Intervista alla leghista Rossato, la replica di alcune lettrici
L'intervista alla neo consigliera provinciale della Lega Katia Rossato ha suscitato un polverone: centinaia di commenti sul nostro sito e sui nostri canali social, e anche una serie di lettere inviate al giornale. Le parole della leghista non sono piaciute: molte, infatti, le critiche, soprattutto per le sue opinioni riguardanti i bambini immigrati della Vela «colpevoli» di utilizzare scivoli e altalene del parco pubblico. Ecco le opinioni di alcune lettrici mentre a questo link potrete leggere le parole della consigliera.
I bambini hanno diritto ai giochi: senza differenze
Sono un avvocato che si occupa di diritti civili, e sì anche di richiedenti asilo. Vivo e lavoro a Trento, alla cui comunità sento di appartenere. Da cittadina e da avvocato mi preoccupano molto le affermazioni della consigliera leghista Rossato, la quale inneggia ad una divisione di spazi tra bambini italiani e stranieri, accusando questi ultimi di occupare giochi e aree divertimento destinate a bambini italiani. Tali affermazioni sono contrarie ai diritti del bambino e del fanciullo affermate da trattati internazionali unanimemente condivisi e approvati. La ghettizzazione, l'esclusione di esseri umani solo in ragione della loro razza, religione o sesso è un atto discriminatorio grave, condannato da tutte le legislazioni di Paesi considerati «civili».
Le posizioni, oggi rivendicate con malcelata soddisfazione dalla signora Rossato, fanno da terribile eco a pagine oscure della storia contemporanea. Dalle istanze antisemite della Germania degli anni trenta, alla caccia ai neri negli Stati Uniti del Ku Klux Klan, agli anni dell'Apartheid in Sud Africa. La propaganda politica non può e non deve dimenticare i valori inalienabili e intoccabili della nostra civiltà. Valori e diritti che hanno reso questo Paese e i suoi cittadini liberi. Una libertà giusta e inviolabile come quella che deve essere garantita ad ogni persona: uomo o donna, bambino o bambina, bianca o nera, cristiana o musulmana, gay o etero, che desideri condurre un'esistenza pacifica sul suolo italiano.
Aggredire i diritti dei bambini, di qualunque colore essi siano, non potrà mai rendere un partito politico più forte e tantomeno consegnare ai cittadini una città più sicura e più giusta. I bambini sono bambini. Chiunque abbia voglia di parlare di politica e sicurezza lo faccia con argomenti seri, trovando soluzioni a problemi veri, che nulla hanno a che vedere con le altalene, gli scivoli e i parchi gioco dei bambini. Giù le mani dai bambini, dalla loro libertà di crescere sereni e fiduciosi di vivere in un mondo, una società e un territorio giusti.
Claudia Poscia
Alla leghista Rossato: i bimbi sono tutti uguali
Siamo donne, mamme, nonne, insegnanti (o ex) e di bambini ne abbiamo conosciuti e visti crescere molti. Abbiamo letto con stupore le dichiarazioni della neo consigliera della Lega Rossato che manifesta disagio per la presenza al parco, del sobborgo dove vive, di bambini stranieri. Sembra di capire che viva la loro presenza come un'invasione di campo (o di parco) che potrebbe mettere in discussione la fruibilità del luogo ai bambini autoctoni (ma quanto autoctoni, quante generazioni devono passare per essere «del posto»?).
I bambini, però, potrebbero pensarla diversamente, magari avere la possibilità di fare nuove amicizie, di giocare in tanti a giochi diversi, lo potrebbero vivere come una bella occasione per vincere la noia. Ai bambini non interessa né il colore della pelle, né la lingua parlata, né altre questioni che possono dividere; ridono, parlano giocano e litigano senza pregiudizi con chiunque. A meno che gli adulti non li inducano a discriminare e a dividere, ma anche in questo caso di solito prevale la loro naturale curiosità per l'altro e il loro desiderio di compagnia. Pertanto vogliamo rassicurare la signora e invitarla a non vedere problemi là dove non ce ne sono, di quelli ne abbiamo tutti abbastanza.
Sandra Aschieri, Romana Benetollo, Armida Moser, Francesca Opipari, Elena Pasolli, Stella Salin
Rossato, i diritti umani e i libri non letti
Gentile direttore, approfitto della sua rubrica per ringraziare la signora Claudia Poscia per l'ammirevole lettera apparsa ieri sull'Adige dal titolo «I bambini hanno diritto ai giochi: senza differenze» in risposta alle dichiarazioni espresse dalla consigliera Katia Rossato sul quotidiano di domenica 28 ottobre.
Le affermazioni della consigliera hanno lasciato molte persone attonite e indignate per la gravità e il peso morale del loro contenuto. I diritti dei bambini di qualsiasi appartenenza, colore, razza sono inviolabili! I bambini sono Patrimonio dell'umanità. Abbiamo lottato anni in tutto il mondo per conquistare l'uguaglianza dei diritti umani, che fanno ormai parte della nostra etica, della nostra vita e sono ben rappresentati nella nostra Costituzione. Il fatto che la consigliera nell'intervista ostenti di non leggere è imperdonabile per il ruolo che andrà ad occupare. Occuparsi della gestione pubblica senza la minima preparazione culturale, storica e sociale è una grave mancanza. Se poi, nel suo nuovo incarico, dovrà gestire anche i problemi di tutta la popolazione, compresi quelli che non l'hanno votata, ci auguriamo che abbia una visione socialmente più preparata. Da cittadina e donna, che paga le tasse e assolve tutti i suoi doveri sociali, mi auguro di essere rappresentata con più dignità e competenza.
Ritengo che ci siano problemi più urgenti e seri da risolvere, e che lo sguardo di chi copre ruoli istituzionali abbia vedute più lungimiranti, ben oltre i giardinetti, le altalene e i paeselli, che, per diritto, appartengono a tutti i bambini di questo mondo.
Concludo con le parole di Emmanuel Levinas: «Esiste un'etica le cui radici sono nell'uomo e che nasce nel momento in cui l'Io riconosce l'Altro. Questa morale può difenderci da imperativi sociali che in anni bui negano all'Altro il diritto all'esistenza, in quanto considerato diverso al punto di non ritenerlo parte dell'umanità. Il riconoscimento dell'altro si fonda nel profondo di noi stessi, dove le leggi non scritte hanno le loro radici».
Annamaria Berloffa