L'idea di Fugatti: un «nuovo» Cinformi
L’idea è quella di mettere «a disposizione dei trentini in difficoltà le competenze sviluppate all’interno del Cinformi», il Centro informativo per l’immigrazione che fa capo al Dipartimento Salute e solidarietà sociale della Provincia. Un’idea che l’esecutivo a trazione leghista guidato da Maurizio Fugatti sta valutando con interesse e che rappresenterebbe una soluzione alternativa alla chiusura dell’ente, che era stata annunciata in campagna elettorale (e ribadita anche recentemente attraverso i social da qualche esponente del Carroccio).
«L’ipotesi è stata discussa in sede di giunta, ma questo non significa che lo faremo nel breve termine» ha precisato il governatore Fugatti a margine della seduta consiliare di ieri, nel corso della quale ha fatto accenno a questa intenzione. «Di certo il Cinformi va razionalizzato, anche perché è sicuramente ridondante rispetto alle agenzie esistenti. Manteniamo l’attività che prevede l’importante collegamento con la questura per le pratiche relative ai permessi di soggiorno, ma alla luce del fatto che ci sono tanti trentini che hanno necessità di chiedere informazioni e avere un supporto, potremo valutare nei prossimi mesi di aprire il Cinformi e il suo know how anche alle necessità degli italiani». Ma in tal caso non si assisterebbe ad una sovrapposizione dell’attività svolta dall’Agenzia del lavoro? «Tutto può essere utile. La mission è quella di dare un aiuto ai trentini in difficoltà» ha spiegato Fugatti, che parlando dell’attività svolta dal Cinformi ha osservato: «Gli operatori chiamavano tutti i ristoratori, le aziende agricole, ma su questo non siamo d’accordo, anche perché non mi risulta che l’Agenzia del lavoro lo faccia quotidianamente».
L’occasione per affrontare l’argomento è stata la discussione della mozione presentata dal Pd (primo firmatario l’ex assessore Luca Zeni), con la quale si suggeriva di non smantellare il sistema di accoglienza e di integrazione degli immigrati ospitati in Trentino. Con la mozione, che è stata bocciata, i «dem» proponevano di organizzare i servizi per gli stranieri residenti in Trentino «in modo da favorire percorsi di autonomia e quindi di sicurezza e di accettazione sociale». Zeni chiedeva anche di attivare un tavolo di confronto con i rappresentanti degli operatori impegnati nell’accoglienza e rivedere la decisione di ridurre drasticamente le risorse destinate al Cinformi, che «si rivolge soprattutto ai lavoratori, in particolare dell’Est, come le badanti».
Rispetto al tema dei dipendenti delle coop che, a causa dei tagli, perderanno il lavoro (si parla di 140 operatori) Fugatti è stato chiaro: «Le ricadute sul mondo delle coop c’è, ma ci si è dati alcuni mesi di tempo per aprire un tavolo con coop e sindacati e si è deciso di mettere in campo tutti gli strumenti per le persone che si troveranno senza lavoro, come si fa per altri settori. Siamo pronti anche a valutare altri eventuali progetti recuperando le professionalità per aiutare i trentini in difficoltà».
Il presidente ha evidenziato inoltre come il governo nazionale abbia tagliato le risorse da 35 a 23 euro per l’accoglienza dei singoli richiedenti asilo e che la giunta «avrebbe dovuto quindi mantenere corsi di lingua e psicologi con risorse della Provincia». Un altro dato di fatto è lo stop agli sbarchi e il fatto che l’85% dei richiedenti asilo non ottiene il riconoscimento: «Nel 2020 quanti sono ospitati oggi termineranno il percorso di accoglienza e non avranno più diritto agli aiuti. La giunta ha dunque preferito agire subito, senza attendere».
Nel corso del dibattito in aula, Paolo Ghezzi (Futura2018) ha evidenziato come la destrutturazione di un sistema che garantiva una gestione delle presenze rischi di portare a risultati opposti rispetto a quelli prefissati e Ugo Rossi (Patt) ha contestato la sospensione dei corsi di lingua per i profughi e ricordato che in passato le parrocchie organizzavano corsi di lingua per siciliani e pugliesi, mentre Alessia Ambrosi (Lega) ha affermando che «Cinformi negli anni è diventato una speculazione». Filippo Degasperi (Cinquestelle) ha invece ricordato che con Cinformi si sono evidenziate diversità di trattamento tra stranieri e trentini in difficoltà: «Questo ente ha più volte tempestato di richieste le aziende per trovare lavoro agli stranieri, ma nessuno fa la stessa cosa per i disoccupati locali, come quelli della Marangoni».
L’idea del «nuovo Cinformi» viene bocciata senza appello dai sindacati. Cgil, Cisl e Uil hanno affidato a una nota conguinta la loro posizione:
«Potenziare i centri per l’impiego aumentandone la dotazione di risorse umane e la professionalità è una priorità che il sindacato sostiene da anni. Quindi ben venga se la nuova giunta provinciale decide di muoversi in questa direzione, a vantaggio di tutti coloro che devono inserirsi sul mercato del lavoro, senza creare inutili duplicazioni e valorizzando, invece, la regia di Agenzia del Lavoro. Che si decida di destinare il Cinformi, rovesciandone gli obiettivi, all’inserimento lavorativo dei soli trentini è una proposta surreale e discriminatoria. Perché escluderebbe gli immigrati dalle politiche del lavoro. Si dimentica inoltre che gli stranieri non sono solo i richiedenti asilo, ci sono migliaia e migliaia di lavoratori, ci sono molti immigrati di seconda generazione che vivono da anni sul nostro territorio e che sono parte della nostra comunità. Senza mai dimenticare che sono le nostre imprese e le nostre famiglie ad avere bisogno di lavoratori e lavoratrici immigrate. In tutti questi anni chi avrebbe raccolto mele e uva senza gli immigrati? Chi avrebbe seguito i nostri anziani non autosufficienti o malati soli in casa senza le badanti straniere?
Pensare di migliorare le condizioni di vita dei trentini sfasciando azioni virtuose di integrazione e convivenza è miope e controproducente. Serve invece una rete qualificata di servizi in grado di fornire risposte efficaci ai molteplici bisogni di tutta la comunità di persone che vive sul nostro territorio. Per quanto ci riguarda il Cinformi fino a questo punto ha dimostrato di dare il suo importante “pezzo di contributo”».