Malaria, indagini sulla morte di Sofia Ospedale S.Chiara sotto i riflettori Trento, si punta sulle analisi genetiche
Dubbi non ce n’erano, ma l’autopsia ha confermato che Sofia è morta per le complicanze cerebrali della malaria. Restano invece le incertezze su come la bambina di 4 anni morta il 4 settembre a Brescia abbia contratto la malattia.
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Per cercare di dipanarle ieri si è mossa una delegazione di esperti del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, che è andata negli ospedali di Trento e di Portogruaro (Venezia).
Il materiale l’hanno acquisito e i campioni biologici sono sotto sequestro, ma ci vorranno ancora giorni per avere gli esiti di alcune analisi e forse settimane per completare le verifiche. Anche per quelle in corso da parte della magistratura, con i carabinieri del Nas a svolgere le indagini.
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La primaria di Pediatria Annunziata Di Palma
NULLA OSTA ALLA SEPOLTURA
Per la bimba intanto la Procura di Trento ha inviato a Brescia il nulla osta per la sepoltura. Potrà dunque tornare alla famiglia per i funerali.
I TEMPI DELLE ANALISI
Ma ci vorrà tempo anche solo per avere la relazione completa dell’autopsia, eseguita da Federica Bortolotti, anatomopatologa dell’Università di Verona e il professor Angelo Cazzadori, specialista in malattie infettive, i due periti nominati dalla Procura di Trento: hanno chiesto 60 giorni per completare la relazione.
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Il direttore sanitario Claudio Dario
STUDI SULLA CAUSA
Le analisi in corso da parte dell’Iss sono intanto quelle per verificare se il Plasmodium falciparum, che risulta causa della malaria sia per Sofia che per gli altri pazienti ricoverati a Trento nello stesso periodo, sia dello stesso ceppo. Se così non fosse, non si potrebbe ipotizzare un contagio. Per questa risposta l’Iss riferisce che ci vorranno alcuni giorni. Se il materiale biologico non fosse sufficiente, l’autopsia di oggi aveva, tra l’altro, anche lo scopo di raccoglierne altro.
IL TIMORE DEL CONTAGIO NEL REPARTO DI PEDIATRIA A TRENTO
«Se si trovasse la malaria con l’analisi genetica, significherebbe che l’incubazione era già in corso mentre noi non potevamo nemmeno sospettarlo, altrimenti il vettore resta da cercare qui» dicono il direttore generale dell’azienda sanitaria, Paolo Bordon, il direttore sanitario,Claudio Dario, e la primaria di Pediatria, Annunziata Di Palma, sottolineando che non trovano errori nei protocolli seguiti durante il ricovero.
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Paolo Bordon, direttore generale dell’Azienda provinciale dei servizi sanitari del Trentino
La famiglia del Burkina Faso, di cui quattro componenti erano all’ospedale di Trento con malaria nel periodo di ricovero della bambina morta, è stata intanto sentita dal Nas per l’indagine della Procura di Trento. «Serve - ha spiegato il procuratore capo di Trento - per contribuire a ricostruire le tappe della vicenda, a mettere in ordine la storia della bambina morta. Vorrei capire se si può accertare dove gli altri avevano messo i bagagli al ritorno dall’Africa, se ne avevano in ospedale, con che bagagli e di quali dimensioni avevano viaggiato».
NESSUN CASO A PORTOGRUARO
Da Portogruaro, dove la piccola era stata ricoverata e su cui in un primo momento c’erano sospetti, si fa sapere che in ospedale non si sono registrati casi di malaria.
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I protagonisti della sanità trentina alle prese con la stampa
I riflettori tornano quindi su Trento, dove si dice: «L’infezione potrebbe essere avvenuta in camping a Bibione, dove la piccola era stata invacanza con la famiglia».
I CAMPIONI DI SANGUE
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La piccola Sofia Zago (4 anni) di Trento con la famiglia
Da Trento si avanza poi anche l’ipotesi di analizzare campioni del sangue di Sofia raccolti durante il primo ricovero, quando veniva curata per il diabete. «Se si trovasse la malaria con l’analisi genetica, significherebbe che l’incubazione era già in corso mentre noi non potevamo nemmeno sospettarlo, altrimenti il vettore resta da cercare qui» dicono il direttore generale dell’azienda sanitaria, Paolo Bordon, il direttore sanitario, Claudio Dario, e la primaria di Pediatria, Nunzia Di Palma, sottolineando che non trovano errori nei protocolli seguiti durante il ricovero.
I DUBBI SUI BAGAGLI PORTATI AL S.CHIARA
La famiglia del Burkina Faso, di cui quattro componenti erano all’ospedale di Trento con malaria nel periodo di ricovero della bambina morta, è stata intanto sentita dal Nas per l’indagine della Procura di Trento. «Serve - ha spiegato il procuratore capo di Trento - per contribuire a ricostruire le tappe della vicenda, a mettere in ordine la storia della bambina morta.
Vorrei capire se si può accertare dove gli altri avevano messo i bagagli al ritorno dall’Africa, se ne avevano in ospedale, con che bagagli e di quali dimensioni avevano viaggiato».
Polemiche sul sistema della sanità trentina.
Intanto la Procura indaga per omicidio colposo.