Carenza di personale, turni di 12 ore

«Abbiamo la dotazione organica di un ospedale che segue 500 parti all'anno, ma il nostro carico di lavoro è più che doppio. La proiezione per il 2013 è di poco inferiore ai 1.100 parti». Il primario Marco Ioppi, da dieci anni a capo di ginecologia e ostetricia al Santa Maria del Carmine, non lancia allarmi. Espone cifre. «Abbiamo un'ostetrica per turno, quattro professioniste distribuite tra sala parto, ostetricia, post parto e nido». Per far fronte alle esigenze del reparto, e permettere il rispetto di turni di riposo e ferie, al settimo piano dell'ospedale di Rovereto hanno da poco adottato turni di 12 ore

di Matthias Pfaender

«Abbiamo la dotazione organica di un ospedale che segue 500 parti all'anno, ma il nostro carico di lavoro è più che doppio. La proiezione per il 2013 è di poco inferiore ai 1.100 parti». Il primario Marco Ioppi, da dieci anni a capo di ginecologia e ostetricia al Santa Maria del Carmine, non lancia allarmi. Espone cifre. «Abbiamo un'ostetrica per turno, quattro professioniste distribuite tra sala parto, ostetricia, post parto e nido». Per far fronte alle esigenze del reparto, e permettere il rispetto di turni di riposo e ferie, al settimo piano dell'ospedale di Rovereto hanno da poco adottato turni di 12 ore. Un impegno notevole in termini di carico di lavoro, che se da un lato, spiega Ioppi, «assicura maggior tutela alle donne, che possono così essere seguite per diverse ore dalla stessa ostetrica con evidenti benefici» dall'altro denuncia, è la versione dei sindacati, «l'emergenza legata alla carenza di personale. Non solo il servizio ottimale, ma in molti casi anche quello minimo non è più garantito» dichiara Silvano Parzian della Cisl.
La direzione dell'ospedale di Rovereto, in mano a Giuliano Mariotti, ha sollecitato più volte l'intervento dei vertici dell'azienda sanitaria. Nell'ultima lettera interna, qualche giorno fa, la richiesta di due ostetriche. «Ne servirebbero almeno quattro - commenta Parzian -. Pensavamo che le tipiche scene di sale parto con le ostetriche che corrono da una stanza all'altra fossero ormai retaggio del passato, a Rovereto non è così, nonostante il livello di eccellenza garantito da Ioppi e i suoi. I conti sono presto fatti: con oltre mille parti all'anno (rispetto al 2012 a Rovereto un aumento del 10%,  ndr ), non è improbabile dover gestire fino a tre travagli contemporaneamente. La presenza di una sola ostetrica per turno in sala parto, come accade per esempio a Tione, dove però nel 2012 sono nati 198 bambini, obbliga le colleghe di turno in post parto, nido e ostetricia a lasciare i reparti di competenza per gestire i parti».  
Le criticità denunciate in ginecologia sarebbero però, commentano i sindacati, solo l'esempio più grave di una carenza di organico che riguarda tutto il personale sanitario non medico (infermieri, ostetriche, operatori socio sanitari, portantini, in tutto circa 400 persone) del Santa Maria. Dal presidio di protesta davanti al pronto soccorso di metà maggio ad oggi, spiegano Beppe Pallanch (Cisl Funzione pubblica) e il delegato sindacale Alessio Siotto, l'unico cambiamento è stato in peggio. «Le criticità, prima limitate sostanzialmente a tre reparti, ora sono generalizzate». Gli straordinari che si accumulano, i turni di riposo saltati, i servizi sotto organico sarebbero, «la norma». E sarebbero state professionalità e senso di responsabilità del personale a fare in modo che i problemi interni non si traducessero finora in minori servizi al bacino di 110mila cittadini che hanno nell'ospedale di Rovereto il polo sanitario di riferimento.  
Come si è arrivati a questo punto? La scarsità di organico sarebbe un problema di vecchia data in corso Verona. L'applicazione delle ultime direttive in tema di spending review, con il blocco del turn-over al 40% per i sanitari e al 100% per il resto del personale, avrebbe dato il colpo di grazia ad un castello già di suo traballante. «In questo scenario, la mancanza di indicazioni chiare da Trento circa il futuro di Rovereto, soprattutto nella prospettiva dell'entrata a regime del Nuovo ospedale trentino (Not) non è più accettabile» tuonano alla Cisl. «Vi sembra normale che le ostetriche abbiano centinaia di ore di straordinario? Che i portantini debbano saltare i riposi? O che la notte la portineria, e quindi la vigilanza, sia affidata ad una persona sola? Che in camera mortuaria si sia passati da cinque a due addetti a parità di lavoro? Non siamo a priori contrari ad una ridefinizione dell'organizzazione interna, non facciamo finta che la crisi non esista e sappiamo che c'è bisogno di uno sforzo da parte di tutti. Ma non possiamo restare fermi di fronte all'inerzia di Trento, che non dà né risorse né risposte». Sulle scelte generali dell'azienda Ioppi non mette bocca. «Sono legittime, ci mancherebbe. Devo però sottolineare che avevo avanzato la richiesta di un'integrazione del numero delle ostetriche fin da ottobre del 2012, due mesi prima che il punto nascite del San Camillo chiudesse. Che parte delle nascite sarebbe passata su Rovereto era prevedibile. Purtroppo nessuna delle 11 ostetriche coinvolte nel passaggio è stata reindirizzata qui». «E intanto sono costretti - chiosa Parzian - a chiedere in prestito le cullette da altri centri nascita».

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