora per noi le condizioni sarebbero ben diverse perché non ci sarebbe stato alcun vincolo per il governo a firmare l'accordo di Roma». «Detto questo - ammette Panizza - la burocrazia statale, specialmente al Ministero dell'economia, ha la brama di decidere tutto, e riportare ogni tipo di decisione al loro centro di controllo».
Non per nulla l'altra notte, fino a qualche minuto prima di votare la fiducia al Senato, si è tentato di sfilare qualche pagina dell'accordo dal testo che doveva finire in aula.
«Infine - conclude - incontrando l'altro giorno Renzi in Senato ho capito che il rapporto con le nostre istituzioni è positivo e che ci ritiene persone affidabili e di parola, ma questo non basta. Anche se noi oggi abbiamo un buon rapporto con il governo è chiaro che dentro i partiti nazionali non esiste il rispetto e la considerazione del valore delle autonomie». Panizza cita certe dichiarazioni del ministro Boschi e il disegno di legge del deputato del Pd Morassut che vuole dividere l'Italia in 12 regioni e abolire quelle a statuto speciale.
«Il tema è proprio quello» sottolinea l'ex governatore Lorenzo Dellai . «L'accordo recepito dal governo riguarda gli aspetti finanziari e, tutto sommato, è un buon patto. Ma ora c'è tutto da riscrivere il capitolo delle regole giuridiche. L'attacco all'autonomia non è solo quello sulle risorse, ma anche per cercare di togliere poteri e funzioni, dimostrando che solo le strutture centrali possono competere nelle grandi sfide della globalizzazione». «Da questo punto di vista le battaglie sono ancora aperte, ci vorrà impegno per dimostrare che il nostro sistema funziona e può essere da modello per il Paese».
Il tema vero, secondo Dellai, è come il Trentino e l'Alto Adige riusciranno ad elaborare in tempi brevi una proposta di riforma degli statuti prima che le previsioni di riforma della Costituzione entrino in vigore e travolgano le autonomie. «Bisogna consolidare le competenze che abbiamo perché la riforma del Titolo V in generale riduce le aree di competenza delle regioni e teoricamente potrebbe incidere anche su di noi. È ben vero che esiste una norma di salvaguardia ma essa può reggere solo fino ad un certo punto. Meglio, molto meglio un nuovo Statuto che ribadisca competenze che già abbiamo e che difenda le funzioni integrate con le norme di attuazione, tipo scuola, lavoro, università, energia».
Ma per quello che dovrebbe diventare il Terzo Statuto della storia dell'autonomia Dellai intravvede una nuova sfera d'ambito. «Bisognerà cercare di farvi entrare anche delle competenze "relazionali", nel senso di inserirvi i rapporti, anche economici e infrastrutturali, verso Innsbruck, l'Europa, le regioni dell'arco alpino».
Michele Nicoletti , dopo aver recepito come «sostanzialmente positivo» l'accordo di Roma, ammette che «esiste una volontà dello Stato di ripensare la sua articolazione interna togliendo poteri alle regioni». «Questo - spiega il deputato Pd - , non solo a seguito degli scandali e degli sprechi di denaro pubblico, ma anche perché in questi anni di devoluzione il divario tra nord e sud in tanti campi, tra cui scuola e sanità, si è ampliato».
«Non è che il governo sia diventato improvvisamente centralista ma in questo momento c'è la necessità di fare fronte a una diseguaglianza preoccupante». Anche a scapito del Trentino? «La nostra risposta dev'essere che noi, grazie alle nostra autonomia, siamo riusciti a far meglio del resto d'Italia e che siamo tra le regioni migliori d'Europa».
Possibile convincere l'opinione pubblica? «Chiaro che ci sono dichiarazioni estemporanee anche dentro Pd che derivano da scarsa conoscenza della situazione, ma a parte queste sparate i ragionamenti seri che ho visto nelle commissioni non riguardano la nostra autonomia che tutti sanno essere stata gestita bene e ancorata a trattati internazionali».