La Provincia prova a ripartire Ma la normalità è lontana
Ricevimenti su appuntamento. Il termometro ad infrarossi per il rilevamento della febbre che non risparmia la fronte di nessuno. Nemmeno quella del governatore. Una massiccia, quasi maniacale, concentrazione di distributori di gel igienizzante per le mani e un costante richiamo al rispetto delle norme contro la pandemia. In Provincia i segni del mondo che non sarà più come quello dell’epoca precedente al Coronavirus, almeno fino a quando non verrà scoperto il vaccino, ci sono tutti. Anche nella settimana, l’ultima, in cui è ritornato in ufficio di un dipendente su due.
«Era necessario - spiega Maurizio Fugatti - avviare l’uscita dalla fase dell’emergenza. Per questo si è deciso di anticipare i tempi, rispetto al resto d’Italia, per il rientro in sede di circa il 50 per cento del personale. Abbiamo bisogno di uno sforzo collettivo perché se vogliamo che il privato reagisca a questo duro colpo, il pubblico deve metterci altrettanto cuore e coraggio».
Secondo il presidente della giunta è impensabile che gli imprenditori e i cittadini che hanno la necessità di recarsi fisicamente in Provincia si sentano dire che gli interlocutori a cui devono rivolgersi lavorano da casa. Il governatore va oltre: «Dopo un’analisi che si concluderà la prossima primavera, è possibile che l’organizzazione di uffici e personale sia rivista». L’esecutivo pensa ad una rivoluzione: apertura del palazzo anche il sabato mattina e uffici operativi fino alle 19.30, con la rotazione del personale con un doppio turno. È più d’ipotesi. Di certo c’è che dopo tre mesi di lockdown, nei vari piani della Provincia si percepisce una parvenza di normalità.
All’accesso principale che dà sui giardini di piazza Dante, Ettore e una sua collega prendono la febbre a tutti. «Finora - confessano - non è mai successo che arrivasse qualcuno con la temperatura alta. Dobbiamo poi controllare che le persone che entrano abbiano la mascherina e un appuntamento». Nonostante sia ormai uno scenario diffuso, il senso di surrealtà permane. Le pareti di ogni piano sono piene di cartelli che indicano quello che si può fare o meno. Le finestre sono spalancate.
Salendo ai livelli superiori, si intravedono all’interno dei singoli uffici tanti impiegati o dirigenti soli. Negli spazi larghi, al massimo due. I corridoi riflettono l’era nuova, quella contraddistinta dal distanziamento sociale: sono vuoti.
Il dirigente generale Paolo Nicoletti , nelle poche pause della sua intensa giornata, monitora la situazione e verifica il rispetto delle regole. «La fase due sta andando bene» assicura. E prosegue: «Su circa 4.000 dipendenti, nel periodo di Covid circa 2.600 hanno lavorato da casa. Un migliaio con il pc messo a disposizione della Provincia, 1.600 con il proprio computer ma con la connessione pagata. Dirigenti, direttori e personale delle aree lavori pubblici e incentivi alle imprese - un 20 per cento del totale - sono sempre venuti».
In lavoro agile oggi resta chi deve seguire i figli fino a 14 anni di età o di qualsiasi età se portatori di disabilità, chi fruisce dei benefici della legge 104, i portatori di patologie o che risiedono in comuni diversi e lontani da quelli della sede di piazza Dante. «In futuro - a parlare è ancora Nicoletti, con accanto il presidente Fugatti che annuisce - lo smart working potrà risultare utile in particolare per consentire a una parte degli 800 dipendenti provinciali che arrivano da fuori città e che operano nei settori non a contatto con il pubblico di operare da casa. Se andasse in porto tale progetto si potrebbero risparmiare preziose risorse sul versante dei locali affittati dalla Provincia». Gli addetti alla portineria dalla loro postazione vigilano su tutto: «La mole delle chiamate da marzo ad oggi ha subito un’impennata. Rivedere al posto delle figure che hanno gestito l’emergenza la gente del pre Covid fa guardare al futuro con fiducia». Passa il responsabile dell’Ufficio stampa Giampaolo Pedrotti , volto che i trentini hanno imparato a conoscere in quanto moderatore delle conferenze stampa televisive quotidiane durante le quali la task force fa e la giunta fanno il bilancio su Covid: «Il momento più difficile è stato quello iniziale. Il mio telefono suonava 24 ore su 24».
L’assessora alla Salute Stefania Segnana è di corsa, così quella all’Agricoltura Giulia Zanotelli. Mirko Bisesti saluta i dipendenti senza mai togliersi la mascherina. Fugatti esce per andare al mercato: «Dovevamo riaprire gli uffici anche per movimentare la città e aiutare così l’economia a rialzarsi». Perché questa è la scommessa più complessa: impedire a Trento di essere travolta dalle macerie lasciate da Covid-19.