Medicina, la rivolta dei professori Più di 120 docenti contro Fugatti «Umilia l'Università di Trento»
«Una vicenda desolante che, oltre a rivelare una notevole improvvisazione, rappresenta un’offesa, forse voluta, all’Università di Trento e ai risultati che questa ha conseguito negli anni». La mail è arrivata ieri nelle caselle di posta di centinaia di docenti universitari. Ma, come avete letto, non si trattava dei classici auguri di Natale. Un gruppo di presidi e docenti, formato da Claudio Giunta, Fulvio Cortese, Elvira Migliario, Carlo Miniussi, Alessandro Quattrone, Giuseppe Sciortino, Marco Tubino ha scritto ai colleghi in merito alla questione della Scuola di Medicina, chiedendo di sottoscrivere una lettera da inviare all’Università di Padova ma che, ovviamente e implicitamente, contiene anche un messaggio diretto alla Provincia di Trento. E ieri sera le firme erano già oltre 120. Insomma: docenti universitari compatti “contro” Padova e “contro” Fugatti, e dalla parte del proprio rettore Paolo Collini.
Nel testo della mail, oltre alla frase sopra, si sottolinea come gran parte della responsabilità nella vicenda della Scuola di Medicina sia del governo provinciale. Ma i veri destinatari sono i colleghi dell’Università di Padova, ai quali viene chiesto come mai il loro ateneo si sia prestato a un’operazione politica contro un’altra università con la quale ha da decenni rapporti di buon vicinato e collaborazione.
Nella lettera, che i docenti trentini invitano a far pervenire ai docenti padovani, si legge che «Da tempo la nostra Università sta lavorando per aprire una Scuola di Medicina a Trento. È un progetto coerente con l’identità e, soprattutto, i risultati scientifici raggiunti dal nostro ateneo negli ultimi anni. Siamo pronti a questo passo.
Mentre, in rapporto con altri atenei italiani, stavamo lavorando a questo progetto, la Giunta della Provincia di Trento ha avviato consultazioni con l’Università di Padova, invitandola ad aprire una propria sede a Trento per attivare corsi di Medicina e Chirurgia. L’Università di Padova, attraverso il suo rettore, si è detta interessata e sta lavorando a una proposta operativa che la Provincia di Trento ha in animo di finanziare. L’Ateneo trentino - cioè, è forse bene esplicitarlo, l’università che sorge nel territorio amministrato dalla Giunta provinciale - non è stata coinvolta».
Fino a qui, per chi vive in Trentino, sostanzialmente nulla di nuovo, con una serie di tappe della vicenda ormai pubbliche, soprattutto dopo la presentazione ufficiale di mercoledì da parte di Collini. Ma poi i prof trentini vogliono vederci chiaro.
«La prima considerazione riguarda la vita universitaria, i rapporti tra gli atenei italiani e - per parlare con franchezza - il rispetto per il lavoro altrui. La concorrenza tra atenei per attirare i migliori studenti e i migliori ricercatori è ormai, comunque la si pensi nel merito, un dato di fatto. Ma non ci pare che possa chiamarsi concorrenza leale questa gara ad aprire, grazie a relazioni politiche poco trasparenti, sedi didattiche e di ricerca all’interno di un territorio in cui già opera un’altra università, in chiara contrapposizione ai progetti di tale università. La seconda considerazione riguarda il rapporto tra politica e università. Non certo in base a considerazioni di ordine scientifico, la Giunta provinciale trentina ha deciso di escludere da un’iniziativa cruciale per il suo territorio la propria stessa università, un’università che nello spazio di mezzo secolo è diventata una delle migliori d’Italia. Che in questa manovra politica l’Università di Padova si schieri dalla parte della politica e non di un’altra università con la quale ha da decenni rapporti di buon vicinato e collaborazione, è cosa che lascia interdetti prima ancora che amareggiati.
Come docenti dell’ateneo di Trento, faremo del nostro meglio per impedire che ciò accada: la nostra università non merita di essere umiliata in questo modo. Vi chiediamo quindi – come colleghi, come ricercatori, come accademici – di essere al nostro fianco in questa vicenda a nostro giudizio allarmante. Ve lo chiediamo non a difesa dell’Università di Trento, ma a difesa dell’autonomia e della dignità dell’università italiana».
Sull’esistenza della lettera il rettore Collini ha ammesso ieri di esserne a conoscenza, ma ovviamente di non esserne il promotore. Insomma, l’autonomia democratica degli insegnanti. Che sia dai colleghi padovani sia dal loro datore di lavoro (la Provincia) ora pretendono chiarezza.