Biblioteca, continua lo sciopero «Pronti a marciare sull'Ateneo»

 Pronti a marciare sull'Ateneo e organizzare qualche forma di sit in durante la prossima riunione del consiglio di amministrazione. Decisi a continuare lo sciopero ancora per un po' ma attenti a non pregiudicare eccessivamente il loro portafogli. I lavoratori della Caeb di Milano che gestiscono il sistema bibliotecario dell'Università hanno sostanzialmente scelto la linea dura nell'incontro organizzato ieri pomeriggio alla sede centrale di via Verdi per protestare contro i tagli decisi dall'Università e attivi dal prossimo gennaio. Una trentina i presenti all'assemblea, guidata dal sindacalista della Cgil Roland Caramelle e dal portavoce dei lavoratori Gianni Pozzi

di Daniele Battistel

Pronti a marciare sull'Ateneo e organizzare qualche forma di sit in durante la prossima riunione del consiglio di amministrazione. Decisi a continuare lo sciopero ancora per un po' ma attenti a non pregiudicare eccessivamente il loro portafogli.
I lavoratori della Caeb di Milano che gestiscono il sistema bibliotecario dell'Università hanno sostanzialmente scelto la linea dura nell'incontro organizzato ieri pomeriggio alla sede centrale di via Verdi per protestare contro i tagli decisi dall'Università e attivi dal prossimo gennaio. Una trentina i presenti all'assemblea, guidata dal sindacalista della Cgil Roland Caramelle e dal portavoce dei lavoratori Gianni Pozzi.
Caramelle in sintesi ha ricordato il motivo dello sciopero, e cioè la decisione unilaterale presa dall'Università di tagliare (a seguito del calo dei prestiti) gli orari di utilizzo dei bibliotecari affidando la «chiusura» delle sale agli studenti delle 150 ore, di cancellare gli inventari estivi e diminuire le copresenze.
Per i 35 lavoratori della Caeb significa in buona sostanza una decurtazione d'orario e di stipendio del 15% (150 euro al mese su circa mille) che si aggiunge al taglio del 6% subito 4 anni fa. «È inaccettabile che in un ateneo che si dice di eccellenza si vada verso un peggioramento del servizio». Perché è questo che secondo Caramelle succederà. E i più penalizzati saranno i professori e gli studenti. Dunque, secondo il ragionamento dei sindacalisti e dei bibliotecari, l'Università con questa manovra produce un danno prima di tutto a se stessa. «Si sta parlando di un presunto risparmio di 100 mila euro - afferma Caramelle -. Crediamo che all'interno di un bilancio ultramilionario come quello dell'Ateneo non sia una cifra impossibile da recuperare, soprattutto quando dall'altra parte si fanno ragionamenti su investimenti in mausolei». Riferimento nemmeno tanto velato alla decisione di acquistare per oltre 35 milioni di euro il polo congressi in fase di costruzione nell'area delle Albere e trasformarla in Ateneo.
Da qui la richiesta, formulata ieri mattina da Caramelle e Pazzi, in un incontro privato all'assessore provinciale all'università Sara Ferrari, di fermare i tagli e aprire un confronto allargato sulla gara d'appalto per il servizio bibliotecario in programma l'anno prossimo. «Andare ad una gara dopo aver accettato un taglio del 15 per cento sarebbe un suicidio» è il pensiero espresso ieri in assemblea da Caramelle. L'obiettivo è quello di coinvolgere nella trattativa anche Piazza Dante per obbligare Rossi e la sua giunta «che a parole si dicono convinti sull'importanza di investire nella ricerca e nella formazione» a prendersi le proprie responsabilità.
Già, ma per convincere Università e Provincia a trattare serva una prova di forza. Anzi, meglio due.
Così da un lato si è deciso di proseguire ad oltranza lo sciopero dei lavoratori - soci della Caeb, mentre dall'altra si pensa ad un'iniziativa clamorosa per mercoledì prossimo davanti al rettorato (o magari anche all'interno), in occasione della riunione del consiglio di amministrazione.
«Noi - conclude Caramelle - siamo disponibili ad un ragionamento sulle funzioni dei bibliotecari, ma non possiamo sederci ad un tavolo sotto la minaccia di questi pesanti tagli».
Al personale della Caeb è arrivata la solidarietà del personale tecnico dell'Ateneo nonché di diversi gruppi di studenti che si sono detti disposti alla mobilitazione.

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