I Nas chiudono 21 punti prelievo per i tamponi rapidi
Individuati 18 operatori che svolgevano l'attività senza Green pass in tutto il territorio nazionale: contestate 282 violazioni
ROMA. Il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute ha avviato, d'intesa con il Ministero della Salute, una campagna di accertamenti per verificare la corretta esecuzione dei tamponi e analisi antigeniche per la ricerca del Covid-19.
Ad esito delle ispezioni - informa una nota - è stata disposta la sospensione di 21 punti di prelievo di tamponi rapidi condotti in condizioni igienico-strutturali carenti e individuati 18 operatori che svolgevano l'attività privi del Green pass.
Il controllo negli ultimi 30 giorni ha interessato 1.360 farmacie e centri analisi, rilevando irregolarità presso 170 (il 12,5%) contestate 282 violazioni. Sono stati sequestrati complessivamente 677 kit per tamponi rapidi risultati non idonei e l'estensione delle verifiche ha inoltre consentito di accertare ulteriori violazioni connesse con la regolare tenuta di farmaci e dispositivi medici, eseguendo il sequestro di 650 confezioni di medicinali defustellati e 25.300 mascherine facciali irregolari.
I controlli dei Carabinieri dei Nas sono stati avviati dal mese scorso in tutta Italia principalmente per prevenire e contrastare il fenomeno dei cosiddetti 'falsi positivi' "e cioè soggetti già risultati positivi che si presentano presso un punto di prelievo con la tessera sanitaria di un altro soggetto no vax al fine di fargli ottenere, alla scadenza del periodo di quarantena e successivamente a un test negativo effettuato da quest'ultimo, il green pass".
Le 282 violazioni contestate sono per uso di tamponi e kit reagenti non regolari i quali, non rispettando gli standard richiesti, potevano fornire un risultato inattendibile; mancata identificazione e registrazione delle persone sottoposte a test nonché irregolarità nella comunicazione delle risultanze nella piattaforma sanitaria informatica; inadeguatezza delle figure professionali impiegate nell'esecuzione dei tamponi, in quattro casi effettuati da personale non qualificato e in altri casi privo del Green pass obbligatorio; effettuazione dei test in ambienti non idonei sotto il profilo igienico sanitario (androni di condominio, sottoscala, etc.), in locali promiscui o in totale assenza di autorizzazione regionale, aumentando il rischio di contagio.