Le scarpe,compagne di vita

di Paolo Ghezzi - NO

bambina di haitiLe scarpe. Si capiscono un sacco di cose, dalle scarpe.Si fanno un sacco di cose con le scarpe. Ora sappiamo che si contestaperfino il presidente degli Stati Uniti d'America, con le scarpescagliate: come al circo il lanciatore di coltelli. Come ha fatto ilcollega iracheno Muntadhar al-Zeidi, in segno di polemica e disprezzoper Bush guerrafondaio (salvo poi chiedergli scusa, forse per evitarel'ergastolo). Scarpe poi distrutte dai servizi segreti che cercavano unordigno esplosivo: e invece erano solo scarpe. Sacrosante scarpecontestative.
Elogio delle scarpe, dunque, dei loro significati, del loro valoresimbolico, della loro capacità di rivelare uno stile, un carattere,un'intenzionalità, un'impronta. Compagne di una vita.
La scarpa di Kruscev sbattuta sul tavolo delle Nazioni unite nel 1959, una scarpa post-stalinista.
Le scarpe a punta, come spade, delle donne cacciatrici di uomini.
Le scarpe feticcio, sadomasochiste, gli stivali vertiginosi delle incantatrici di maschi.
Le scarpe col laccetto, delle antiche ragazzine proclamanti innocenza.
Le scarpe dei soldati, degli alpini nella steppa, del sergente nella neve: le scarpe del gelo, della tortura, dell'impotenza.
Le scarpe di Esse Bì, lucide, col tacco rialzato perché i capi piccoli tendono ad alzare la voce e a rialzarsi i centimetri.
Le scarpe della collezione di Imelda Marcos, moglie di dittatore,scarpe argento e rosa, scarpe di lusso gettate in faccia alla miseriafilippina.
Lescarpe dei fedeli di Allah, sgualcite ma perfettamente allineate, nelpatio della moschea di Konya, nella penombra di un giorno di sole,venticinque anni fa.
Le scarpe speciali dei bambini speciali che inciampano camminando, lescarpe che li rendono un po' meno diseguali, scarpe goffe ma alate.
Le scarpe di Cenerentola e delle ragazze al primo ballo. Le scarpe affamate di amore, di inchini, di baci.
Le scarpe dei rockettari, le scarpe degli anni Settanta quando quellidi fine Cinquanta erano ragazzi. Gli stivali col tacco alto, the lowspark of high heeled boys, la bassa scintilla dei ragazzi coi tacchialti, la voce di Stevie Winwood, il sax di Chris Wood, la batteria diCapaldi.
Le scarpe dei mafiosi, le ghette da operetta del boss in doppiopetto gessato, in "A qualcuno piace caldo".
Lescarpe del morto ammazzato di mafia, la suola in primissimo piano comeun grido, sulla copertina di "Terra in bocca" dei Giganti. Le scarpe diPeppino Impastato. Le scarpe bruciate degli uomini della scorta diBorsellino.
Le scarpe dei delitti, le pantofole della mamma di Cogne, le ormeinsanguinate dei killer improvvisati, le scarpe che diventano anchearmi, tacchi d'acciaio, tacchi implacabili e omicidi, sulle testolineancora tenere dei bambini. Grumo di sangue e orecchie, u mae ninin, umae, cantava Faber la sua piccola vittima libanese di Sidùn. Il miobambino schiacciato dal carrarmato. Figlio della guerra. Figlio ditutti.
Le scarpe degli ebrei di Auschwitz.
Le scarpe di sinistra, le Clarks dei fighetti pararivoluzionari.
Le mie scarpe vecchie, ocra, sulla terra gialla e rossa d'Eritrea. Terra di sete.
Lescarpe delle favole, stivali dalle sette leghe, scarpe per volare,scarpe di giganti. Le scarpe di Gulliver tra i lillipuziani.
Le scarpe di Ratzinger, immacolate come la sua verità.
Le scarpe sfondate, vissute, trapassate.
Le scarpe di lei tra gli scarponi di lui, nei quadri di Gianni Rocca.
Ei senza scarpe. I figli dei falegnami di Galilea. I figli del vento. Ifigli della savana. I figli di chi non ha soldi per comprargli lescarpe. La belga Alice Smeets ne ha fotografata una. La ragazzina dellabidonville "Città del Sole" di Port au Prince, Haiti, che corre scalzanell'acquitrino melmoso davanti alle baracche, tra i rifiuti i liquamii maiali, ma ha un vestitino bianco coi pizzi. E, senza scarpe, pareche voli leggera, sopra la miseria e lo schifo. Pare proprio che voli. 

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