Protesi d'anca bilaterale? Meglio farle insieme spiega il professor Marega
Si vive sempre più a lungo e le articolazioni, soprattutto quelle degli arti inferiori, si logorano. Ecco che occorre intervenire. Operazioni che sono diventate sempre più di routine. In una piccola percentuale dei casi (meno del 10% del totale) l’artrosi può presentarsi simultaneamente in entrambe le anche o le ginocchia. In questi casi in passato si è sempre proceduto operando per prima l’anca più dolorante e, una volta guarita questa, si eseguiva l’intervento sull’altra anca. «Questo comportava due ricoveri, due anestesie e due periodi di riabilitazione con un lungo periodo di inabilità per il paziente.
Attualmente nei centri specializzati in chirurgia protesica con chirurghi esperti nelle nuove tecniche si può eseguire l’intervento di protesi d’anca e di ginocchio sulle due articolazioni nello stesso intervento. Questo consente al paziente di risolvere il problema in un tempo molto più breve, solo di qualche giorno più lungo dell’intervento singolo, e di tornare alla vita normale in un tempo di gran lunga inferiore», spiega il dottor Luca Marega, responsabile dell’ortopedia del ospedale S. Camillo dove, da oltre 5 anni, nei casi di pazienti con le giuste indicazioni che presentano dolore invalidante a entrambe i lati, vengono praticati interventi bilaterali di protesi d’anca e di ginocchio. «La risposta dei pazienti è stata molto positiva e finora nessuno di loro a posteriori avrebbe preferito eseguire gli interventi uno alla volta. La procedura bilaterale ha anche dei risvolti economici essendo il rimborso dell’intervento bilaterale inferiore alla somma degli interventi monolaterali e il periodo riabilitativo dei pazienti bilaterali molto inferiore alla somma dei periodi di riabilitazione dei pazienti monolaterali», spiega il dottor Marega.
I numeri parlano di un aumento di questi «doppi» interventi. Per quanto riguarda l’anca ne sono stati effettuati 4 nel 2017, 5 nel 2018 e 6 nel 2019. A questi vanno aggiunte 3 protesi di ginocchio bilaterali nel 2018 e 2 nel 2019.
«Con il progressivo aumentare dell’età media della popolazione l’usura delle articolazioni specie quelle degli arti inferiori che devono sostenere il peso corporeo quali anca e ginocchio è in costante aumento. L’artrosi, termine tecnico per definire l’usura delle articolazioni, determina una progressiva perdita della funzionalità articolare con dolore a volte molto intenso. Finché i sintomi sono moderati si possono controllare con i farmaci anti infiammatori, le terapie fisiche e le infiltrazioni intra articolari con farmaci cortisonici e acido ialuronico. Nei casi più gravi, quando le terapie conservative non sono più efficaci, è indicato il ricorso all’intervento di sostituzione dell’articolazione usurata con un’articolazione artificiale», aggiunge l’esperto.
Negli ultimi anni la chirurgia protesica dell’anca e del ginocchio ha fatto progressi sensazionali. Se negli anni sessanta, agli albori di questa chirurgia, l’intervento durava più di 3 ore, le perdite di sangue erano cospicue e quindi le trasfusioni quasi la regola, le complicanze frequenti (le infezioni superavano il 5% oggi sono al di sotto dell1% ) e i risultati erano incoraggianti in quanto si riusciva a liberare il paziente da un dolore molto intenso tale a volte da impedire il sonno ma non tali da consentire al paziente una vita normale specie in soggetti con esigenze funzionali più elevate. «Attualmente con le nuove tecniche chirurgiche mini invasive che consentono di eseguire l’intervento senza distaccare i muscoli dall’osso e che consentono quindi un recupero molto più rapido, con le nuove protesi a fissazione biologica e con i nuovi materiali che hanno pressoché risolto il problema dell’usura (in passato le protesi duravano 10-15 anni e poi era necessario sostituirle con interventi complessi e risultati inferiori a quelli dei primi impianti ) l’intervento di protesi d’anca può risolvere il problema anche ai pazienti più esigenti che vogliono praticare attività sportive», conclude Marega.