Val di Non, sparisce il trattore Processo in famiglia Condannato il fratello
Tre anni di scambi di lettere formali tra avvocati e due e mezzo di processo per un trattore «sparito». Il proprietario non ne ha fatto una questione di soldi (il valore della macchina da lavoro è di qualche migliaio di euro), ma di principio, perché la persona accusata di aver portato via il mezzo agricolo - suo fratello - aveva comunque la disponibilità del bene, potendo usufruirne quando e come voleva. Ed ogni tentativo della parte offesa di trovare un accordo, evitando di finire davanti al giudice, sarebbe sempre sfumato per volontà della persona accusata dell’appropriazione indebita. Il processo è terminato nei giorni scorsi con la condanna dell’imputato.
La vicenda, che vede contrapposti due fratelli della val di Non, si trascina dall’estate del 2015. A denunciare ai carabinieri l’accaduto è stato un agricoltore cinquantenne: ha raccontato che, dal piazzale in cui era solito parcheggiarlo, era sparito il trattore di sua proprietà, immatricolato nel 1996 e messo a disposizione dei familiari - ed in particolare del fratello - per i lavori nei campi.
Dell’assenza per un periodo prolungato del mezzo se ne era accorto a fine stagione, nel periodo in cui l’attività agricola era in pausa. Aveva chiesto al fratello la restituzione del bene, anche attraverso una lettera formale dell’avvocato, e nel frattempo aveva presentato denuncia di smarrimento del libretto di circolazione. Qualche mese dopo è arrivata la risposta del fratello, che sosteneva che il trattore era suo. Come è emerso in un secondo momento, l’uomo accusato della «sparizione» sarebbe riuscito attraverso una autocertificazione ad intestarsi la proprietà: presso gli uffici della Motorizzazione, aveva richiesto ed ottenuto la registrazione del trasferimento di proprietà del mezzo a proprio nome.
Non ottenendo nulla attraverso le lettere degli avvocati, l’agricoltore ha deciso di procedere con la denuncia formale. Il procedimento si è aperto due anni e mezzo fa. Inutili i tentativi di un accordo tra le parti. Il fratello accusato dell’appropriazione indebita si è opposto ad un decreto penale di condanna di 4 mila euro ed il proprietario effettivo del trattore, assistito dall’avvocato Federico Fedrizzi, si è costituito parte civile.
Nell’ultima udienza, la parte offesa ha chiesto la restituzione del mezzo o il risarcimento del danno materiale, pari a 5mila euro, dovuto all’impossibilità di utilizzare il trattore e di acquistarne uno nuovo. Il giudice Giuseppe Serao ha condannato l’imputato ad un mese, pena sospesa e non menzione, con una provvisionale di 5mila euro. La liquidazione del danno avverrà in sede civile. Il proprietario del trattore, nonostante il giudice di primo grado gli abbia dato ragione, non ha gioito.
«Prevale il rincrescimento per non essere riusciti a trovare un accordo senza passare da un tribunale - spiega l’avvocato Fedrizzi - È una vicenda familiare che ha causato una profonda sofferenza nel mio assistito».