La pioggia «batte» i cacciatori Ieri il via con pochi spari
Annunciata e attesa, la pioggia ha influenzato profondamente la prima giornata di caccia in Trentino. Ad uscire prima dell’alba, intorno alle 4, per la prima battuta di caccia della nuova stagione, sono stati davvero in pochi. Qualche decina sui 6.300 abilitati. Dalle valli di Fiemme e Fassa al Chiese, le condizioni meteo avverse hanno frenato molti cacciatori. Lo stesso presidente dell’Associazione Cacciatori, Carlo Pezzato, racconta: «Dalla notte a tutta la domenica mattina in Vallarsa è scesa pioggia, a tratti anche molto intensa, se non torrenziale. Anch’io non sono uscito a caccia. Qui in Vallarsa abbiamo preferito festeggiare la nostra Miss Italia Alice Rachele Arlanch».
Con la pioggia, naturalmente, si muovono di meno i cacciatori ma anche gli animali si spostano pochissimo e rimangono rintanati.
«Il bilancio della prima giornata di caccia in Trentino è comunque positivo – dichiara Pezzato – dato che non si è registrato nessun incidente. Segno che c’è, nella nostra categoria, un uso responsabile delle armi e una certa consapevolezza». Meno positivo, di converso, il bilancio dei prelievi. L’ordine di grandezza è di qualche decina di capi in tutta la giornata per quanto riguarda caprioli e camosci. I cervi si contano sulle dita di due mani. Doppiette silenti, o quasi, dunque, con qualcuno che è uscito anche all’imbrunire di questa domenica caratterizzata da pioggia e nebbia in quota, l’altro elemento che ha fortemente condizionato le prime battute della nuova stagione venatoria. «Solitamente – aggiunge Pezzato – nel solo primo giorno di caccia si può arrivare anche all’abbattimento del 40% del contingente assegnato dei caprioli maschi. Che quest’anno sono 6.513 su 34.170 esemplari totali». Il maltempo nel primo giorno di caccia non è certo un’eccezione: «Ho il permesso di caccia da 42 anni – rileva ancora Pezzato – e a mia memoria almeno una quindicina di volte la prima giornata di caccia è stata segnata da forte pioggia».
Possibilità di rifarsi, a breve, comunque. La stagione della caccia al capriolo maschio è aperta fino al 20 ottobre. Fino a metà dicembre quella al camoscio. Fino a fine anno la caccia al cervo. Ogni anno, però, il numero di capi cacciati è inferiore a quello stabilito, dato che il numero è derogabile in negativo, e spesso si riduce la quota relativa a femmine e piccoli degli ungulati.
Per quanto riguarda i grandi predatori, orso e lupo, Pezzato è categorico: «Sono specie protette, non sono oggetto di caccia né lo saranno». Mentre non mancano le pressioni del mondo agricolo sulla politica per tenere sotto controllo il numero di cinghiali, che dal Chiese al Basso Sarca, dalle Giudicarie alla Valsugana stanno arrecando non pochi danni ai contadini: «Un cinghiale in un campo di patate non si tira certo indietro e “ara” irreparabilmente il terreno» commenta Pezzato. L’Associazione Cacciatori, quale ente gestore, ha inoltrato al Comitato faunistico provinciale una proposta di ampliamento, in continuità, del controllo del cinghiale.
Archiviata la pioggia della «prima» stagionale, la caccia trentina guarda comunque con attenzione alla componente climatica. L’avanzamento del bosco e il ritiro dei pascoli sono un trend lento ma costante: condizioni che favoriscono specie come i cervi, ma danneggiano i caprioli, che hanno bisogno di spazi, di radure. Mentre l’abbandono, in montagna, di colture antiche come frumento e segale, influisce negativamente sulla diffusione dell’avifauna e della piccola selvaggina come la lepre.