Giunta provinciale, Tonina a rischio Quasi un monocolore della Lega
Il neopresidente della Provincia, Maurizio Fugatti, si appresta a varare una giunta che sarà quasi un monocolore leghista, con la presenza di un solo assessore espressione delle forze alleate. E sarà così almeno per alcuni mesi, se effettivamente Rodolfo Borga (Civica trentina) confermerà la sua richiesta al presidente di entrare nell’esecutivo in un secondo tempo, tra qualche mese, per potersi concentrare ora sulle sue cure.
La Lega si mostra infatti irremovibile nella richiesta di quattro assessorati (il tecnico scelto da Fugatti non è considerato in quota Lega), il che significa che su un totale di sei assessori massimo - oltre all’esterno - che il presidente può nominare, rimane un solo posto da assegnare alle altre liste oltre a quello certo per la Civica, l’unica ad aver ottenuto due consiglieri provinciali. E nelle ultime ore si fa strada l’ipotesi che questo assessorato possa andare a Walter Kaswalder (Autonomisti popolari), persona che Fugatti stima personalmente e che rappresenta tra le varie civiche l’unica forza autonomista della coalizione di centrodestra. In ribasso sono invece le quotazioni di Mario Tonina, ex Upt ora eletto con Progetto Trentino, che ambirebbe all’assessorato all’agricoltura, che però la Lega vuole ternere per sè ritenendolo cruciale. Per Tonina potrebbe aprirsi dunque la possibilità di una poltrona istituzionale, come presidente del consiglio regionale o forse provinciale, sempre che anche per quest’ultimo ambito e remunerativo posto non ci sia l’ipoteca leghista.
Il governatore non sembra intenzionato a deludere il suo partito, che è stato di gran lunga il più votato della coalizione con il 27% dei consensi, mentre gli altri si sono spartiti le briciole agguantando un solo seggio ciascuno, quindi è molto probabile che per la Lega ci siano i quattro assessorati e forse anche la vicepresidenza «temporanea» in attesa di Borga: il segretario Mirko Bisesti (cultura o istruzione), la deputata Stefania Segnana, per la quale si parla di sanità e welfare, l’albergatore Roberto Failoni (turismo) e la deputata Giulia Zanotelli all’agricoltura. In alternativa a Zanotelli c’è l’ipotesi Roberto Paccher, che se non sarà in giunta vedrà comunque riconosciuto il suo risultato e il suo impegno nel partito con un’altra carica.
Fugatti vorrebbe riuscire ad avere due donne in giunta, ma la nomina di Zanotelli è legata alla possibilità di fare l’election day ovvero di unire le elezioni suppletive nei collegi uninominali per la Camera con le elezioni europee del 26 maggio. La legge in vigore prescrive che le elezioni si tengano entro 90 giorni dalla dichiarata vacanza del seggio, dopo le dimissioni del deputato. Con questi termini è evidente che se il deputato ora governatore Maurizio Fugatti si dimettesse ora e con lui la deputata Zanotelli, se nominata assessora, non si riuscirebbe ad arrivare al 26 maggio ma si dovrebbe votare prima, verso marzo, per rieleggere i deputati dei due collegi uninominali.
Ma Fugatti vorrebbe evitarlo e anche il ministro degli Interni e leader della Lega, Matteo Salvini, come ha dichiarato nell’a sua intervista all’Adige della settimana scorsa per «non rompere le scatole» ai trentini chiamandoli al voto una volta in più. Ma per poter votare a maggio è necessario cambiare la legge. «Serve una nuova norma - spiega il presidente Fugatti - stiamo verificando a giorni se è possibile una modifica». È lo stesso Salvini che sta cercando la strada ad hoc; se risultasse troppo complicata il presidente potrebbe trovarsi a dover rinunciare a Zanotelli per limitare le suppletive alla Valsugana. Intanto, non si dimette da deputato spostando in avanti il conto del 90 giorni, anche se assicura di essersi sospeso l’indennità. Volendo, sebbene non sia un comportamento istituzionalmente encomiabile, potrebbe riuscire a rinviare le dimissioni per mesi.