Profughe allontanate, la protesta del parroco «Stop alle messe, chiudiamo le chiese»
«Se le 24 ragazze profughe dell’Africa verranno allontanate dalla struttura di Lavarone dove sono ospitate, in una domenica del periodo quaresimale dobbiamo chiudere tutte le chiese del Trentino e non celebrare la messa». Quella presentata nel tardo pomeriggio di ieri, nella chiesa della Santissima Trinità, da don Marcello Farina è stata un’omelia forte e destinata ad alimentare una discussione già rovente con la decisione della giunta provinciale di tagliare fondi ed iniziative destinate ai migranti, in primis lo smantellamento del Cinformi.
Dopo aver precisato di volersi prendere la responsabilità delle sue parole, il sacerdote ha iniziato a parlare ai fedeli e, indirettamente, al vescovo Lauro Tisi: «Nel Vangelo c’è un chiaro invito a liberarsi dall’ipocrisia. Io credo, non so se dico una fesseria o una bestialità, che la Chiesa dovrà reagire se queste donne saranno cacciate da dove si trovano». Arriva l’affondo finale, quello più duro: «Non bastano i presepi e i crocefissi nelle scuole per essere dei cristiani. Vi chiedo scusa per la mia franchezza». Sul banco degli imputati c’è l’attuale giunta che negli ultimi giorni è tornata a difendere i provvedimenti presi in materia di migranti. «Non ci sarà nessun passo indietro, pensiamo di esserci mossi bene» ha dichiarato venerdì Maurizio Fugatti.
IL CASO LAVARONE
La struttura di Lavarone che al momento accoglie 24 donne richiedenti asilo chiuderà presto i battenti. La decisione rientra nella progressiva dismissione di buona parte degli alloggi che si trovano nelle valli, voluta dalla giunta Fugatti. La scelta appare definitiva ma tempi precisi non ce ne sono: stando a quanto trapela, il trasferimento delle donne accolte potrebbe avvenire già nel corso di questo mese, al massimo entro aprile.
L’indicazione è che queste donne, quasi tutte provenienti dalla Nigeria, vengano ricollocate nel capoluogo, dove dovrebbero essere poi divise e smistate in diverse strutture e alloggi presenti in città. Un aspetto controverso, questo, perché, come ha confermato anche il sindaco di Lavarone Isacco Corradi, circa metà delle ragazze accolte nell’edificio di proprietà delle suore elisabettine, lavora attualmente in alcuni alberghi dell’altopiano come stagionale: un traguardo conquistato dopo aver imparato la lingua e svolto dei tirocini, ma che rischia di andare in fumo.