Assegno di mantenimento revocato, l'ex moglie spendeva i soldi per shopping e spese futili
Nelle motivazioni della sentenza - depositata il 18 gennaio -, la Corte sottolinea infatti che l’assegno non è dovuto se il coniuge si rifiuta di lavorare pur avendone la possibilità e se ha redditi adeguati a mantenersi e ad affrontare le spese che derivano dalla nuova condizione di vita
ROMA. Spese pazze, nessuna volontà di trovarsi un lavoro possono costare caro a chi percepisce un assegno di mantenimento: la Cassazione, con una sentenza che crea un importante precedente, ha stabilito la revoca degli assegni per il coniuge che effettua «spese voluttuarie», cioè frivole, e che, invece di lavorare magari passa le giornate in palestra oppure dall’estetista.
Nelle motivazioni della sentenza - depositata il 18 gennaio -, la Corte sottolinea infatti che l’assegno di divorzio ha «una funzione assistenziale e compensativa», richiede l’accertamento «dell’inadeguatezza dei mezzi, o comunque dell’impossibilità di procurarseli per ragioni oggettive».
L’assegno non è dovuto, invece, se il coniuge si rifiuta di lavorare pur avendone la possibilità e se ha redditi adeguati a mantenersi e ad affrontare le spese che derivano dalla nuova condizione di vita.