I poveri e i meno istruiti hanno una salute peggiore del resto della popolazione
Hanno una salute percepita peggiore, stili di vita sbagliati, accedono meno agli screening oncologici e usano meno persino il casco e le cinture.
In questi e altri settori della salute, ha evidenziato la fotografia scattata dalla Sorveglianza PASSI coordinata dall'Istituto superiore di sanità (Iss) per le Asl, c'è sempre un chiaro gradiente a sfavore delle persone socialmente più vulnerabili per difficoltà economiche o per bassa istruzione.
Non credono di godere buona salute, scrivono gli esperti, 3 italiani su 10: una quota che sale al 43% fra le persone con molte difficoltà economiche e scende al 23% fra le persone senza tali difficoltà. Inoltre, il 6% soffre di sintomi depressivi, quota che sale al 14% fra le persone con maggiori difficoltà economiche e scende al 4% fra chi non ne ha.
Anche la qualità di vita risulta compromessa e se gli intervistati riferiscono mediamente di essere stati male per problemi di salute fisica o psicologica mediamente 4,4 giorni nel mese precedente l'intervista, il numero medio di giorni in cattiva salute sale a 7 fra le persone con difficoltà economiche (vs 3,6 giorni fra chi non ha difficoltà economiche).
Differenze analoghe si osservano per livello di istruzione. "I dati della Sorveglianza PASSI aggiornati al 2018 - afferma Maria Masocco, responsabile presso l'ISS del coordinamento nazionale PASSI - confermano e mettono ancora una volta in evidenza significative differenze sociali nella salute e nell'accesso alla prevenzione che si aggiungono alle differenze geografiche a svantaggio delle regioni del Sud e delle Isole, dove povertà e carenza nell'offerta di programmi di prevenzione e di servizi di cura si concentrano".
Anche altri studi svolti in passato in Italia e all'estero hanno evidenziato la correlazione fra stato di salute/attesa di vita e condizioni socioeconomiche. La combinazione fra mancanza di mezzi finanziari, di strumenti culturali e di stimoli psicologici appare in questo contesto particolarmente drammatica e favorisce/costringe a stili di vita scarsamente compatibili con la prevenzione sanitaria (dall'alimentazione allk'attività fisica passando per altre scelte decisive nella vita quotidiana per proteggersi dal rischio di ammalarsi).
La questione tocca fondamentalmente il grande tema delle diseguaglianze economiche crescenti in molte società anche occidentali, con fette di popolazione che hanno difficoltà anche ad affrontare spese sanitarie, per esempio odontoiatriche, che in precedenza potevano permettersi.