«Dipendenti provinciali pagati extra per i collaudi»
La rivolta degli ingegneri liberi professionisti prende la forma di un documento che in questi giorni sta passando di studio di studio, per essere sottofirmato. La richiesta è che il presidente dell’Ordine del Trentino, Antonio Armani, metta all’ordine del giorno la questione del «Nuovo ordine di casta», così viene definito, formato dai pubblici dipendenti e che ha un solo obiettivo: «L’esclusione degli ormai obsoleti liberi professionisti dagli incarichi per lavori pubblici».
Il contesto di crisi, il crollo dei lavori pubblici e la stretta dei bilanci di Provincia ed enti locali, ha reso ancora più evidente un disagio che cova da anni. E che ora esplode con toni particolarmente aspri: «La concorrenza sleale» si legge nel documento «è una forma di concorrenza malsana fra liberi professionisti, che comunque sono tra loro uguali dal punto di vista fiscale, di rischio d’impresa, di visibilità sul mercato e sono uguali anche dal punto di vista dei costi per produrre il loro lavoro e soprattutto ricavano il loro stipendio inteso come frutto di lavoro autonomo».
Un «nuovo Ordine di casta».
Poi, l’affondo: «Qui non siamo in presenza di concorrenza sleale da parte di altri colleghi liberi professionisti, ma stiamo assistendo alla nascita di una nuova entità formata da ingegneri, architetti, geometri, geologici, periti, dottori non ben specificati (ma non tecnici edili), che percepiscono uno stipendio fisso, continuo, sicuro e stabile e che si stanno riunendo in un Nuovo Ordine di casta».
Le nuove prassi.
Gli ingegneri liberi professionisti sostengono che negli ultimi anni s’è assistito «inermi e soprattutto inerti alla sequenza di svilimento progressivo della nostra funzione, passando dalla storica pratica dell’affidamento diretto degli incarichi al professionista, alla cancellazione della tariffa professionale e all’istituzione della prassi del confronto concorrenziale al massimo ribasso, alla creazione di liste interne ai Servizi tecnici con il fine di istituire la turnazione degli inviti alle gare». Denunciano inoltre «la nuova pratica dell’assegnazione diretta e non tramite gara, al personale interno della Pubblica amministrazione, facente richiesta di incarico professionale, con compensi o tariffe interne definite dal contratto collettivo dei pubblici lavoratori C.C.P.L.».
Lamentano pure il fatto che è stato «cancellato, di fatto, il tariffario con applicazione del criterio dell’offerta minima fra tutte quelle presentate», mentre, «per i Collaudi Statici affidati direttamente ai tecnici delle pubbliche amministrazioni, gli stessi funzionari hanno presentato brutalmente la parcella professionale così come la facevamo noi liberi professionisti in tempi ormai lontani, ossia onorario di base + spese al 30% e sconto del 20% per le pubbliche amministrazioni».
Una lunga lista.
Gli ingegneri liberi professionisti, in concreto, hanno stilato una lista (non esaustiva) di incarichi recenti affidati dal Servizio opere stradale e ferroviarie e da altri servizi della Provincia, per un totale di «compensi incentivanti» che ammonta 368.747,79 euro. Un paio di esempi: il collaudo tecnico amministrativo per la sistemazione e allargamento della statale 42 tra Mostizzolo e Caldes, affidato (59.267,70 euro di compenso) all’architetto Silvano Tomaselli di Itea spa, all’ingegner Stefano Degivili (già dirigente del Servizio gestione strade) e al dottor Paolo Fontana del Servizio appalti; per la stessa opera, l’incarico di consulente per la sicurezza in fase esecutiva al geometra Franco Micheli del Servizio opere stradali e ferroviarie, consigliere comunale dell’Upt a Trento: 60 mila euro per due anni (il limite massimo è di 30 mila euro all’anno, ndr). Curioso che per la stessa opera e prestazione sia stato pure dato un incarico di «consulenza a supporto delle attività di coordinamento della sicurezza del cantiere» ad un esterno, il geometra Ezio Fadanelli, per 48 mila euro.
Una verifica giuridica.
Tra l’altro, gli ingegneri liberi professionisti chiedono al loro Ordine (nel cui consiglio siedono anche alcuni dirigenti della Provincia) «una verifica della correttezza giuridica delle procedure messe in atto» e di «arginare quello che sembra essere l’attacco finale alla libera professione». Chiedono pure di verificare se «i cosiddetti compensi incentivanti sono al netto di altre eventuali indennità aggiuntive (indennità chilometrica, rimborsi spese, assicurazione professionale, etc.).