Regioni-governo: tregua finita Sui fondi ultimatum a Renzi
Il giorno dopo la tregua con il governo, le Regioni decidono all’unanimità di sospendere il parere da dare in sede di Conferenza unificata sulla legge di stabilità. «Una questione di serietà e coerenza», spiegano concordi il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino (Piemonte) e il vicepresidente Giovanni Toti (Liguria), mentre il governatore della Puglia, Michele Emiliano, si affretta a dire che «se non arriverà il decreto “Salva Regioni”, siamo pronti a restituire le chiavi» degli enti.
«Il decreto va fatto, le Regioni sono cadute in un errore in cui sono state indotte, è un atto dovuto e va fatto subito, ci sono gli assestamenti di bilancio da fare», ha chiarito Emiliano.
Intanto il premier Renzi continua il pressing sulle Regioni. «Abbiamo aumentato i soldi per la sanità da 110 a 111 miliardi. Il punto, adesso, è costringere le Regioni a spendere meglio i soldi che hanno, anzichè lamentarsi per quelli che vorrebbero», dice.
Affermazioni che i governatori continuano a respingere in qualche modo al mittente.
«La legge di stabilità non si tocca - risponde Emiliano - ma il taglio alla sanità c’è, per questo si cerca di lavorare su altri tavoli per fare quadrare i conti».
Di qui anche la decisione di far slittare il parere sulla legge di stabilità.
Proprio la ristrettezza delle risorse, che dunque per il 2016 ammonteranno a 111 miliardi, cifra nella quale vanno inclusi i farmaci innovativi e i nuovi Livelli essenziali di assistenza, fa litigare i governatori sul riparto del Fondo sanitario 2015, di cui oggi si è discusso in Conferenza delle Regioni.
«Nel riparto del Fondo sanitario attualmente ci sono criteri iniqui: bisogna reimpostarli - spiega il presidente della Calabria, Mario Oliverio - nel corso di questi anni si sono storicizzati alcuni criteri ma il sistema sanitario non può non affrontare queste sperequazioni nord sud. Abbiamo una mobilità sanitaria verso il Nord del paese in conseguenza di prestazioni al sud che si sono andate via via depauperando».
«Ora speriamo che questi tagli non vadano a colpire i fratelli più magri, ovvero quelli del sud», gli fa eco Emiliano.
Le Regioni, guardando al futuro, hanno anche fatto nuovmente i calcoli.
«Il disegno di legge di stabilità 2016 - scrivono in un documento con il quale propongono emendamenti alla Legge di Stabilità - prevede tagli continuativi e strutturali sulla spesa corrente delle regioni che cumulati agli effetti delle manovre finanziarie degli anni precedenti registrano un impatto sull’esercizio 2016 di circa 10 miliardi». Se si guarda al periodo 2016-19 i tagli cumulati salirebbero a 72 miliardi.
Questo metterebbe in discussione l’equilibrio dei bilanci.
Intanto Chiamparino, che ieri ha ribadito la volontà di dimettersi dalla carica di presidente della Conferenza delle Regioni, oggi raccoglie il sostegno del presidente del Friuli Venezia Giulia e vicesegretario del Pd Debora Serracchiani: «Personalmente gli ho chiesto di rimanere, lo abbiamo fatto tutti, anche perchè credo sia una grande risorsa».
Sostegno al presidente dimissionario arriva anche dal governatore del Veneto Luca Zaia: «Chiamparino è una persona perbene, si è comportato con correttezza nel presentare le istanze di tutte le regioni e ha il mio sostegno per continuare a guidare la Conferenza delle Regioni».
Sulla stampa, invece, il governatore della Lombardia Roberto Maroni sollecita «in questa fase di forte conflitto istituzionale una guida di garanzia. Qualcuno, che non appartenga allo stesso partito del presidente del Consiglio».
Tesi che sposa il collega Toti: «In momento in cui si fanno profonde riforme, avere un presidente di opposizione potrebbe essere un motivo di garanzia».
Anche il capogruppo leghista in Regione Emilia Romagna, Alan Fabbri, chiede un governatore dell’opposizione, «meglio se della Lega Nord», per il dopo-Chiamparino.
Intanto l’Anci propone al governo un pacchetto di norme urgenti per consentire ai Comuni di chiudere bene i bilanci relativi al 2015 con un documento che, chiede l’Associazione, potrebbe già essere recepito all’interno del cosiddetto decreto Salva Regioni, che domani dovrebbe essere all’esame del Consiglio dei ministri.
Valentina Roncati [Ansa]