11.800 giovani senza scuola né lavoro In calo, ma sono il 14% dei 15-29enni
Hanno smesso di studiare, qualcuno prima delle scuole superiori. Cercano un impiego e non lo trovano, magari provano a inventarsi qualcosa o fanno lavori precari e in nero. Oppure sono scoraggiati e hanno smesso di cercare.
Sono i Neet, Not in employment, education or training, i giovani fra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. In Trentino sono 11.800, pari al 14% della popolazione di quell’età. In linea con il miglioramento occupazionale registrato dall’Istat, i Neet trentini sono in calo. Ma non è l’unico problema del mercato del lavoro provinciale. Molti posti sono precari o part time involontari. D’altra parte Coldiretti, esprimendo cordoglio per i quattro allevatori indiani morti sul lavoro nel Pavese, ricorda che viene ottenuto da mani straniere più di un quarto dei prodotti agricoli e del cibo made in Italy a tavola.
Mentre l’occupazione complessiva in Trentino aumenta a oltre 239 mila unità tra dipendenti e indipendenti, i sindacati sottolineano che c’è un problema di qualità dei posti di lavoro. L’ultimo dato sul lavoro a termine, sempre di fonte Istat, è quello del 2018: in provincia si contano 42.100 lavoratori dipendenti a tempo determinato su 192 mila totali, 5.200 precari in più dei 36.900 del 2017 pari ad un incremento del 14,2%. Nei primi cinque mesi di quest’anno, secondo l’Agenzia del Lavoro, sono invece aumentate le assunzioni a tempo indeterminato (+25%) e diminuite quelle a termine (-9,5%).
Il tasso di disoccupazione è molto più basso degli anni peggiori della crisi, anche se a giugno risultava in aumento al 5,6%. In quest’ambito, un capitolo particolare è quello dei giovani che non lavorano e non studiano. In Trentino i Neet tra 15 e 29 anni erano arrivati ad un picco di 13.700 nel 2014 ed erano ancora a 13.500 nel 2017, pari al 16,3% della popolazione di quell’età. Nel 2018 il calo di 1.700 unità a 11.800 (-12,7%). Di essi, quasi 11 mila sono nella fascia tra 18 e 29 anni. Ora i Neet trentini sono il 14,1% della popolazione di riferimento, 11,1% i maschi, 17,3% le femmine, rispetto all’11,2% di Bolzano e al 23,3% di media nazionale.
Per quanto riguarda la cassa integrazione, i dati Inps gennaio-luglio, elaborati dalla Uil, dicono che in Trentino il ricorso agli ammortizzatori sociali è in calo del 19,7%. A luglio, però, la cassa raddoppia rispetto a giugno a 41.300 ore soprattutto per il ricorso alla straordinaria nel commercio, a partire dalla crisi di Mercatone Uno.
Oltre un quarto del made in Italy a tavola viene ottenuto grazie a 346 mila lavoratori provenienti da 155 Paesi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura, svolgendo il 26,2% delle giornate di lavoro necessarie alle campagne. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti. Sono molti i distretti agricoli dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale: tra essi le mele in Trentino.
Da noi, i lavoratori stranieri occupati in agricoltura sono 1.000 su 9.000 addetti del settore. A questi vanno aggiunti però i tanti stagionali, impegnati in queste settimane nella vendemmia e nella raccolta delle mele.