Allarme per la sanità trentina: 300 infermieri verso la pensione con la nuova «quota 100»
Sono circa 900 gli infermieri in Trentino che nel triennio 2019-2021 potranno usufruire dell’uscita dal lavoro anticipata grazie alle regole di quota 100 e circa 300 potrebbero nadare nel prossimo anno. La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, spiega Daniel Pedrotti, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Trento stima che circa un terzo ne farà uso. E su «dotazioni infermieristiche che già oggi non sono sicure con le situazioni più gravi nelle Rsa» l’effetto di quota 100 sarà quello di rendere ancor più urgente un aumento delle assunzioni di infermieri per il Trentino.
«La letteratura sostiene che il rapporto ottimale tra infermiere e pazienti è di uno a sei pazienti, ma negli ambiti ospedalieri trentini siamo uno a 10 e nelle Rsa arriviamo a uno a 40/45 di giorno e uno a 110 di notte» sottolinea ancora Pedrotti.
Quota 100, sottolinea Pedrotti, interviene su una situazione che oggi è di equilibrio: «Oggi abbiamo circa 80 uscite l’anno che sono compensate da altrettanti infermieri che si diplomano a Trento - aggiunge Pedrotti - Quota 100 si stima che andrà ad aggravare la carenza di dotazione organica con circa 900 infermieri in Trentino su 4.414 che raggiungono i requisiti nel triennio per fare domanda. La Fnopi stima che alla fine saranno circa 270 coloro che la presenteranno effettivamente». Un numero che, senza adeguate assunzioni e concorsi per infermiere, rischia di ridurre a livelli non sostenibili gli organici degli infermieri. Con circa 90 posti da coprire annualmente per i prossimi tre anni. Per Cesare Hoffer, coordinatore provinciale del sindacato Nursing Up «se non si interviene subito, sarà vera emergenza sanitaria».
«Il massiccio pensionamento dei medici - aggiunge Hoffer - senza un’adeguato ricambio generazionale produrrà, stante le competenze sempre più avanzate e specialistiche dei nostri professionisti infermieri, la ridistribuzione delle attività sanitarie che non sono “esclusive” del medico e che andranno attribuite al personale infermieristico ed ai professionisti sanitari non medici con un relativo aumento di fabbisogno e questo rappresenterà per le nostre categorie una grande opportunità di crescita professionale, che dovrà essere recepita nei contratti a livello giuridico/economico ma se non saranno in numero sufficiente in servizio, il sistema rischierà di collassare». Di qui l’appello «a tutte le forze politiche, fiduciosi che dimostrino la dovuta sensibilità per settori “provinciale” particolarmente delicati come l’Apss trentina e quello delle Apsp provinciali e che si attivino tempestivamente per favorire l’assunzione del personale infermieristico e sanitario del comparto necessario a garantire la qualità e la sicurezze delle cure». Se si attiveranno nuovi servizi servono assunzioni aggiuntive, con «personale necessario a garantire le nuove attività, altrimenti finisce per essere sottratto a situazioni già deficitarie. Una volta assunto, il personale non è subito autonomo ed operativo, deve essere affiancato ed inserito in contesti complessi e sono necessari anche dei mesi per raggiungere l’autonomia. In caso contrario i nostri professionisti sanitari saranno sempre più stanchi e stressati perché non potranno godere di adeguate ferie e riposi per il recupero psicofisico, avranno difficoltà ad ottenere congedi parentali nel periodo estivo e si rischierà un ridimensionamento della loro presenza in servizio a fronte dello stesso numero di pazienti da assistere, con relativa diminuzione della qualità di cura e un aumento dei carichi di lavoro».
Hoffer ricorda poi che serve «un contratto che valorizzi in primis infermieri e professionisti sanitari e premi il loro “disagio”» «per attrarre professionalità da fuori provincia a fronte dei massicci pensionamenti futuri».