Ma il fruttosio fa sempre bene?
Il fruttosio è uno zucchero semplice, presente in natura in frutta, miele e verdura.
Ha un potere dolcificante superiore a quello dello zucchero comune, non genera carie dentali, non altera la glicemia. Viene assorbito dall’intestino tenue e arriva al fegato dove viene trasformato in glucosio.
Nell’ultimo secolo il suo consumo a livello alimentare è aumentato drammaticamente. L’assunzione di fruttosio è aumentata di 10 volte negli Stati Uniti, tra il 1970 e il 1990. Con l’aumento dell’assunzione sono aumentate anche le malattie cardiovascolari, il diabete e altre patologie legate all’alterazione del metabolismo dei grassi e degli zuccheri.
Come è successo?
L’industria ha da sempre cercato di creare alimenti che avessero gusti attrattivi, soprattutto nei prodotti dedicati ai bambini. Meglio ancora se in grado di determinare una certa dipendenza che porti alla continua ricerca di quel cibo o bevanda. Nel caso del fruttosio, questo zucchero era particolarmente interessante per alcuni motivi: ha un potere dolcificante superiore a quello dello zucchero normale, apporta un po’ meno calorie, e poi presenta un nome che lo collega con la frutta, quindi con qualcosa di naturale e di sano.
Oggi, infatti, il fruttosio si trova in quantità anche, e soprattutto, nei cibi lavorati dove viene utilizzato per dolcificare e per conservare più a lungo gli alimenti. Particolarmente ricco di fruttosio è lo sciroppo di mais, che si trova nelle bevande zuccherate e negli alimenti confezionati, come caramelle, cereali per la prima colazione, barrette energetiche e alimenti dietetici.
Quale è il problema?
Esiste, per ogni alimento, un livello di assunzione che apporta disturbi e provoca insorgenza di malattie. Esistono anche persone intolleranti, come succede anche per il lattosio, al fruttosio. Questa situazione non è frequente, e in specifici casi, i sintomi sono molto marcati. Nelle persone normali si valuta che il quantitativo massimo di fruttosio per non creare problemi dovrebbe essere di 40-50 grammi, ma nei bambini il livello deve essere più basso. Oltre questi livelli diventa tossico per l’organismo.
Il fruttosio assorbito, se in eccesso, porta a un aumento dell’acido urico e dei trigliceridi che si possono depositare nel fegato, favorendo il fegato grasso (steatosi) e il rischio di malattie cardiovascolari. Se in eccesso, inoltre, l’intestino non è in grado di assorbire tutto il fruttosio che fermenta nell’intestino determinando gonfiore, dolori addominali, diarrea. Secondo alcune ricerche favorirebbe anche un aumento di peso riducendo il senso di sazietà e aumentando l’assorbimento di calorie a livello intestinale.
Quindi cosa si deve fare?
Importante stare sotto i livelli massimi. Per arrivare a questa soglia ci vorrebbero 2 kg di fragole o 1 kg di mele o banane al giorno. Quindi non è qui il problema. Inoltre, frutta e verdura apportano anche fibre, sostanze nutritive, antiossidanti importanti per la salute e che rallentano l’assorbimento del fruttosio. Al contrario, nei prodotti confezionati lo zucchero è maggiormente concentrato ed è assorbito più rapidamente dall’organismo. Bastano due lattine di bibite zuccherate per arrivare alla soglia di tossicità.
Nei bambini, una lattina di bevanda zuccherata o una merendina, apportano un livello già elevato di fruttosio. È quindi importante assumere con regolarità frutta e verdura (sempre senza esagerare) ed evitare il più possibile, senza terrorismo, l’assunzione di cibi elaborati, soprattutto nei bambini.
Ricordiamoci che, se leggete le etichette, la principale fonte di fruttosio è lo sciroppo di mais. Forse un panino con marmellata o miele, un toast, yogurt bianchi con frutta fresca, frutta secca, fiocchi di cereali non dolcificati, andrebbero preferiti a merendine, biscotti e altri tipi di dolci, i quali possono essere assunti, ma saltuariamente e in quantità limitata.
Fabio Diana
Specialista in Medicina interna e Medicina dello sport
www.fabiodiana.it