Edilizia trentina Ko: 5 mila addetti in meno
Lo studio è per adesso riservato. Giulio Misconel , il presidente di Ance Trento, la sezione dei costruttori edili di Confindustria, lo divulgherà dopo un confronto nel comitato direttivo. È lo studio che Ance ha affidato ad una società di consulenza per «fotografare» la situazione delle imprese associate. Dalle anticipazioni, la conferma di una crisi che appare senza fine.
Intanto, un dato da brivido: negli anni pre-crisi, Ance Trento aveva 240 aziende associate; ora, quelle attive sono 90. Solo negli ultimi due anni, se n'è persa una sessantina. L'analisi commissoniata dall'Ance ha misurato utili e ricavi: dal 2012 al 2013, il fatturato delle associate è sceso da 500 a circa 400 milioni (importo relativo a 74 imprese, ma le rimanenti sono società di persone che «pesano» poco sul totale). Crollano del 20% i ricavi, ma anche gli utili piangono: a fine 2013, poco più del 40% delle associate ha chiuso il bilancio in utile. Se poi si guarda a come è «spartito» il fatturato complessivo, non si può non notare che metà (vale a dire 200 milioni) fa capo a dieci aziende: vuol dire che le altre 80 fatturano mediamente 2,5 milioni di euro ciascuna.
È però il dato generale che più colpisce: negli anni pre-crisi, le aziende associate ad Ance Trento avevano un giro di affari pari a un miliardo di euro: che, ahimè, è oggi il valore aggiunto dell'intero settore edile trentino.
Più utile, per comprendere il maremoto che ha sconvolto il comparto costruzioni è il monte ore lavorate registrato da Cassa Edile del Trentino: 17.246.404 nel 2007, 10.825.657 nel 2013. E la situazione è ulteriormente peggiorata: il dato di fine settembre 2014, non ancora ufficiale, indica un monte ore sceso a 10 milioni.
Se si guarda al settore dal punto di vista di Assoartigiani, il trend negativo è confermato: nel 2007, le aziende artigiane attive nel settore edile (vale a dire con uno o più addetti) erano 1.908. Sette anni dopo, a fine maggio 2014, erano 1.266: un calo del 33,70%.
E parimenti la crisi ha divorato posti di lavoro tra le ditte artigiane: 8.282 a fine 2007. 5.812 a fine 2013.
«È un dramma» conferma il presidente della sezione edilizia di Assoartigiani, Carmelo Sartori , che è pure vicepresidente di Cassa Edile «complessivamente, dopo sette anni di crisi, più di 5 mila posti di lavoro persi nel settore (-46%, ndr). Vale la pena ricordarlo: dodici volte più degli addetti della Whirlpool. Solo che per la Whirlpool si è mosso il mondo con i soldi della Provincia, invece per il settore edile si muove poco. Cinquemila addetti significa oltre 3 mila famiglie coinvolte: una tragedia. Lo vediamo in Cassa Edile, quando arriva un dipendente che, piangendo, chiede l'anticipo della semestrale, e non possiamo darglielo perché la sua ditta nel frattempo è sparita. In Cassa Edile, abbiamo sette avvocati che fanno recupero crediti, ma recuperano ben poco. Siamo fuori con un valanga di contributi non versati».
Aziende che spariscono da mane a sera. «Spesso si tratta di aziende» esemplifica Sartori« alle quali una scellerata gestione dei bandi delle opere pubbliche ha permesso di "lavorare" in Trentino, quelle che hanno vinto le gare con ribassi ingiustificati, che hanno lasciato lavori a metà e sono scomparse lasciando debiti su debiti».
Il tema è ancora caldo, e Carmelo Sartori punta il dito soprattutto contro i Comuni. «Più che la Provincia» dice «che ha condiviso le nostre proposte, sono i Comuni a non tradurre le linee di indirizzo, procedendo ancora con gli appalti al massimo ribasso. Dellai, a suo tempo, promise che ai Comuni che continuano con questo andazzo, sarebbero stati bloccati i trasferimenti. Non è stato così. Eppure, ora, la soglia dei 2 milioni sotto la quale si possono invitare 20 ditte del territorio, è chiara. Si dovrebbe seguire l'esempio di Cles, che nei bandi sostiene le aziende locali, nel pieno rispetto, per altro, della normativa UE».
Chiaro che non è più possibile ipotizzare un ritorno alla situazione pre-crisi, ai tempi della «bolla immobiliare» che ha riempito di cemento il Trentino, ai tempi in cui gli appalti pubblici erano il triplo di oggi. Però, da subito, alcune cose si possono fare. Sartori le elenca: «Primo, ridefinire gli appalti pubblici a prezzi contenuti, sotto la soglia di 2 milioni. Secondo, velocizzare il più possibile il rilascio delle autorizzazioni edilizie: in Austria bastano 7 giorni, da noi ci vogliono 8 mesi! Mettere presto in circolo i 40 milioni di euro individuati dalla Provincia con la Finanziaria 2015 a sostegno del settore, per il recupero dei volumi esistenti ed il risparmio energetico. Una scelta positiva, a vantaggio sia delle aziende che dei privati committenti».