Trentino, i giovani sono sempre meno e fanno più fatica a trovare lavoro e a metter su famiglia: l'indagine
L'allarme demografico, spesso ripreso da analisti ed esperti, riguarda lo squilibrio tra le generazioni con la drastica riduzione della compagine giovanile.
Un fenomeno che interessa tutto il vecchio continente e non vi si sottrae neanche la nostra provincia: a inizio 2018 in Trentino risiedevano 94.978 minorenni, il 17,6% della popolazione.
Mentre i 17enni erano 5.666, i bambini sotto l’anno erano solo 4.468: una differenza in negativo di 1.198 individui, segno di una continua contrazione delle nuove generazioni.
Infatti, nel 2010 in Trentino sono nati 5.454 bambini; nel 2017 appena 4.495: quasi un quinto in meno (-18%). All’opposto, la popolazione anziana è in forte aumento: dal 2000 gli ultra 65enni sono cresciuti di +39% e gli ultra 80enni addirittura del +89%, praticamente duplicati. Oggi gli ultra 65enni sono il 21,7% della popolazione. L'indice di vecchiaia è salito da 107 nel 1990 a 150 nel 2018: significa che oggi in Trentino ci sono 150 anziani ogni 100 giovani; nel 1990 erano 107 (nel 1986 appena 86).
Questa crescita sta portando a forti squilibri inter-generazionali che gravano e graveranno sempre più sulla sostenibilità dei nostri sistemi di welfare, sanità, previdenza, ma anche sull'organizzazione delle nostre scuole, cui arriveranno sempre meno alunni e studenti, e del mercato del lavoro cui approderanno sempre meno lavoratori (e quindi sempre meno contribuenti). Inoltre, le difficoltà di ingresso nel sistema produttivo rallentano i tempi di emancipazione dei giovani dalla famiglia d'origine e quindi la creazione di nuove famiglie e le nascite.
Nel 2007, il tasso di disoccupazione dei 25-34enni era 3,1%, contro il 2,4% dei 35-54enni e lo 0,9% dei 55-64enni; dieci anni dopo questi valori salgono rispettivamente, a 8,4%, 4,2%, 2,6%: crescono per tutti, ma i giovani rimangono i più penalizzati. Senza contare il numero di occupati a termine: tra i lavoratori alle dipendenze, nel 2017 sono il 31,8% dei 25-34enni contro il 13,5% dei 35-54enni e il 9,6% degli over 54. Giovani poco occupati - nonostante spesso siano preparati - e, anche quando assunti alle dipendenze, fortemente frenati dalla precarietà. È così che tanti decidono di andare: il Trentino torna a essere terra di emigrazione.
Considerando i dati forniti da AIRE, l'Anagrafe Italiani Residenti all'Estero, che sottostima il fenomeno registrando solo coloro che prendono la residenza oltreconfine, i 25-34enni trentini che hanno cancellato la residenza per prenderla in un altro stato sono stati 541 nel 2016 ma erano appena 32 nel 2000 e 137 nel 2010. Questi sono alcuni dei dati proposti da "Crescere in Trentino. Rapporto biennale sullo stato di attuazione del sistema integrato delle politiche giovanili" il volume curato da Arianna Bazzanella che rappresenta l’ultimo tassello di un percorso iniziato quasi vent’anni or sono anche per tenere sotto osservazione fenomeni che già manifestavano la loro irruenza e il loro impatto sull'intera organizzazione sociale.
A partire dalla fine degli anni '90, infatti, quando già si profilavano alcune specificità inedite sulla condizione giovanile, la Provincia di Trento ha ideato e sperimentato molteplici azioni rivolte ai giovani sia in termini di politiche loro rivolte sia di azioni di studio e ricerca atte ad approfondire e monitorare gli stili di vita e di crescita delle nuove generazioni.
A livello normativo, la Legge provinciale del 7 agosto 2006 n. 5 sul "Sistema educativo di istruzione e formazione del Trentino" ha dato un primo fondamentale impulso cui è seguita un'altra pietra miliare del sistema integrato delle politiche giovanili trentine e cioè la legge provinciale del 14 febbraio 2007 n. 5 su "Sviluppo, coordinamento e promozione delle politiche giovanili, disciplina del servizio civile universale provinciale" (aggiornata lo scorso anno con la legge n. 5 del 28 maggio 2018).
Le azioni di studio sono avvenute inizialmente con "OGI - Osservatorio permanente sulla condizione dell’infanzia e dei giovani" (inserito in Iprase, l'Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa) che ha curato numerosi approfondimenti dedicati ai giovani, alle loro caratteristiche e ai loro bisogni. Gli approcci e gli impianti di partenza hanno via via subìto aggiustamenti a seguito di mutamenti legislativi, istituzionali e sociali, non da ultimo la crisi che ha imposto nuovi pensieri e nuove consapevolezze proprio verso quel segmento che si è rivelato particolarmente vulnerabile perché numericamente esiguo, socialmente fragile e rallentato nel processo di emancipazione e indipendenza dal sostegno famigliare.
La competenza è stata rinnovata e trasferita all'Agenzia provinciale per la famiglia, natalità e politiche giovanili con modifiche e aggiunte che palesano l’intento e l’auspicio che l’interazione tra azioni di analisi e politiche praticate diventi sempre più stretta e per questo sempre più sinergica e proficua. Nel 2016 esce "Crescere in Trentino. Alcuni dati sulla condizione giovanile in Provincia di Trento" cui oggi fa seguito "Crescere in Trentino. Rapporto biennale sullo stato di attuazione del sistema integrato delle politiche giovanili”. Il testo ha il valore aggiunto di essere frutto di una efficiente collaborazione tra più strutture della Provincia.
Sono stati fondamentali, infatti, gli apporti di Iprase, ISPAT, Agenzia del lavoro, Fondazione Demarchi oltre che di molti consulenti ed esperti esterni che partecipano all'organizzazione e alla realizzazione delle politiche.Il documento è diviso in due parti: 1) la prima sezione propone dati strutturali inerenti demografia, scuola, mercato del lavoro con lo scopo di offrire una ricostruzione sintetica del contesto inerente i giovani, a partire da quanti sono; 2) la seconda presenta una ricognizione di quanto attivato per loro dalla Provincia di Trento con contributi a firma di operatori direttamente coinvolti come ideatori, coordinatori, amministratori, referenti. Ampio spazio è dedicato a oltre dieci anni di vita dei Piani Giovani di Zona e d’Ambito cui si affianca il resoconto di progetti di educazione alla cittadinanza (anche digitale) e di formazione e contaminazione reciproca tra operatori (con Piani a Strati e POP); la descrizione dei Centri giovani; il percorso di certificazione delle competenze dei "Manager territoriali"; i progetti "Strike!", Cohousing e SCUP (il servizio civile provinciale).