Dipendenti pubblici sempre più vecch
Sempre più vecchi, stanchi, anche demotivati, da una parte. E giovani senza prospettive di futuro occupazionale, dall'altra. L'impatto demografico sulla macchina burocratica pubblica, aggravato dal blocco del turnover attuato per il «risanamento» dei conti, è già pesante, ma rischia di diventare devastante nel giro di pochi anni. E, a complicare il quadro, ci si è messo l'Inps, che ha di fatto stoppato il Piano strategico per la pianificazione e lo sviluppo del capitale approvato dalla Provincia di Trento nel 2014 e rimasto al palo. Tanto che la presidenza della Provincia, con il supporto dell'avvocatura, sta valutando quali strade legali intraprendere nei confronti dell'Istituto di previdenza guidato da Tito Boeri , dopo che ogni contatto, locale e nazionale, non ha sortito effetto alcuno.
Burocrazia invecchiata.
Nelle strutture della Provincia sono impiegate 4.196 persone, che diventano 4.450 considerando chi è distaccato negli enti funzionali come la Fondazione Mach o nelle società controllate, come Itea. Nei Comuni (dato aggiornato a fine 2015), gli addetti sono 4.672 , nelle Apsp 3.686 , nell'Azienda provinciale per i servizi sanitari 7.784 . Per comprendere la rivoluzione in corso, basti un dato. Oltre il 53% dei dipendenti della Provincia ha più di 50 anni. Dei 4.450 dipendenti citati, il 24,83% è nella fascia 50-54 anni, il 20,09% in quella 55-59 anni, il 7,89% è tra i 60 e i 64 anni. Gli under 30 sono appena 50 , l' 1,12% .
Trend preoccupante.
A preoccupare è però lo scenario, quello che accadrà tra appena cinque anni. A bocce ferme, se non si fa nulla, con i pensionamenti prevedibili, nel 2022, l'incidenza degli over 50 arriverà al 66% , e la fascia più grande sarà tra i 55 e i 59 anni ( 1.105 addetti, il 24,83% ). Gli under 30 saranno invece appena 4 , lo 0,09% .
Monti-Fornero sotto accusa.
I dati sono riportati del disegno di legge di stabilità 2018 licenziato dalla Giunta provinciale venerdì scorso. Un j'accuse alla «riforma pensionistica Monti-Fornero introdotta con l'articolo 24 del D.L. n. 201/2011. Riforma» vi si legge «che, se da un lato ha rallentato il peggioramento dei conti previdenziali, dall'altro ha generato una serie di problematiche che interessano sia la sfera individuale dei lavoratori, trattenuti più a lungo in servizio, sia il sistema economico-sociale nel suo complesso, con particolare riferimento alla disoccupazione giovanile, mai così elevata, al venir meno delle attività di welfare familiare (assistenza, cura, etc.) svolta fino a qualche tempo fa dai lavoratori pensionati (ora e in prospettiva al lavoro) e alle varie inefficienze collegate alle prestazioni di una forza lavoro sempre più anziana». Un problema che diventata drammatico per particolari prestazioni, come quelle nelle case di riposo. «Non è più rinviabile» sostiene la Giunta provinciale «l'inserimento graduale di giovani nelle amministrazioni del sistema provinciale». Primo, piccolo segnale: l'assunzione, attraverso bando di concorso, di 57 giovani funzionari under 32 , in contratto di formazione lavoro per due anni, 42 per la macchina Provincia (firmeranno il contratto il prossimo 4 dicembre) e 15 nell'Azienda sanitaria.
Uscite volontarie anticipate.
La legge si stabilità, se approvata, prevede però uno strumento, in via sperimentale, per incentivare - su base volontaria - i dipendenti più anziani di Provincia, enti strumentali, Comuni e Apsp a lasciare il lavoro in anticipo, in modo da utilizzare i risparmi per nuove assunzioni. Una volta licenziata la legge dal Consiglio provinciale, entro 90 giorni il Servizio personale dovrà predisporre, previo sondaggio per raccogliere le disponibilità, un progetto operativo che misuri l'impatto economico e organizzativo dell'operazione. E pure giuridico, stante il citato «contenzioso» aperto con l'Inps, che blocca l'«age-management» deliberato dalla Giunta nell'aprile 2015: quello della staffetta generazionale. Nella sostanza, l'Inps non riconosce la quota di contributi di cui si fa carico la Provincia per «coprire» la parte non versata dal lavoratore che accetta il part time in modo da fare spazio ai giovani.