Virus: ospedali negati agli ospiti delle Rsa Un mese fa la lettera dell'Azienda sanitaria inviata a Upipa e Spes: "No ai trasferimenti"
«Le Rsa devono essere considerate a tutti gli effetti come strutture a bassa intensità di cura per la presa in carico dei casi di infezione accertata o sospetta nell’interezza del percorso assistenziale, e non devono operare alcun trasferimento verso gli ospedali». Così scriveva un mese fa il direttore per l’integrazione socio-sanitaria dell’Apss, Enrico Nava, a Upipa, Spes e alle Rsa della provincia di Trento. La nota era inserita all’interno di una lettera contenente indicazioni per la gestione dell’emergenza coronavirus dopo la sospensione degli ingressi in casa di riposo ed era giustificata in premessa dalla fortissima pressione che in quel momento era esercitata sul sistema ospedaliero trentino, «che - spiegava Nava in premessa - può accogliere solo i pazienti provenienti dal territorio o da altri ospedali in condizioni critiche per sottoporli a misure di sostegno delle funzioni vitali».
L’indicazione di non trasferire negli ospedali dunque c’è stata, nero su bianco. E non risulta che sia mai stata revocata.
«In realtà - spiega oggi il dottor Nava - è stata rispettata solo in parte perché i ricoveri da Rsa all’ospedale ci sono stati e sono stati una sessantina.
In quel momento la pressione sul sistema ospedaliero era altissima e si stavano cercando nuovi posti in terapia intensiva ma i direttori sanitari delle strutture hanno sempre fatto la scelta per loro più opportuna». Secondo il dirigente dell’Azienda sanitaria in realtà nella maggior parte dei casi la scelta è stata quella di mantenere gli ospiti nelle strutture perché spesso un anziano non tollera l’intubazione e un ricovero ospedaliero avrebbe potuto addirittura peggiorare le sue condizioni rispetto ad una cura con l’ossigenoterapia che le Rsa sono in grado di fare.
Ieri intanto i dati forniti nella consueta conferenza stampa dalla Provincia confermano come il virus stia mietendo vittime per la maggior parte tra la popolazione anziana: dieci dei dodici decessi annunciati sono infatti avvenuti nelle case di riposo. Numeri che confermano il Trentino al vertice nella triste classifica del tasso di decessi in Rsa, anche se su questo punto ieri il governatore Fugatti in conferenza stampa ha invitato alla cautela: «Noi abbiamo sempre fornito i dati con estrema correttezza e trasparenza - assicura - e come è giusto che sia tutti i casi di decesso che presentavano quadri clinici complessi e la presenza di diverse patologie, tra cui anche il Covid 19, li abbiamo classificati come decessi per coronavirus. Vedremo se alla fine anche altrove avranno fatto altrettanto».
Sulle polemiche per la gestione dell’emergenza nelle Rsa è tornata ieri anche l’assessora alla sanità Stefania Segnana, investita sabato dalle critiche delle opposizioni dopo lo scontro e gli scambi di accuse che l’ha vista contrapposta al presidente della Apsp di Riva. Segnana, accusata tra l’altro di aver insistito nella prima fase della pandemia per tenere aperte alle visite dei familiari le case di riposo, ha ricordato ieri che quella posizione l’aveva presa ai primi di marzo, quando il virus non era ancora arrivato, e che aveva comunque poi lasciato che Upipa e Spes fornissero alle associate indicazioni più restrittive come effettivamente avvenuto.
Per quanto riguarda la situazione attuale il dirigente del dipartimento salute Giancarlo Ruscitti, ha confermato che la nuova casa di riposo di Volano è al momento riservata ad ospiti positivi, con un primo nucleo di 14 persone trasferite dall’Opera Romani di Nomi. Si sta invece studiando l’opportunità di aprire un paio di strutture intermedie dove prendere in carico nuovi ospiti, in attesa in graduatoria, per un periodo di quarantena prima dell’ingresso definitivo, a tutela degli operatori e degli altri anziani; l’ipotesi allo studio è di dedicare a questo scopo spazi individuati a Dro e Avio.