Dalla nave da crociera infetta l'ultimo a scendere è il comandante: è italiano, è l'anti-Schettino
Divisa, trolley e mascherina: la foto del comandante Gennaro Arma che lascia per ultimo, da solo, la Diamond Princess ha fatto il giro del mondo suscitando un’ondata di rispetto e simpatia nel mezzo dell’ansia globale da coronavirus che ha paura del contagio italiano.
Quest’uomo elegante e schivo, che si è tenuto al riparo dei riflettori nel momento di massima esposizione mediatica, ha fatto quello che dovrebbe essere ovvio per il comandante di una nave ma che non è per nulla scontato. È rimasto al suo posto fino alla fine gestendo una situazione drammatica, la più difficile e inaspettata della sua carriera, conservando il sangue freddo mentre l’emergenza montava e i 3.700 passeggeri di 56 nazioni, pur confinati nelle rispettive cabine, venivano contagiati a centinaia. Giorni durante i quali lo stillicidio degli infettati, degli evacuati, dei morti, avrebbe messo a dura prova i nervi di chiunque. Lui, invece, ha perfino trovato la forza, il giorno di San Valentino, di far distribuire cioccolatini a forma di cuore.
«Il capitano eroe», lo ha definito su Twitter la Princess Cruises, società armatrice della nave, ringraziando lui e «l’eccezionale equipaggio» del gigante da crociera confinato per settimane che sono sembrate infinite nella baia di Yokohama, in Giappone. «Ovviamente il giudizio della compagnia fa molto piacere, ma non dite che è un eroe», si è schermita la moglie Mariana. E, fedele alla sobrietà che ha tenuto durante tutta la vicenda della crociera dell’orrore, ha aggiunto: «Gennaro è un uomo di mare ed ha eseguito quello che i capitani devono fare: essere a capo, guidare e prendere decisioni». Ora «é tranquillo per aver concluso questa esperienza nel miglior modo possibile», ha detto ancora Mariana, che ha confessato che il compito più difficile per lei è stato quello «di affrontare in questi lunghi giorni i media. Essere catapultata all’attenzione dei media e dover reggere all’impatto, non ero preparata».
Per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, Arma è «il simbolo di un’Italia forte che non molla mai». E in molti hanno fatto l’inevitabile paragone con Francesco Schettino e la sua ingloriosa fuga dalla Costa Concordia mentre stava affondando davanti all’isola del Giglio. Anche perché entrambi originari della penisola sorrentina ed entrambi diplomati all’istituto nautico Nino Bixio di Piano di Sorrento.
Le operazioni di sbarco dei membri dell’equipaggio ancora a bordo e degli ultimi 130 passeggeri sono terminate la notte scorsa e ora tutti dovranno affrontare altri 14 giorni di quarantena sulla terraferma. Come loro anche il comandante Arma.
Ma la sua battaglia, anzi la guerra, l’ha già vinta.