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La rabbia di Madonna: "Trump uno stupratore alla guida degli Usa"

La star interviene duramente su Instagram, intanto a Budapest i leader Ue siu interrogano sul futuro die rapporti con gli Stati Uniti "isolazionisti". Macron: «L’Europa si svegli, dobbiamo difendere i nostri interessi. Dobbiamo scrivere noi la nostra storia»

NEW YORK. La rabbia di Madonna su Instagram per la vittoria di Donald Trump alle presidenziali Usa. "Sto cercando di capire: perché un criminale condannato, stupratore e bigotto è stato scelto per guidare il nostro Paese perché fa bene all'economia?", afferma la celebre popstar su Instagram.

Frattanto, il conteggio dei voti va verso la fine: Donald Trump si aggiudica anche il Nevada, uno dei due ultimi stati in bilico di cui erano attesi i risultati finali. Lo rende noto la Cnn che ha attribuito lo Stato al tycoon, con il 50,8% delle preferenze contro il 47,3% di Kamala Harris.

A questo punto dello spoglio resta da chiudere solo l'Arizona dove al 74% dello spoglio Trump è in testa con il 52,5% contro il 46,6% della rivale.

E sul futuro dell'Europa interviene l'inquilino dell'Eliseo, al vertice della Comunità politica europea, 42 leader riuniti in uno stadio enorme e nuovissimo, la Puskas Arena, è arrivato nel momento peggiore per l’Europa.

Allo schiaffo giunto da Oltreoceano, i leader dell’Ue si sono ritrovati anche con una Germania politicamente a pezzi e con un sovranismo che, in Donald Trump, troverà ancor più vigore.

Il momento è serio. Ed è stato Emmanuel Macron, alle prime battute del vertice, a ricordarlo a tutti: «l’Europa si svegli, dobbiamo difendere i nostri interessi. Dobbiamo scrivere noi la nostra storia», è stato il suo monito. Il presidente francese ha reagito da par suo alla vittoria di Trump. Tornando a cavalcare una strategia che da tempo ritiene l’unica percorribile: quella di una sovranità europea, sia in campo economico che nel settore della difesa.

L’arrivo di Trump, viene spiegato da fonti diplomatiche, ha messo l’Europa di fronte a una realtà inevitabile. Macron ha dato il là ad una discussione che, dopo la riunione della Comunità Politica europea, i 27 leader Ue hanno previsto di mettere al centro della cena informale ospitata nel Parlamento ungherese, sulle rive del Danubio.

Lontano dai riflettori la questione Trump è affrontabile con maggiore franchezza. Con il rischio, tuttavia, di spaccarsi subito sulla controffensiva da mettere in campo.

«Se restiamo erbivori i carnivori ci divoreranno, dobbiamo almeno essere onnivori», ha sottolineato l’inquilino dell’Eliseo. La linea di Macron è destinata a rinfocolare l’ammaccato asse franco-tedesco e troverà una convinta accoglienza anche dalle parti di Palais Berlaymont. Ursula von der Leyen da mesi si prepara all’uragano Trump. L’obiettivo della presidente della Commissione è lavorare sugli interessi comuni agli Usa di Trump e all’Ue. E la convinzione di von der Leyen è che questi interessi esistono, eccome. Comprendendo, ad esempio, un comune avversario commerciale: la Cina. Da Budapest la numero uno dell’esecutivo europeo ha anche chiamato il presidente eletto americano.

«Abbiamo discusso di difesa e Ucraina, commercio ed energia. Insieme, possiamo promuovere la prosperità e la stabilità su entrambe le sponde dell’Atlantico», ha riferito su X. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non ha nascosto i suoi timori. «Nessuno può prevedere cosa farà Trump», ha sottolineato parlando ai leader europei. Ai quali ha ribadito l’esigenza di «una pace giusta secondo un piano deciso dall’Ucraina».

«Serve un cessate il fuoco, e dopo il voto negli Usa sono di più i Paesi europei pro-pace», ha replicato Orban, in una conferenza stampa nella quale ha simbolicamente raccontato di aver brindato con della vodka alla vittoria di Trump. Subito dopo, sul palco, è salito Zelensky. Il leader di Kiev ha smentito l’ungherese su tutto, stoppando qualsiasi tentazione europea di cessate il fuoco: «Prima ci deve essere un piano, o si tornerebbe al 2014, e abbiamo visto cosa è successo».

Ma sugli aiuti militari a Kiev anche i più ottimisti, in Ue, ora tentennano nell’eventualità di restare senza Washington.

«Una pace si ha solo con delle concessioni, e bisogna che Vladimir Putin qualcosa la conceda», è la riflessione a voce alta di una fonte diplomatica a tarda sera.

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