Pd, Dorigatti contro i dissidenti «Ci organizzeremo anche noi»
«Se non ritroviamo ora le ragioni dello stare insieme e la capacità di fare sintesi e governare, perché dovremmo riuscire a farlo nel 2018? Il centrosinistra autonomista come potrà pensare di ripresentarsi unito alle elezioni?» Il presidente del consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, esponente di primo piano del Pd trentino, sta seguendo con apprensione, sia per la sua collocazione politica, che per il suo ruolo istituzionale, le fibrillazioni interne al Pd e agli altri partiti della coalizione - Upt e Patt - che hanno prodotto contrapposizioni pubbliche sul tema della sanità e anche voti fuori dai ranghi in commissione e in aula.
Presidente Dorigatti, il senatore Giorgio Tonini e il deputato Lorenzo Dellai ritengono che la tenuta del centrosinistra autonomista sia a rischio e anche il progetto politico che unisce Pd, Upt e Patt. Lei cosa ne pensa?
Sono d'accordo. La domanda che dobbiamo porci infatti è: il futuro della coalizione qual è se siamo così litigiosi oggi? Se continuiamo così non si va da nessuna parte.
Come si risolve? Chi nella maggioranza e nel Pd è critico verso le scelte della giunta Rossi dovrebbe tenersi le sue critiche e non disturbare il manovratore, per lasciarlo governare?
Non è questo. Non si tratta di essere governativi o non governativi, ma il Pd, che è un partito del 22% e che punta a confermare e ad aumentare il suo consenso nel 2018, non può essere autoreferenziale, ma deve portare le sue proposte e idee al governo cercando la sintesi più alta. Solo così possiamo riuscire a incidere nelle scelte e nello stesso tempo dare stabilità alla giunta e fiducia ai cittadini.
Lei non condivide i comportamenti dell'area del Pd che fa riferimento a Donata Borgonovo Re, Civico, Nicoletti e Plotegher, che sabato scorso si è ritrovata per una riunione di «corrente»? Non pensa che il loro documento possa essere di stimolo per tutto il partito e per la coalizione?
Certo, potrebbe essere utile se ci fosse la volontà di dialogare, ma se ognuno sta nel suo recinto diventa difficile. E le fughe in avanti creano solo contrapposizione. Comunque, penso che anche altri organizzeranno un incontro pubblico.
Gli altri chi? Lei, Manica, Zeni?
Tutti gli altri. Quelli che non c'erano a Piedicastello all'incontro di Civico.
Sarà la vostra risposta?
Sarà un modo per confrontarci sui temi e un richiamo a chi sente la responsabilità collettiva di rafforzare la coalizione e l'attività della giunta.
Lei, in effetti, non ha condiviso neppure la disponibilità espressa dal vicepresidente Alessandro Olivi a prendere le redini del Pd, anche a costo di doversi dimettere dalla giunta?
Penso che non sia il caso di aprire altri fronti destabilizzanti. Olivi è un punto di riferimento del Pd in giunta e le sue eventuali dimissioni creerebbero nuove fibrillazioni che è meglio evitare. Deve stare lì dov'è.
E dunque, viste le regole del Pd che impediscono a un assessore di fare il segretario provinciale del partito, dovrete cercare qualcun altro. Lei chi vedrebbe bene?
Come dice il senatore Tonini, oggi è prematuro parlare di nomi perché il congresso sarà in primavera. Comunque, a proposito di regole, mi fa piacere vedere che ora a livello nazionale si torna sulla proposta di far votare il segretario solo dagli iscritti. È quello che io ho sempre sostenuto e mi davano dell'antiquato.
Il 14 dicembre inizia in consiglio provinciale la discussione sulla legge di stabilità. Teme problemi di tenuta della maggioranza?
No. I problemi che sono sorti in commissione sulle Rsa sono stati risolti. Alla fine la maggioranza si è compattata.