In Trentino gli aspiranti cacciatori sono sempre di più
Il presidente dell'Associazione italiana Difesa Animali e Ambiente chiede al presidente del Consiglio regionale di dimettersi per «rispetto dei morti e dei feriti provocati da questi killer autorizzati»
«Le parole del presidente del consiglio regionale del Trentino Alto Adige Chiara Avanzo, secondo cui i cacciatori tutelino ambiente e fauna, sono non solo sorprendenti ma vergognose. La caccia rappresenta in peggio che possa esistere in materia di omicidio di animali e di distruzione dei fondi privati dove i cacciatori pur di sparare non esitano a distruggere qualsiasi cosa trovano sul loro cammino» afferma il presidente nazionale di Aidaa (Associazione italiana Difesa Animali e Ambiente), Lorenzo Croce.
«I cacciatori - prosegue Croce in una nota - uccidono non solo milioni di piccoli animali ma ogni anno si ammazzano tra loro a decine, e soprattutto feriscono ed uccidono persone che con la caccia non centrano nulla e che vengono prese a fucilate solo perché sono sulla linea di tiro di questi killer autorizzati».
«Solo per rispetto ai morti ed ai feriti di caccia - conclude Croce - la Avanzo dovrebbe scusarsi e dimettersi immediatamente».
Dopo anni caratterizzati dal segno negativo, l’Associazione dei cacciatori trentini (Act), l’ente gestore per l’attività venatoria a livello provinciale, registra una decisa inversione di tendenza tra i propri iscritti. Malgrado il numero complessivo delle doppiette non cresca, ma resti stabile ai livelli del 2014 (6.500 licenze), è stata rilevata infatti una crescita considerevole del numero di aspiranti cacciatori, con oltre duecento persone ogni anno richiedono di essere ammesse all’esame di abilitazione. Il dato, che mostra un ritrovato interesse per l’esercizio venatorio da parte della popolazione, è stato comunicato nella mattina di ieri dal presidente Carlo Pezzato, nel corso dell’assemblea dei rettori delle 209 riserve di caccia provinciali. A suo avviso, tale risultato è stato reso possibile dal perfezionamento del sistema di formazione offerto dall’associazione. (I complimenti di Chiara Avanzo).
«Cercare le cause di questo fatto - ha chiosato Pezzato - risoluta difficile, sicuramente assistiamo ad una crescita del numero degli aspiranti, mentre il sistema della formazione sembra reggere bene, assicurando una crescente percentuale dei promossi agli esami di abilitazione. Due anni fa, solo il 50% dai candidati ha ottenuto la licenza di caccia, lo scorso anno l’indice ha raggiunto il sessanta per cento. I primi risultati di quest’anno sono ancora più confortanti: oltre l’80% dei 223 candidati ha superato la prova scritta. Si tratta di un segnale incoraggiante che mi auguro possa proseguire nel futuro».
Al di là dei risultati in termini di iscritti e membri attivi, l’incontro di ieri con i rettori, tenutosi presso il centro congressi Interbrennero, è stato l’occasione per portare alla luce alcune criticità ancora percepite dalla categoria, ad iniziare dall’introduzione di un nuovo tesserino per la registrazione degli abbattimenti. Lo strumento, che va ad aggiungersi alla tessera dove registrare le ore di attività settimanali, pare non trovare il favore dei cacciatori, che si trovano a dover gestire due documenti differenti su cui riportare informazioni simili. «A riguardo - ha precisato il presidente - abbiamo espresso le nostre perplessità all’amministrazione provinciale, perché, pur consapevoli delle diverse finalità dei due tesserini (rispettivamente per capi non contingentati e capi contingentati), vi sono problemi nella gestione dell’attività ordinaria, con rischi di errore e di sanzioni».
Altro tema di discussione, è stato la scadenza delle convenzioni con la Provincia per la delega gestionale della selvaggina (cervi, caprioli e camosci). In questo caso, la quesitone deriverebbe da una diversa visione in merito alla crescita delle popolazioni di capi selvatici. «Il nostro intento - ci ha detto Pezzato, precisando come la trattativa sia ancora in corso - è quello di mantenere le popolazioni degli ungulati in crescita. Diversamente, la Provincia pare intenzionata a fare in modo che la selvaggina attuale non aumenti, per evitare che possa creare problemi alle attività umane».
È stata affrontata anche la querelle tra Act e associazioni animaliste Pan Eppa e Lipu sulla legittimità della caccia all’intero dei parchi naturali del territorio. Al riguardo, i cacciatori si sono detti fiduciosi sulla ratifica da parte del Consiglio dei ministri della norma di attuazione per disciplinare l’attività venatoria in ambienti protetti, che andrebbe a dirimere una volta per tutte la questione già approdata al Tar e al Consiglio di Stato.
Sul destino della nuova struttura dell’Act presso il Centro faunistico di Casteller, bocciato dalla Giunta provinciale, Pezzato ha invece preferito non esprimersi, dicendosi in attesa delle comunicazioni istituzionali.